Vietato. Ai. Minori.

Tre semplici parole che racchiudono un film dai tratti horror, hard, scandalistico e con uno humor noir che solo una pellicola sul Mercenario Chiacchierone, alias Deadpool, avrebbe potuto avere.

Sì, fa ridere. No, non è adatto ai deboli di stomaco e alle persone sensibili.

La storia di Deadpool è un misto di flashback e presente, seguendo la linea dei pensieri del protagonista, Wade Wilson (Ryan Reynolds), solo che lui è clinicamente instabile. Un matto da legare armato di spada e pistola. Ma non è sempre stato così: il film ripercorre il passaggio da persona fuori dal comune, ex agente delle forze speciali, ad antieroe per eccellenza. Lo fa con abile maestria, mescolando tutti i tratti caratteristici del fumetto Marvel di cui vuole essere (ed è) una trasposizione, aiutandosi con le tecniche “speciali” del cinema sperimentale che i titoli hollywoodiani hanno tralasciato in favore della storia da intrattenimento classica: rallenty, sguardo in macchina, rivolgersi  allo spettatore, sono solo alcune delle riprese “particolari” del film.

Deadpool
Deadpool

Wade Wilson sa di essere un fumetto e sa di essere il protagonista di un film. Questo non rende meno vera la storia, ma conferisce alla narrazione un qualcosa in più, una credibilità che possiamo ottenere solo quando qualcuno ci racconta un aneddoto della propria vita. E Deadpool ci racconta la sua: l’incontro con Vanessa (Morena Baccarin), della propria vita prima che cambiasse, di come ha incontrato il reclutatore (Jed Rees) del programma che lo ha reso un mutante e degli esperimenti compiuti su di lui, fino alla ricerca di vendetta contro Ajax (Ed Skrein), il pazzoide inglese che lo ha sottoposto al trattamento per curare il cancro nel proprio Laboratorio. Non manca, ovviamente, l’incontro con l’X-Men Colosso (Stefan Kapicic) e la sua apprendista, Testata Mutante Negasonica (Brianna Hildebrand).

Il tutto farcito con lo sprezzante umorismo di Deadpool, le continue prese in giro a fatti e persone reali, divi del cinema, film esistenti e la stessa produzione. Tutto quello che può essere oggetto di battute e umorismo viene preso di mira con i dialoghi, con le immagini o con la musica, come ci dimostra la sequenza di apertura. Una serie di immagini mostrate al rallenty con un semplice sottofondo musicale e delle insolite scritte a presentare i protagonisti, aprono la porta (o meglio, la quarta parete) all’umorismo deadpooliano, difficilmente identificabile con un’etichetta tipo “sarcasmo” o “satira”, con rimandi al reale e al vissuto degli attori stessi.

Ryan Reynolds non sarà uno degli attori più quotati ed espressivi di Hollywood, come ha dimostrato in Lanterna Verde (2011), ma è riuscito a interiorizzare gli aspetti importanti del carattere di Wade riproponendoli con sorprendente fedeltà. Gli sguardi d’angoscia dell’uomo deturpato, ma anche le follie del “paziente instabile” vengono messi bene in evidenza.

L’intero cast lavora bene e sa rendere realistica la storia. Non sarà una recitazione da premio Oscar, ma sa valorizzare la propria parte e renderla credibile, come se tutto si stesse svolgendo veramente in quell’istante. Dopo tutto, solo Wade sa di essere in un film e può dialogare con gli spettatori!

Morena Baccarin e Ryan Reynolds in Deadpool
Morena Baccarin e Ryan Reynolds in Deadpool

Unica pecca negativa del doppiaggio italiano sono le voci di Ajax e di Colosso. Il primo ha un pesante accento britannico, ma visibilmente forzato: non come un inglese che cerca di parlare italiano, ma come un italiano che cerca di imitarlo. L’X-Men, di origine russa, parla esattamente come ci immaginiamo un gangster russo mentre il suo carattere bonario non soddisfa i lettori dei fumetti. O meglio, viene estremizzato fino a renderlo noioso. Per fortuna, ci pensa Deadpool a ridicolizzare la situazione!

Parlando sempre di quest’ultimo, Colosso è stato creato usando la tecnica del CGA. Alto oltre due metri e dieci e con la pelle di acciaio, ogni scena che lo riguarda è stata filmata da diverse angolazioni con particolari telecamere 3D e successivamente è stato fatto in modo che ciò che accadeva intorno a lui si riflettesse anche sulla pelle, creata in computer grafica. Una tecnica interessante che ha sicuramente aggiunto realismo al tutto.

Colosso in Deadpool
Colosso in Deadpool

Insomma, Deadpool è sicuramente il miglior film Marvel di sempre, per la capacità di trasporre un personaggio dei fumetti sul grande schermo in modo fedele e accurato. Nessun tratto della sua personalità è stato tralasciato, le sequenze di combattimento sembrano vere e proprie tavole in movimento, così come l’intero film. È come se avessero messo sulla pellicola le singole vignette del fumetto e le avessero fatte scorrere nel proiettore cinematografico. Solo rendendole più crude, cruente e realistiche, creando un prodotto di facile consumo che possa avvicinare all’antieroe anche chi non legge fumetti, introducendolo ufficialmente nell’Universo X della 20th Century Fox! E ora, aspettiamo il sequel!