Arriva al cinema la traposizione dell'ottimo romanzo di Andy Weir, L'uomo di Marte.

La storia è quella di un naufrago dell'era spaziale, l'astronauta Mark Watney (Matt Damon), ritenuto morto e abbandonato in fretta e furia dall'equipaggio della missione Ares 3, terzo sbarco umano su Marte.

L'uomo di Marte

L'uomo di Marte

Articolo di Emanuele Manco Martedì, 22 settembre 2015

L'avvincente romanzo di Andy Weir che racconta la sfida di un uomo solo al pianeta rosso.

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Come il romanzo il film si svolge su tre livelli narrativi: Mark, che s'ingegna in ogni modo per sopravvivere, trovando il modo di coltivare cibo, ripristinare le comunicazioni con la Terra, per cercare di vivere abbastanza per riuscire a ripartire da Marte; la NASA, che segue la sua odissea e sperimenterà ogni modo possibile per riuscire nell'impresa di riportarlo a casa; l'equipaggio dell'Ares 3, in particolare i rimorsi della comandante  Lewis (Jessica Chastain) convinta di non aver preso la decisione giusta, anche se tutti, compreso Mark, concordano che con le informazioni di cui disponeva il suo operato è stato ineccepibile.

Jessica Chastain in The Martian
Jessica Chastain in The Martian

La messa in scena è ineccepibile, così il livello della recitazione. Abbastanza fedele, nelle parti non omesse, la trasposizione degli eventi del romanzo da parte dello sceneggiatore Drew Goddard (Daredevil), mantenendo l'approccio pragmatico, ironico e autoironico di Watney.

Tuttavia al film manca qualcosa. Siamo davanti a un thriller che non genera tensione drammatica. Si ha la percezione che siano ben poche le sfide che Mark non riesca ad affrontare e per lo più sono annunciate, in maniera quasi didascalica, allo spettatore.

"Speriamo che nulla vada storto", mostrando nella scena successiva l'evento che va storto, è come annunciare durante uno spettacolo comico "attenti che ora si ride".

The Martian
The Martian

Risulta assente inoltre l'antagonista silenzioso della vicenda: Marte è nella trasposizione solo uno sfondo, mai quell'ambiente totalmente ostile che rende ogni passo incerto e potenzialmente mortale. Pertanto è completamente mancato l'obiettivo di intrattenere lo spettatore incollandolo alla sedia dalla tensione. 

Ridley Scott gira con grande mestiere quello che alla fine appare come un gigantesco spot pubblicitario per la NASA e l'ancora ipotetico programma spaziale marziano.

Siamo tutti d'accordo che la meta di Watney è annunciata e prevista, ma arrivarci annunciando ogni singolo passo, rende noioso seguirne il viaggio.