In un rumorosissimo e festaiolo sabato pomeriggio di Halloween, nella magica cornice di Lucca Comics and Games 2015, due redattrici di Fantasy Magazine si aggiravano per Lucca Games in attesa di incontrare uno dei loro scrittori preferiti, che sembrava come volatilizzatosi. Dopo essere state tranquillizate dalla gentilissima Martina Malerbi dello staff abbiamo visto spuntare Mr. Herbie Brennan in persona, che sedutosi con noi in una saletta si è gentilmente e pazientemente prestato a una breve ma tanto anelata intervista.

Tante sarebbero state le cose da chiedere a un’icona dell’editoria internazionale, nonostante siano anni che lo seguiamo su queste pagine e a cui, ricorderete, dedicammo un approfondimento sul numero 4 di Effemme, tuttavia la sua produzione continua a essere talmente prolifica ed eterogenea che ci sarà sempre una curiosità da chiedergli di soddisfare.

In Italia lei è famoso soprattutto per la sua serie di romanzi fantasy Faerie Wars, serie che è stata tradotta nel nostro paese come La Guerra degli Elfi. Per chiarezza linguistica, può spiegarci la differenza che lei intende tra faerie ed elfi?

Oh, che domanda difficile! Non so bene come rispondere, perché nella mia terra sia le Faerie che gli Elfi sono esseri fatati, mentre non conosco bene la vostra mitologia e le differenze che possano intercorrere tra questi due termini nella vostra lingua.

[in pratica era una domanda per noi, per cui abbiamo spiegato che nella nostra mitologia classica non esistevano le fate, e ciò per lui è stato piuttosto sorprendente]

Allora cominciamo a parlare dei suoi romanzi. Come è nata l’idea della serie La Guerra degli Elfi? La mitologia e le tradizioni della sua terra, l’Irlanda, hanno in qualche modo influito nella scelta di questo tema?

A dire il vero, all’inizio non volevo affatto scrivere una storia di Faeries. L’idea mi fu proposta da un amico americano, e io all’inizio rifiutai categoricamente. In seguito, però, mi misi a pensare ai nomi delle farfalle. Ci sono dei nomi comuni, come Vanessa, ma anche nomi molto più particolari, come Holly Blue, Apatura Iris… che sono proprio i personaggi del mondo di Faerie. È proprio affascinato da questi nomi che ho deciso di cominciare a scrivere la mia serie di romanzi The Faerie Wars Chronicles. Il primo è stato Faerie Wars e poi ho scritto altri tre romanzi con protagonisti il giovane Henry, che proviene dal nostro mondo, e la principessa Holly Blue (da noi Aurora Antocharis Cardamines detta Aurora) di Faerie, il Regno degli elfi.

E riguardo il suo ultimo romanzo, La Figlia degli Elfi (The Faeman Quest)? Rappresenta il quinto volume della serie?

Sì e no. Il romanzo è sempre ambientato nel mondo delle Faerie Wars Chronicles, ma molti anni dopo, con nuovi personaggi e nuovi scenari. La protagonista è la figlia di Henry e di Aurora, Mella, che si troverà a vagare per regioni del mondo di Faerie tutte da scoprire. Quindi si può considerare un romanzo a parte.

Possiamo considerarlo anche come l’inizio di una nuova serie? Il romanzo lascia molti plot in sospeso, basti pensare al destino di Aisling che ha ancora perso la memoria. È suo progetto finire così o continuare la saga di Faerie Wars?

Al momento non so bene che dire riguardo lo scrivere un altro romanzo nell’universo di Faerie Wars… beh, faccio rispondere la mia agente, che dice: forse.

[e noi abbiamo risposto molto entusiasticamente “We’ll be waiting!”]

Tornando a parlare di lei, crede che la sua esperienza come creatore di giochi di ruolo e amante anche della fantascienza abbia influito sul suo ruolo di scrittore fantasy? Come?

Beh, ho esordito prima di tutto come scrittore, dato che mi sono occupato di giochi di ruolo dopo aver già scritto alcuni romanzi. In particolare, ho scritto come giochi di ruolo TimeShip, che si occupa dei viaggi nel tempo, e Man Mith & Magic, che forse è il mio gioco più conosciuto. Secondo me, sia che si scriva romanzi o giochi di ruolo, la cosa più importante è usare l’immaginazione e stimolare quella dei lettori/giocatori. Farli entrare il più possibile nel mondo che abbiamo creato.

Passando all’argomento dei gamebook: ci può dire qualcosa riguardo la sua esperienza? Inoltre, molti altri autori del genere, basti pensare a Joe Dever con il suo Lone Wolf, hanno trasformato le loro serie in videogame per mobile device. Pensa di fare lo stesso in futuro e così entrare anche nel campo dei videogames?

Riguardo i miei gamebook, di certo quello più noto è Grailquest, un po’ una storia dei cavalieri al tempo di re Artù. E sì, credo che sia già in progetto di trasformare alcune delle mie opere in applicazioni per mobile device, o comunque lo sarà tra breve.

un momento dell'intervista
un momento dell'intervista
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Per chi come noi ha amato la sua Guerra degli elfi o racconti geniali come Il dilemma di Benedetto XVI, racconto di fantascienza edito anni fa dalla collana Urania in cui ebbe, a oggi, una folgorante premonizione, incontrare e confrontarci con un autore dalla cultura così vasta al limite del "tribale" come Herbie Brennan è un momento che auguriamo a tutti i lettori. Sono soprattutto questi gli incontri per cui vale la pena essere stati a Lucca Comics and Games 2015.

Ringraziamo ancora Brennan per la sua disponibilità, augurandoci di rivederlo presto in Italia per, magari, una nuova intervista che non mancheremo di proporre a voi FMers!