Non è un caso unico, ma è quantomeno raro incontrare un autore come Rick Riordan, uno in grado di migliorare libro dopo libro. Leggo i suoi romanzi dalla pentalogia Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo e ho continuato a seguirlo sia con le Kane Chronicles che con Gli eroi dell'Olimpo, serie in cinque volumi in cui l'autore texano raggiunge il suo apice - o almeno il suo apice fino a questo momento. E' già in programma negli Stati Uniti la sua nuova serie Magnus Chase and the Gods of Asgard e chissà quali sorprese ci riserverà il futuro. Ma torniamo al presente.

Quarto volume de Gli eroi dell'Olimpo - dopo L'eroe perduto, Il figlio di Nettuno e Il marchio di Atena - La casa di Ade è il migliore romanzo della saga fino a questo momento. Ecco la sinossi ufficiale del libro: Annabeth e Percy sono precipitati in un baratro profondissimo, tanto da ritrovarsi nelle viscere del Tartaro. I semidei non hanno un istante da perdere: Jason, Leo, Piper, Frank, Hazel e Nico dovranno trovare al più presto la Casa di Ade e sigillare le Porte della Morte, imprigionando le creature infernali che premono per oltrepassarle. Solo così potranno liberare i due eroi e impedire il ritorno di Gea, la dea della terra, che vuole distruggere il mondo con le sue armate di giganti. Senza trascurare un piccolo dettaglio: dovranno essere dalla parte giusta, quando le porte saranno chiuse, altrimenti non potranno più uscirne! La posta in gioco è più alta che mai in questa nuova avventura, in cui i semidei si misureranno con i mostri spaventosi che dimorano lungo le sponde ribollenti del Flegetonte e negli abissi infuocati del Tartaro.

Se in L'eroe perduto e in Il figlio di Nettuno Riordan si "limitava" a gestire tre voci narranti (Jason, Piper e Leo nel primo caso, Percy, Hazel e Frank nel secondo), già in Il marchio di Atena i punti di vista attraverso cui era narrata la vicenda erano quattro, Percy, Piper, Leo e Annabeth. Anche in La casa di Ade Riordan gestisce con abilità punti di vista disparati, solo che questa volta sono ben sette: Percy, Annabeth, Leo, Frank, Hazel, Jason e Piper. Se da una parte una scelta di questo tipo è una goduria per il lettore che ha dovuto aspettare tre libri per vedere finalmente in scena insieme tutti e sette i semidei della profezia, dall'altra l'alternanza tra i punti di vista crea effetti magnifici e paradossali che permettono al lettore di capire quanto un personaggio possa avere una visione sbagliata di se stesso e dell'ambiente circostante ed essere inaffidabile. Questo libro ha inoltre il pregio di riprendere dei fili narrativi che erano rimasti in sospeso addirittura dalla prima pentalogia, riportando in scena personaggi che avevamo conosciuto parecchi libri fa, come la ninfa Calipso e il titano Giapeto, che ora si fa chiamare Bob e abita negli Inferi. 

Percy e Annabeth hanno molto spazio nel libro, e a loro è affidata la narrazione del viaggio nel Tartaro, una dimensione infernale in cui persino l'aria è malefica. Anche Frank e Hazel portano a compimento il loro processo di maturazione come persone e come semidei. Si tratta di una scelta consapevole da parte di Riordan, che ha evidentemente deciso di riservare più spazio a Jason, Piper e Leo nell'ultimo libro: il loro percorso non è ancora pienamente compiuto. E' inoltre stato confermato dallo stesso autore su Twitter che nel libro che conclude la serie, Blood of Olympus, sono presenti dei capitoli narrati da Nico e da Reyna, facendo salire a nove il conto dei punti di vista adottati da Riordan in Gli eroi dell'Olimpo

Lo stile narrativo è come sempre ricco di ironia, e i capitoli brevi agevolano la lettura per i più giovani. E nonostante il libro sia diretto a un pubblico in età scolare, ne consiglierei la lettura anche agli adulti. Uno dei pregi del libro è quello di affrontare senza tanti fronzoli tematiche non strettamente adolescenziali e di riuscire a rappresentare semidei con un background - etnico e culturale - diversissimo. Sebbene in Italia sia una esigenza minore, è innegabile che gli Stati Uniti contemporanei hanno un grande bisogno di romanzi in cui non tutti i personaggi siano eterosessuali, bianchi, biondi e con gli occhi azzurri, esteticamente e interiormente perfetti. 

Gli eroi dell'Olimpo è una serie in grado di dare assuefazione, di far amare i suoi personaggi. I libri non restano sullo scaffale una volta finiti e lasciano spazio all'immaginazione del lettore, che sarà tanto assetato di nuove storie su Percy e i suoi amici da iniziare a inventarle. Ne consigliamo assolutamente la lettura.