James B. Donovan è un avvocato assicurativo che crede nella sua professione così tanto che, quando il governo gli offre la difesa di Rudolf Abel, spia russa infiltrata negli Stati Uniti, accetta per amore della Costituzione. Poiché ogni uomo ha diritto a una difesa s’impegna al massimo per il suo assistito, nonostante sua moglie, il suo capo e tutta l’opinione pubblica, lo guardino come traditore della nazione. Nel frattempo in Russia viene catturato Francis Gary Powers, un pilota di un aereo spia americano, e per la CIA si profila l’opportunità di uno scambio di prigionieri. È però Donovan a dover fare le veci degli Stati Uniti in questo gioco di scambi perché il governo non può essere coinvolto ufficialmente, così, in una Berlino ormai divisa in due dal muro, l’impavido avvocato gestisce il delicatissimo scambio.

Tom Hanks in Il ponte delle spie
Tom Hanks in Il ponte delle spie

È da un po’ di anni che Steven Spielberg ribadisce il medesimo concetto: il bene e il male esistono e sono ben riconoscibili. Il bene è per lui il “buon padre di famiglia”, che sia Donovan o Abramo Lincoln, è colui che sa come agire, l’uomo tutto d’un pezzo che porta avanti ad ogni costo la giustizia, quest’ultima incarnata alla perfezione dalla Costituzione americana, un valore così assoluto che è proprio di qualunque nazione o uomo (anche del russo Rudolf Abel). Il male è tutto ciò che mette in crisi questo sistema, e può essere l’America stessa quando i suoi burocrati rischiano di distruggere i principi sanciti dai padri fondatori.

Tom Hanks in Il ponte delle spie
Tom Hanks in Il ponte delle spie

La rassicurazione che viene data dalla messa in scena di questa dualità in cui il bene vince sempre, è per lo spettatore una calda coperta posta sulle sue spalle: c’è chi la apprezza e ama cullarsi nelle rassicurazioni, e chi ne è irritato e fa di tutto per scrollarsela di dosso. Non aiuta i detrattori neppure la narrazione completamente priva di suspense, dove è chiaro fin dal principio che l’eroe americano Tom Hanks porterà a casa il suo soldato Ryan, né il mancato coinvolgimento dato da una storia che non lascia nulla a un’interpretazione personale.

Tom Hanks in Il ponte delle spie
Tom Hanks in Il ponte delle spie

Emblematica in questo caso la scena finale, dove c’è un parallelo tra Donovan in metropolitana a New York, in cui vede dei ragazzi giocare in un cortile, e Donovan sul treno che lo porta da Berlino Est a Berlino Ovest, dove assiste a una sparatoria per impedire a dei fuggitivi di oltrepassare il muro. Siamo tornati finalmente in America, pare dirci Spielberg, siamo tornati alla civiltà.