A fine agosto 2015 Ursula K. Le Guin ha rilasciato un' intervista all'Huffington Post durante la quale – oltre a vari altri argomenti –  ha toccato il tema delle distopie, dei loro limiti come genere narrativo e dell'inflazione subita negli ultimi decenni: 

Ci sono state un sacco di distopie ultimamente. Apri un libro e ti viene da dire "Oh no, non di nuovo! Rieccoci ad arrancare in una terra con intorno tutto che crolla." È noioso! 

Ursula K. Le Guin, vincitrice del Grand Master Award nel 2003, sostiene inoltre che la distopia è un genere limitato per sua stessa natura, concetto espresso anche sul Guardian con la recensione al romanzo On Such a Full Sea di Chang-rae Lee, insegnante di scrittura creativa:  

Negli ultimi trent'anni la Distopia è stata una grande attrazione turistica. Tutti l'approcciavano e ci scrivevano libri. E i libri tendevano a essere tutti uguali, perché quell'ambientazione ha dei limiti ed è, per sua natura, monotona

Nella stessa recensione, la Le Guin afferma anche che molti autori utilizzano in modo superficiale e irresponsabile gli elementi base di quello che è invece un genere "impegnato". 

Questa posizione può essere spiegata considerando che i mondi distopici di Ursula K. Le Guin appartengono alla Fantascienza Sociologica, molto lontana dalle produzioni young adult attualmente dilaganti sulla scia di Hunger Games e simili.

A fine intervista, l'autrice parla anche del suo ultimo testo dedicato all'arte dello scrivere: Steering the Craft - A Twenty-First-Century Guide to Sailing the Sea of Story, uscito in nuova edizione a settembre 2015, dove vengono ripresi e aggiornati gli elementi base della narrazione. Ovvero come si racconta una storia, ciò che la muove e cosa la può inceppare.

Scritto originariamente nel 1998 e basato sull'omonimo seminario, il libro è stato rivisto dall'autrice in base ai feedback dei lettori e ai grandi cambiamenti verificatisi nell'editoria nel corso degli anni.