La storia che Jean-Pierre Jeunet ci racconta stavolta è tratta dal romanzo di Reif Larsen, Le mappe dei miei sogni, pubblicato in Italia 5 anni fa.

T.S. Spivet è un piccolo Leonardo Da Vinci del Montana. È un bambino studiosissimo al limite del geniale, ha 12 anni e vive con la sua stramba famiglia: una mamma insettologa, o più correttamente entomologa (Helena Bonham Carter), un papà cowboy (Callum Keith Rennie), decisamente anacronistico per il XXI secolo, una sorella maggiore, Gracie (Niamh Wilson) che sogna di partecipare a Miss America e un gemello, Layton (Jakob Davies), totalmente diverso da lui per ambizioni e forma mentis, il cui destino è seguire le orme del padre.

La tragica scomparsa di Layton sconvolge gli equilibri emotivi della famiglia Spivet. Tutti si chiudono nel proprio mondo, e più che mai T.S. è spinto dal profondo desiderio di recarsi a Washington allo Smithsonian, da cui un giorno è stato contattato per aver vinto il prestigioso Premio Baird con il suo progetto del moto perpetuo. Aveva quasi rinunciato, quando tutte le riflessioni e le paranoie sul “non andare” vengono messe da parte e il ragazzino, valigia più grande di lui in spalla, decide di partire in un avventuroso viaggio su treni merce, incontri esilaranti, fughe e un pizzico di magia che lo porteranno a Washington, dove tutti ignorano che il premio sia stato conferito a un dodicenne… 

Per quanto sia facile aspettarsi un lieto fine in quanto “commedia”, per chi ama Jeunet sa che il regista non delude mai, quindi questo è tutto quello che dovete sapere su Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet.

Se state cercando in questa recensione un motivo per andare al cinema, sappiate che ce ne sono moltissimi, uno più valido dell’altro.

Jeunet è quello di Amelie, quello dei mondi non troppo immaginari e dei personaggi più vari di cui riesce a raccontare la magia o semplicemente la realtà, e lo fa con leggerezza, ironia, realismo, anche laddove  racconta drammi familiari, in quei mondi talvolta inspiegabili quali i meandri della mente umana. 

C’è riuscito con Amelie e c’è riuscito con la storia del piccolo T.S., conservando leggerezza  pur affrontando tematiche delicate come gli equilibri familiari di fronte a eventi che cambiano inesorabilmente la vita. Lo ha fatto con grande creatività, ottime idee, facendo divertire e commuovere allo stesso tempo, attraverso un sottile filo di ironia e romanticismo. Rifacendosi molto al concept del romanzo, fatto anch’esso di un progetto grafico a supporto della narrazione, Jeunet riesce a realizzare per il cinema lo stesso effetto, giocando con flashback, animazioni grafiche dei disegni di T.S., racconti nel racconto, riflessioni interiori dei personaggi proiettandoci direttamente nelle loro teste.  

Se è riuscito a creare l’ambiente perfetto, è riuscito anche a inserirci un cast perfetto, brillante, efficace: Kyle Catlett ha saputo perfettamente immedesimarsi nel personaggio, e sa impadronirsi dell’attenzione dello spettatore sia quando è da solo mentre attraversa gli stati americani in treno sia quando ha accanto icone del cinema internazionale, come una sobria ma affascinante Helena Bonham Carter, materna ma perfetta nel ruolo di scienziata un po' sopra le righe eppure mai fuori posto, o un divertente Dominique Pinon in un ruolo d’eccezione, fino a competere superbamente con un’attrice del calibro di Judy Davis che sa magistralmente farsi odiare e amare al tempo stesso, rendendo pienamente le frustrazioni e le ambizioni di Miss Jibsen. Al tempo stesso Kyle sa essere un ottimo compagno di scena per tutti gli altri personaggi, che trovano il loro spazio senza essere dimenticati, proprio come succede in una famiglia.

Sceneggiatura (Jean-Pierre Jeunet, Guillaume Laurant), fotografia (Thomas Hardmeier) e musica (Denis Sanacore) sono al servizio della storia e dei personaggi ma al tempo stesso diventano personaggi fuori campo, completando quel perfetto quadro che ci permette ormai di considerare i film di Jeunet un genere a parte, in grado di mettere d’accordo gli amanti del fantastico, della tecnologia e della scienza, e gli appassionati di cinema d’intrattenimento.