Arriva in italia a tempo di record la traduzione italiana di An ember in the ashes, esordio dell'autrice californiana Sabaa Tahir.

Il mondo che il romanzo ci presenta è quello dell'Impero dei Marziali, dominatori incontrastati sui Dotti, popolazione assoggettata ma non doma.

Una delle protagoniste infatti, la dotta Laia, entra nella resistenza per salvare la vita del fratello Darin, assumendo l'incarico di spia presso Rupenera, l'accademia militare dell'impero, la scuola che forgia i migliori guerrieri, le Maschere.

E alla soglia del diploma è Elias, l'altro protagonista, un'aspirante maschera roso dai dubbi, ma che si ritrova suo malgrado coinvolto in un gioco più grande di lui.

Una narrazione che vuole dirsi tale infatti non potrebbe mai essere il racconto della vita di uno dei diplomati qualunque, succedutisi nel corso dei secoli.

I motivi sono tanti: in prims Elias è il figlio di Keris Veturia, comandante dell'accademia, donna di ferocia innominabile, al cui servizio si trova proprio Laia. Inoltre nonostante i suoi dubbi, i tentennamenti sull'opportunità di continuare il suo servizio come Maschera (la diserzione è punita con la vita), si ritrova suo malgrado nel gruppo dei migliori diplomati, gli Aspiranti, coinvolto in una serie di prove contro sé stesso e contro i suoi compagni di corso, il cui premio per chi sopravvive è nientemeno che la nomina a Imperatore dei Marziali. A sovraintendere a tale "competizione" sono gli Auguri, una misteriosa setta di sacerdoti forse immortali, dotata di poteri sovrannaturali.

Le minacce che Elias e Laia dovranno affrontare nel loro percorso non derivano solo dalle prove o dai pericoli insiti nella loro vita, ma dalla stesso contesto in cui vivono, nel quale vanno considerate le lotte intestine tra famiglie nobili per il controllo dell'impero. Quindi non solo minacce palesi, ma anche inganni, sotterfugi, tradimenti e voltafaccia inaspettati o meno.

Il quadro complessivo di Il dominio del fuoco è quello di un'opera che sembra voler raccogliere la domanda insoddisfatta dei giovani lettori a cui si rivolge. Come se la stessa autrice avesse scritto quello che desiderava leggere.

Orfani di Hunger Games o di nuovi volumi della Saga di Shannara, i lettori compulsivi, quelli che se leggono lo fanno in grande quantità, leggendo volumi con caratteristiche simili, mai annoiati dalla riproposizione di modelli solo leggermente diversi, trovano divertimento in opere che per il 99% dei casi non spiccano per quello che raccontano.

Però è pur vero che, se non è quello che un libro racconta a poter essere sempre originale, è vero che conta molto anche il come.

In questo caso il romanzo di Sabaa Tahir è divertente, capace di appassionare con colpi di scena non telefonati, con una giusto dosaggio dei momenti di tensione narrativa.

Ottimo il lavoro sui personaggi, sia quelli principali che di contorno. Anche con poche frasi si riesce immediatamente a percepirli come più profondi di quanto non appaiano in molti casi, dando spessore alla lettura.

Il romanzo alterna i due punti di vista, in prima persona, introducendo Laia ed Elias l'uno dal punto di vista dell'altro. Questo fa immedesimare il lettore di entrambi i sessi. Altro obbiettivo che la narratrice raggiunge è di riuscire a non annoiare chi al romance preferisce l'azione, i momenti da fantasy eroica, e viceversa. Questo perché la parte romance non è appannaggio dei capitoli di uno o l'altro personaggio, ma si mescola in entrambi i punti di vista.

È senz'altro un buon esordio quello di Sabaa Tahir, tra l'altro già opzionato per il cinema, sempre alla ricerca di potenziali franchise. Gli elementi per un progetto a lungo respiro ci sono tutti.