Nello scorso mese di settembre è arrivato nelle librerie un romanzo fantasy rivolto a giovani lettori dal titolo La folle Biblioteca di nonna Huld scritto dall’autore islandese Thorarinn Leifsson.

Di questo romanzo abbiamo parlato sulla nostra rivista.

La folle biblioteca di nonna Huld

La folle biblioteca di nonna Huld

Articolo di Pino Cottogni Martedì, 29 settembre 2015

E’ triste la vita dell’umanità, in un futuro non lontano, sotto il tallone di una ricca e potente banca mondiale. Un gruppo di ragazzini si oppone a tutto ciò senza alcun risultato, ma per fortuna arriva la magica nonna Huld e la sua stravagante biblioteca.

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In seguito abbiamo approfittato della presenza nel nostro paese dell’autore per porgli qualche domanda.

Lei è nato nel 1966 nella città di Reykjavik, come è stata la sua giovinezza, come passava le sue giornate?

Sono nato in Islanda e ho trascorso l'infanzia dai 5 ai 10 anni a Copenhagen, in Danimarca. Ho vissuto in campagna, all'aria aperta vivendo tante avventure come se fossi un cowboy. Però poi i miei genitori hanno divorziato e il mio mondo si è diviso in due parti ricche di contrasti: da un lato la vita tranquilla e protetta di un ragazzino di campagna, dall'altro il mondo adulto, quello dei piccoli lavoretti estivi.

Quali studi ha fatto, quali sono state le letture giovanili e quando ha scoperto che le piaceva disegnare?

Ero un bambino problematico e non amavo andare a scuola che era per me un mondo alieno, soprattutto dopo il divorzio dei miei genitori. Però amavo molto leggere: i romanzi di Astrid Lindgren, da Pippi Calzelunghe ai Fratelli Cuordileone, i libri di Roald Dahl, in particolare Matilde, e più tardi Il Maestro e Margherita che mi ha recentemente ispirato nella mia carriera di scrittore. Leggere mi rendeva felice e rappresentava una via di fuga dalla mia triste realtà familiare. Mi ha salvato anche la scuola d'arte. Ero bravo a disegnare e ho scoperto questo talento quando avevo 8-10 anni. Poi ho fatto il giro dell'Europa come madonnaro.

Ci ha detto che è stato un pittore di strada, come si svolgeva il suo lavoro? E quali paesi europei ha visitato lavorando?

Ho girato molti Paesi in poco più di un anno. Sono stato in Francia, Spagna, Germania, Belgio, ma anche in Italia. L'ho visitata tutta: dal Nord al Sud e ne sono rimasto affascinato per le persone che mi accoglievano come se fossi uno di famiglia, per l'arte meravigliosa e per il buon cibo (ride). Arrivavo in una città e cercavo il luogo più adatto per disegnare, meglio se si trattava di una via principale e centrale. Poi iniziavo a lavorare con i pastelli. Sceglievo una foto e la copiavo. A volte ci volevano dieci ore, altre di più. Dipendeva dal tempo. A seconda della complessità dei disegni potevo impiegare anche una settimana a realizzarli. Sono stato anche in Marocco e ho scritto un libro su questa mia esperienza quando sono tornato in Islanda e ho ripreso a studiare arte.

Qual è stato il suo primo libro che ha scritto e che le è stato pubblicato?

Dopo la storia della mia esperienza come madonnaro, Il pittore di strada, ho scritto il mio primo romanzo che parla di un papà cannibale che ha un rapporto complicato con i propri figli. Nonostante l'argomento un po' dark è stato molto apprezzato dai giovani lettori.

Qual è stato il fatto, la lettura  ecc. che le ha dato l’idea di scrivere La folle biblioteca di nonna Huld?
La folle biblioteca di nonna Huld
La folle biblioteca di nonna Huld

L'ispirazione è nata con la crisi economica del 2008 in Islanda che ha colpito tutti noi. Poi il mio amore per la lettura e per le biblioteche dove mi rifugiavo per leggere e sognare quando ero piccolo. Infine la mia famiglia ha avuto un ruolo fondamentale nell'ispirare i personaggi di nonna Huld che ricorda molto mia madre, recentemente scomparsa, figura molto nota nel mio Paese, una donna forte e una delle prime femministe, e Albertina, basata su mia figlia, che in pochi anni si è trasformata in divoratrice di libri dopo aver iniziato a leggere grazie ai fumetti.

Il romanzo vuole essere un'accusa contro il potere e l’avidità delle banche?

Più che un'accusa è un avvertimento riguardo a ciò che potrebbe accadere se le banche tornassero a prendere il sopravvento. In Islanda stanno infatti ricominciando a sponsorizzare eventi culturali e sportivi e a influenzare ogni campo.

Come trascorre il suo tempo libero?

Con la mia famiglia, viaggiando con mia moglie, mia figlia oggi ultraventenne e mio figlio di quasi cinque anni. Viviamo tra Berlino e Reykjavik. Amiamo leggere e fare lunghe passeggiate insieme.

Da islandese lei come vede o cosa sa dell’Italia?

Ho scoperto l'Italia quando studiavo arte e ho subito ammirato i suoi dipinti, in particolare quelli rinascimentali. Poi l'ho conosciuta più da vicino quando l'ho girata nelle vesti di pittore di strada e oggi ci torno spesso. Mi piace farla scoprire alla mia famiglia.

È sbagliato dire che non ci sono molti turisti italiani che visitano l’Islanda?

In generale oggi ci sono molti turisti, soprattutto dopo l'eruzione del vulcano. Sono tedeschi, americani e spagnoli, ma anche gli italiani stanno aumentando.

Grazie per la sua disponibilità a rispondere alle nostre domande.