Si torna a parlare di Twilight, una delle saghe fantasy più famose degli ultimi tempi, che ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo.

A dieci anni esatti dall’uscita del primo libro Stephenie Meyer ha fatto una sorpresa ai suoi lettori. Per celebrare lo speciale anniversario ha scritto Life and Death: Twilight reimagined. Il nuovo romanzo, nelle librerie americane già dal 6 ottobre 2015, è una versione di Twilight con i generi invertiti: tutti i personaggi femminili diventano maschili e viceversa. Così Bella diventa Beau, che mantiene la sua natura umana ed Edward diventa Edythe, vampira. Nell’edizione italiana, uscita l’8 gennaio 2016 a cura di Fazi Editore, i due romanzi sono raccolti in un unico volume, da un lato Twilight e dall’altro lato il nuovo romanzo. Anche la copertina di Life and Death è un chiaro richiamo alla ormai famosissima copertina di Twilight, nera con le mani bianche che tengono una mela rossa. Nella copertina del nuovo romanzo però c’è una mano sola che porge una mela verde.

Certamente la notizia dell’uscita del libro avrà suscitato reazioni contrastanti. Da un lato curiosità ed entusiasmo da parte dei fan più accaniti, pronti ad accogliere qualunque novità riguardi il mondo di Twilight, dall’altro perplessità e delusione, visto che molti si aspettavano la pubblicazione di Midnight Sun, il romanzo rimasto incompleto, di cui sono stati pubblicati solo i primi 12 capitoli sul sito ufficiale di Stephenie Meyer, che racconta la stessa storia di Twilight dalla parte di Edward, con quest’ultimo come io narrante, al posto di Bella. Le aspettative su Midnight Sun erano così alte che la stessa Meyer se ne scusa con i fan nella prefazione di Life and Death:Twilight reimagined.

Il romanzo è appunto preceduto da una lunga prefazione dell’autrice, in cui spiega ai lettori da dove sia nata l’idea del nuovo romanzo e del cambiamento di sesso dei personaggi.

In origine ci sarebbe stata la richiesta da parte del suo editore di partecipare, in qualche modo, alla riedizione di Twilight per il decimo anniversario della pubblicazione. Avendo scartato l’idea di una prefazione o di una lettera di accompagnamento, aveva pensato dapprima di riprendere Midnight Sun, per rendersi subito conto che non c’era abbastanza tempo per scrivere un romanzo. Da qui l’idea di lavorare a un’altra versione di Twilight.

Il cambio di genere nascerebbe invece per dimostrare una teoria. La Meyer, quando le venivano mosse critiche nei confronti di Bella, in particolare l’essere rappresentata come la fanciulla in pericolo che deve essere salvata, come nei romanzi d’altri tempi, ha sempre difeso il personaggio sostenendo che Bella è fragile non in quanto donna, ma perché è un essere umano circondato da personaggi soprannaturali. E fa ruotare la sua vita intorno all’amore, non perché questa sia una caratteristica prettamente femminile, ma perché è quello che succede quando si vive la febbrile ossessione del primo amore.

Cosa sarebbe successo, quindi, se i ruoli fossero stati invertiti? Così, per dimostrare che non sarebbe cambiato nulla, sono nati Beau e Edythe. Anche tutti gli altri  personaggi sono stati invertiti da maschio a femmina e viceversa, dalla famiglia Cullen ai compagni di scuola di Bella, dai membri del branco di James agli abitanti della riserva di LaPush. Inclusi i personaggi minori. Gli unici a rimanere gli stessi sono Charlie e Renée, i genitori di Bella/Beau e due personaggi la cui identità non viene rivelata nella prefazione e che lascio scoprire ai lettori. La Meyer prosegue affermando di aver apportato modifiche che le avrebbero permesso di esplorare idee o di inserire conversazioni che in Twilight avrebbero dovuto esserci e che purtroppo non ci sono.

Con queste premesse, la curiosità di vedere come sia stata sviluppata un’idea tutto sommato originale, prevale sulla sensazione che si tratti di una mera operazione commerciale, con cui si cercherebbe di vendere un vecchio prodotto di successo a cui si è cambiata la confezione, spacciandolo per nuovo.

C’è da dire che un approccio obiettivo a Life and Death, per chi ha letto Twilight, è certamente difficile, perché si è portati inevitabilmente a fare confronti con il primo romanzo. Ma pur cercando di mettere da parte i pregiudizi e di valutarlo come romanzo a sé (anche se fin dal titolo si dichiara, in fondo, che è un Twilight re-immaginato), la buona volontà comincia a vacillare fin dalle prime pagine. E non tanto perché si venga accolti da un Prologo del tutto identico a quello di Twilight, che ci può anche stare come ‘omaggio’ al romanzo originale, quanto per la fastidiosa sensazione, che si va rafforzando man mano che si procede nella lettura, di avere davanti non una rielaborazione, ma un documento creato con la funzione Trova e sostituisci di Word.

Infatti, volendo andare oltre la sostituzione di nomi, pronomi, di a con le o e viceversa, si fatica davvero a trovare le nuove idee di cui si accennava nella prefazione e gli sprazzi di originalità si limitano ad aggiustamenti qua e là nei dialoghi. Perché non basta certo un cambio di nome a trasformare un personaggio maschile in uno femminile e il contrario. Secondo la mia opinione, nel tentativo di dimostrare la validità della sua teoria, cioè che nulla sarebbe cambiato con i ruoli invertiti, la Meyer ha forzato i nuovi personaggi nelle stesse situazioni dei personaggi di Twilight, con risultati poco credibili se non grotteschi.

Prendiamo i due protagonisti. Beau, diminutivo di un pomposo Beaufort. Io narrante del romanzo. Come Bella all’inizio della saga ha diciassette anni. Come lei è timido, sempre pallido e taciturno, anche un po’ goffo e con problemi di coordinazione. È alto tanto da poter giocare a basket, ma non pratica né gli piace alcuno sport. Non è appassionato nemmeno di auto, di videogame, di musica o qualsiasi altra cosa ci si aspetti che piaccia ad un ragazzo di quell’età. L’impressione che si ha è che la Meyer, per creare il suo personaggio, si sia limitata a sottrarre tutta l’emotività di Bella, il che ha cancellato qualsiasi tratto interessante o attraente, e a ‘mascolinizzare’ il suo modo di esprimersi. O almeno questa era la sua intenzione, ma il linguaggio che usa non suona per niente credibile in bocca ad un diciassettenne. Per esempio, a quale adolescente dei giorni nostri verrebbe in mente di paragonare una donna bellissima a un mix di Audrey Hepburn, Grace Kelly e Marilyn Monroe invece di pensare a dive a lui contemporanee? Eppure sono queste le parole che la Meyer fa dire a Beau, quando vede per la prima volta la dottoressa Cullen. Il risultato finale è un personaggio piatto e incolore. Non certo credibile come oggetto dell’interesse delle sue nuove compagne di scuola e di una bellissima vampira.

Andiamo a Edythe. Come Edward anche lei naturalmente è bellissima e ha lo stesso colore bronzeo di capelli. Ha le fossette quando sorride. E la descrizione si ferma qui, perché per tutto il resto è solo la versione femminile di Edward, senza alcun tratto originale. Non è nemmeno chiaro quale attrazione dovrebbe esercitare su Beau, un adolescente in pieno subbuglio ormonale, dal momento che, a parte qualche accenno al suo corpo stupendo, quando parla di lei sembra che descriva una statua totalmente desessualizzata. In più, a completare il quadro, Edythe non riesce a trasmettere neanche un’ombra di pericolosità. Se nel romanzo non fosse esplicitata la sua natura di vampiro, sembrerebbe più che altro l’idealizzazione de ‘la bella della scuola’.

Ma se nel cambio è andata male ai personaggi principali, a quelli secondari è andata molto peggio.

Innanzi tutto c’è da dire che il passaggio da un sesso all’altro per alcuni non ha prodotto grandi cambiamenti. Come nel caso di Carlisle, il patriarca della famiglia, diventato la dottoressa Carine Cullen, che con i dovuti aggiustamenti, anche al femminile funziona bene. Ma per quasi tutti gli altri è un disastro. E il motivo non sta solo nel fatto che il risultato va da semplicemente ridicolo a caricaturale (come per Emmett, il forzuto fratello di Edward, diventata Eleonor, che dalla descrizione sembra un’atleta dell’ex Germania dell’Est), quanto nella grande ingiustizia che viene loro fatta, relegandoli a grottesche comparse sullo sfondo.

Questo accade perché, dopo pagine e pagine di noia in fotocopia, nella storia c’è una svolta e comincia una sorta di discesa senza freni verso l’epilogo finale. Così che, chiunque abbia avuto la pazienza di leggere fino a quel punto, si possa convincere alla fine che, anche se la trama è quella di Twilight, i personaggi sono quelli di Twilight e i dialoghi quelli di Twilight, in fondo non è Twilight. Ed è allora che le storie dei membri della famiglia Cullen vengono condensate in meno di cinque pagine, quando ci erano voluti quattro libri per conoscere, ad esempio, la precedente vita sanguinaria di Jasper, capire da quale dolore derivi il risentimento di Rosalie e soprattutto, per permettere a Bella di capire davvero a cosa stava rinunciando scegliendo Edward invece di Jacob.

Ed eccoci a Jacob. Jake, come lo chiama Bella. L’amico licantropo innamorato di lei, che  finirà con il ricambiare, scatenando la gelosia di Edward. In Life and Death diventa Julie, detta Jules, che passa da personaggio comprimario a semplice comparsa. Con tanti saluti al triangolo amoroso che era alla base di tutta la saga.

A questo punto si sarà capito che il finale è diverso, ma non aggiungo altro per non rovinare la ‘sorpresa’ a chi non l’ha ancora letto. Ma non basta un finale alternativo che sembra attaccato con il nastro adesivo a fare passare la sensazione di essere stati presi in giro. Alla fine, il sospetto iniziale è confermato. La Meyer, forse in crisi creativa, ha preferito andare sul sicuro e ha rimpacchettato Twilight cambiando il colore della mela della copertina. Sicuramente sarebbe stato meglio, tanto per idea, ripubblicare il libro con un racconto breve in appendice, sviluppando qualche sottotrama o la storia di qualche personaggio, come aveva fatto con la novella La breve seconda vita di Bree Tanner, che prende spunto da un personaggio minore di Eclipse. Concludendo, penso che in occasione del decimo anniversario sia la sua opera che i suoi lettori avrebbero meritato un trattamento migliore.