Conoscere i videogiochi, di Marco Pellitteri e Mauro Salvador, è una tesi di ampio spazio vitale che si propone il non semplice obiettivo di offrire al neofita di questo mondo come all'interessato esperto di videogame un'articolata rassegna di ogni aspetto di questo universo ludico.

In quanto tale questo saggio alterna momenti di interessante approfondimento storico, in cui ripercorre minuziosamente i passi che hanno portato dalla nascita del media alle tecnologie e ai videogiochi odierni provocando nel videogiocatore navigato più di un moto di nostalgia, a momenti puramente enumerativi in cui si ha l'impressione di leggere un elenco di nomi, tesi, saggi e quant'altro sia mai stato scritto sull'argomento. Infatti attraverso la storia stessa dei videogame Pellitteri e Salvador intendono analizzare anche le discussioni intorno ai videogiochi – non per nulla il sottotitolo dell'opera è Introduzione alla storia e alle teorie del videoludico – portando a conoscenza del lettore l'evoluzione non solo del medium ma anche e soprattutto del pubblico, della critica e degli studi che non sono mancati fin dagli albori di questa tecnologia, concludendo con un messaggio quasi di speranza nel futuro di questo mondo, verso nuove possibili interazioni educative e artistiche che lo innalzeranno dall'essere considerato unicamente un'attività ludica per pochi appassionati.

I due autori di questa monografia raramente ci offrono un punto di vista soggettivo sugli argomenti trattati limitandosi a esporre, a volte quasi fino allo sfinimento, quelli espressi da ricercatori e saggisti venuti prima di loro. Pertanto è facile sostenere che quest’opera non proponga nulla di nuovo all'interno della discussione intorno ai videogiochi ma si limiti a riassumere i punti di vista e le ricerche già trattate negli ultimi decenni.

Forse proprio per questo motivo, così come per il palese intento di volersi rivolgere a un ampio pubblico formato sia da inesperti che da affezionati conoscitori, il libro sembra non riuscire a decidersi su quale tenore linguistico adoperare. Passa dallo spiegare al lettore cos'è una console, informazione che è difficile immaginare non sia posseduta da chiunque si avvicini a un testo simile, a citare fenomeni e linguaggi videoludici difficilmente alla portata dei più senza un adeguato approfondimento che comunque sarebbe stato difficile inserire senza un eccessivo appesantimento del testo.

Allo stesso tempo gli autori sembrano volersi mostrare imparziali nell'ambito della sempiterna discussione su quanto possano fare bene o male i videogiochi portandoci, nell'apposito capitolo “Vedere i videogiochi in positivo e in negativo”, degli interessanti studi che valutano i videogiochi in tutte le sue accezioni. Peccato però che la parvenza d’imparzialità degli autori venga incrinata dalla tendenza a “rispondere” alle critiche negative ai videogame offrendo giustificazioni, spiegazioni e, in pratica, demolendo sistematicamente le aspre critiche sfavorevoli. Un impulso giustificabile da qualsiasi appassionato di videogiochi che si vede immotivatamente biasimate le proprie passioni, ma che ugualmente rovina l'apparente intento espositivo del capitolo.

Ciò nonostante, la lettura di questo saggio rimane perlopiù godibile e interessante, fruibile seppur con qualche rallentamento da chiunque abbia il desiderio di approfondire questo interessante ma spesso sottovalutato mondo.