Cosa succederebbe se la scatola contenente i videogiochi oggetto delle sfide al Worlwide Wonderkid del 1982, lanciata in orbita dalla NASA, fosse stata intercettata dagli alieni e scambiata per una dichiarazione di guerra intergalattica?

Questa è l’avventura esilarante e al tempo stesso eroica di un gruppo molto particolare di americani: il finalista (ma non vincitore) di quella competizione, Sam Brenner, ora nerd laureato al MIT, e il suo migliore amico, ora Presidente degli Stati Uniti, a capo di un gruppo di retrogamer incalliti a cui il mondo intero si affida per la salvezza del pianeta, all’ordine presidenziale di “Lasciate i nerd al controllo!”.

Chris Columbus è tornato, dopo ben 5 anni (Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo), con una storia magari non originalissima, ma di grande effetto; e in un’epoca in cui i nerd stanno tornando in auge grazie a una nuova, strana tendenza socioculturale, Columbus ci mette del suo proponendo una versione 2.0 della tipica pellicola “gli Americani salvano il mondo”,

un videogioco a grandezza naturale con un piccolo effetto collaterale: potrebbe distruggere la Terra!, che diventa una  missione supereroica contro alieni e catastrofi.

E, last but not least, riesce a mettere a confronto varie generazioni di nerd e videogamers, facendone un bel sunto non solo tecnico, ma anche culturale sui modi e i motivi per cui generazioni di bambini giochino ai videogames.

È facile immaginare come vada a finire, ma questa prevedibilità rende Pixels un film di intrattenimento a cui concedere almeno una visione, anche in 3D. Non aspettatevi il film che sconvolgerà la stagione cinematografica estiva, ma godetevi questi 105 minuti in cui, senza strafare, Columbus realizza una storia che si svolge con uno schema di gioco perfetto, senza buchi nella narrazione, senza momenti di noia, fa uso di dialoghi accattivanti e divertenti (e, cosa non da poco, ha una discreta trasposizione in italiano, con qualche scivolone sul doppiaggio, seppure i principali ruoli siano stati ben assegnati), sfrutta l’abilità artistica di un interessante cast che bene riesce a entrare nella parte, anche se in tutta onestà si tratta di stereotipi: da un Adam Sandler che ben si trova nel ruolo di adulto rimasto un po’ bambino che ha un conto in sospeso col passato e vive consapevole del proprio essere, un azzeccatissimo Peter Dinklage, efficaci attori spalla come Josh Gad, Kevin James, Michelle Monaghan, per poi trovare dei piccoli, graditi cameo come Sean Bean (un temibile generale americano) e Fiona Shaw (Primo Ministro inglese).

Una perfetta commistione tecnica (fotografia e sceneggiatura, rispettivamente a cura di Amir Mokri e Tim Herlihy insieme a Timothy Dowling), con una adeguata colonna sonora (Henry Jackman) fatta di numerosi indimenticabili brani anni ‘80 ben dosati durante tutto il film, sostiene l’intento raggiunto di Columbus, che riesce a far apprezzare la propria visione dell’omonimo video di Patrick Jean da cui ha preso ispirazione, permettendo a piccoli e grandi di riassaporare quell’atmosfera tipica delle sfide ai videogames di un tempo in una chiave inedita, raccontando i sogni e le emozioni di ogni video e retro gamer che si rispetti.