Spettacolo, azione, amore, avventura. La prima parte dell'adattamento cinematografico di Hunger Games: Il canto della rivolta, terzo romanzo della saga di Suzanne Collins, contiene tutti gli elementi per un intrattenimento che coinvolga gli spettatori.

La storia prosegue poco più avanti rispetto a dove l'aveva lasciata il precedente film. Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) si è salvata dall'edizione dell'anniversario degli Hunger Games sia grazie alla sua abilità che al concorso di amici, presunti avversari e di inaspettati alleati esterni.

Non è uno spoiler perché se no un terzo romanzo, con relativi film, non lo avreste visto. Ora che la rivolta contro Capitol City si è innescata, Katniss deve effettuare delle scelte.

La sua volontà è quella di salvare i Tributi rimasti indietro, Peeta (Josh Hutcherson) in primis, ma anche Johanna (Jena Malone) e Annie (Stef Dawson), ma la presidente del Distretto 13, Alma Coin (Julianne Moore) non sembra considerarla una priorità.

È su questo conflitto di intenzioni che s'innesca la vicenda. Katniss non vorrebbe altro che la pace, ma ormai dalle sue scelte dipendono i destini di molti. Come essere la ghiandaia imitatrice, il simbolo della rivolta, senza apparire forzata, esprimendo se stessa e convincendo gli altri Distretti a unirsi alla guerra in atto?

Come contrapporsi in modo efficace alla guerra mediatica intrapresa dal Presidente Snow (Donald Sutherland), che invece usa come mezzo di propaganda proprio l'amato Peeta?

Katniss non è sola. 

Infatti se centrale, carismatica e imprescindibile è la figura di Katniss, praticamente tutti i personaggi principali della tragedia in atto si trovano riuniti al Distretto 13: l'amico Gale (Liam Hemsworth), lo stratega Plutarch Heavensbee (Philip Seymour Hoffman), l'allenatore Haymitch Abernathy (Woody Harrelson), persino la consulente d'immagine Effie Trinket (Elizabeth Banks), la madre (Paula Malcomson) e la sorella di Katniss (Willow Shields), gli ex tributi Finnick Odair (Sam Claflin) e Beetee (Jeffrey Wright).

Inoltre nuovi personaggi si uniranno alla lotta, anche mediatica: questa volta servirà una efficace regista, Cressida (Natalie Dormer), per riuscire a costruire una campagna efficace, basata sulla verità e non sulla costruzione delle menzogne, grazie anche a due operatori capaci e intuitivi, Castore (Wes Chatham) e Polluce (Elden Henson). Ma dove servono la forza e l'addestramento militare arriva il fido braccio destro della Presidente Coin, Boggs (Mahershala Ali).

E ci sarà spazio, sul fronte opposto, sia pure per poco, per il viscido Caesar Flickerman (Stanley Tucci).

Se mi sono dilungato sul cast non è tanto per riempire delle righe della recensione: anche se tutto ruota intorno a Katniss, la vicenda dà spazio a tutti nel film, sia pure per una battuta, i momenti non sono mai buttati lì a caso, ma sono inseriti nella sceneggiatura per una ragione precisa, risolvendo un passaggio narrativo o aprendo nuovi spiragli.

Vero è che la bravura di Jennifer Lawrence consente di dare credibilità e corpo alla centralità della sua figura e all'intera vicenda, però rimane insostituibile il lavoro dei comprimari, quasi tutti efficaci. A ognuno i suoi preferiti, io eleggo come irrinunciabili Stanley Tucci ed Elizabeth Banks.

La sceneggiatura di Peter CraigDanny Strong distilla bene la prima parte del libro, mettendo al servizio del regista Francis Lawrence una storia efficace e lineare, con un buon ritmo e vari colpi di scena.

Cinematograficamente il film abbandona lo sfarzo di Capitol City, con le sue sontuose ambientazioni e i colorati costumi, per mettere in scena il grigiore della vita sotterranea del Distretto 13, ma anche gli orrori dei bombardamenti degli altri Distretti. Efficaci e coinvolgenti sono sia la scena del Distretto 8 che quelle ambientate nel Distretto 12.

Pur se spettacolare, il film non lesina allo spettatore dei tentativi di momenti introspettivi, delle pause che servono a cercare di comprendere quale sia il meccanismo in atto, a riflettere sull'enorme potere che possono avere i media come arma, al pari delle armi propriamente dette. Ci sono dei nodi in sospeso, si comincia a capire che un'alternativa alla guerra totale deve esserci. Anche perché le due parti in gioco, almeno dal punto di vista mediatico, giocano con le stesse sporche armi. È solo grazie alla spontaneità di Katniss che il Distretto 13 rinuncia alla mistificazione della realtà, alla produzione di falsi video e falsi media. Viene da chiedersi: le due parti in guerra in cosa sono diverse?

A questa e ad altre domande troverete risposta l'anno prossimo, nel capitolo conclusivo della saga. Per ora godetevi lo spettacolo. Si tratta di un buon prodotto di intrattenimento, che forse non cambierà la vostra vita o non rappresenterà un salto evolutivo nella storia del cinema, ma che vale la pena vedere su grande schermo.