Tra gli ospiti più illustri dell'edizione 2015 di Lucca Comics va annoverato senz'altro Michael Menzel. Al suo prolifico lavoro di illustratore, con all'attivo oltre duecento boardgame, è dedicata una mostra nello Sala Ingellis a Lucca Games. Sono esposte copertine, mappe, carte e altro materiale tratto dai giochi più celebri, da Coloni di Catan a I pilastri della terra, oltre che ovviamente del pluripremiato Le leggende di Andor, di cui Menzel è anche autore, caso più unico che raro nel panorama dei giochi da tavolo.

È in Sala Ingellis che l'abbiamo ascoltato, nell'incontro dal titolo Tra arte e gioco: i magnifici mondi di Menzel, in cui ha ripercorso la sua carriera e spiegato alcune caratteristiche del suo lavoro.

Considerato il curriculum che oggi può vantare, la carriera di Menzel è sorprendentemente breve: il suo primo lavoro, per il gioco in stile anime, Manga Manga, è appena del 2004: all'epoca l'azienda di videogiochi per cui lavorava era in crisi e si era rivolto in cerca di un salvagente a Klaus Teuber, già autore del celebre Coloni di Catan di cui Menzel avrebbe in seguito curato il rilancio.

La carriera dell'illustratore è decollata rapidamente grazie al suo talento e soprattutto alla sua straordinaria versatilita', una caratteristica sviluppata da Menzel fin dagli inizi della sua carriera, per la necessita' di accettare più lavori possibili e nel timore di non averne abbastanza. Un timore che, oggi, non ha più alcuna ragion d'essere.

Uno degli aspetti più interessanti del suo lavoro, su cui si è soffermato particolarmente, è il rapporto tra il disegnatore e il gioco che sta illustrando:

Da principio non ero un giocatore, ma lo sono diventato perché per illustrare un gioco è necessario capirlo a fondo, in modo da esaltarne le caratteristiche che lo rendono un'opera originale e gli consentono di avere successo.

Le dinamiche di Le leggende di Andor

Curiosamente, questo rapporto tra dinamica di gioco e disegno pare essere sostanzialmente invertito nel gioco di cui Menzel è anche autore, Le leggende di Andor, premiato a Lucca nel 2012 come miglior progetto editoriale e vincitore di numerosi altri riconoscimenti. Volendo creare un gioco di ambientazione fantasy non troppo complesso per giocarci con il figlio, che aveva all'epoca nove anni, Menzel è partito dalle caratteristiche del materiale che andava creando (la mappa, le carte, etc.) per sviluppare una dinamica di gioco adeguata.

<i>Le leggende di Andor – Foto di Alessandro Villari</i>
<i>Le leggende di Andor – Foto di Alessandro Villari</i>

Il risultato è un sistema, basato sulla collaborazione tra i giocatori che ripercorrono in ogni partita una narrazione (la leggenda) organizzata in prove da superare, pena la fine della partita e la sconfitta dell'intera squadra. Menzel ha creato in questo modo un modello aperto a nuove storie: alcune di queste compongono la trilogia principale (di cui sono oggi pubblicati i primi due "volumi": il terzo è in lavorazione) e le relative espansioni. Altre sono lasciate alla fantasia dei giocatori, che hanno a disposizione carte bianche da illustrare e scrivere e possono pubblicare online le loro storie.

Il romanzo di Le leggende di Andor 

Da un gioco cosi' schiettamente narrativo come Le leggende di Andor non poteva non nascere un romanzo, ed è molto appropriato che a scriverlo sia stata la moglie di Michael Menzel, Stefanie Schmitt, a cui, come ha spiegato l'autore, va attribuita l'idea della storia principale. Il romanzo è stato pubblicato il mese scorso in Germania dalla casa editrice che produce il gioco, la Kosmos, e verra' probabilmente tradotto e distribuito in italiano da Giochi Uniti: un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati dei magnifici mondi di Menzel.

Di seguito l'intervista che Menzel ha rilasciato a Carmen Brucato.

Incontro con Michael Menzel: la creatività e sempre meravigliosa

Incontro con Michael Menzel: la creatività e sempre meravigliosa

Articolo di Carmen Brucato Domenica, 1 novembre 2015

A Lucca abbiamo incontrato l'autore del celebre gioco da tavolo Le Leggende di Andor e abbiamo potuto scambiare quattro chiacchiere con lui.

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