È appena uscito in rete il teaser della sesta stagione di GoT ma il nostro inverno fantasy è già passato tra avventure, maghi e draghi con Galavant.

Parliamo di un musical in costume con format da sit-com con episodi da trenta minuti: otto per la prima stagione e dieci per la seconda. Doveva essere solo il riempitivo nella pausa per la mid-season di Once Upon a Time, invece si è stata la rivelazione della scorsa stagione televisiva, un esperimento riuscito con una seconda run inaspettata e del tutto rinnovata i cui ascolti americani, nonostante l'ottima fattura dello show, non sono stati incoraggianti.

Si, Galavant è nuovamente a rischio cancellazione così come lo era stata al termine della prima stagione, tuttavia a prescindere dai rinnovi o dalle politiche delle reti americane, esistono vari motivi per definirlo uno degli show più importanti degli ultimi anni, non ultimo, quello di avere riempito il vuoto musicale lasciato in televisione dalla chiusura prematura di Glee.

Non solo Galavant riporta, prepotentemente, il musical sul piccolo schermo, ma possiede anche una qualità incredibile nella costruzione di testi che riescono a mantenere una autonomia narrativa, per quanto semplice e diretta, tratteggiando personaggi indimenticabili prendendo contemporaneamente in giro tutti i cliché del fantasy che, negli ultimi anni, ha invaso cinema e serialità.

Inoltre lo show omaggia il maestro Mel Brooks resuscitando la commedia in costume svanita dai tubi catodici nel lontano 1975 con la serie Le rocambolesche avventure di Robin Hood contro l'odioso sceriffo (in originale When Things Were Rotten) che ispirò il grande successo (riprendendone anche alcune musiche e gag) del film Robin Hood, un uomo in Calzamaglia.

L'ironia non ha vita facile in un panorama televisivo affollato di sit-com ed è difficile trovare formule innovative per far ridere il pubblico, ma bisogna apprezzare la volontà della ABC (già produttrice proprio della serie di Mel Brooks) di rischiare con un prodotto che mixa canzoni e coreografie in un contesto medioevale nel quale vengono messi alla berlina titoli blasonati quali Il Trono di Spade e Il Signore degli Anelli senza tralasciare i classici delle favole di cui Galavant recupera tutte le situazioni ed i personaggi più classici aggiornandoli, in maniera brillante, alla serialità del ventunesimo secolo.

Galavant
Galavant

Se nella prima stagione a fare la parte del Leone era stato l'eroe omonimo che da il nome alla serie, in questa seconda stagione è l'ex antagonista King Richard (Timothy Omundson) a farla da padrone, nel corso di dieci episodi assistiamo infatti al viaggio iniziatico che trasformerà l'ingenuo e viziato Richard da usurpatore del trono di Valencia a salvatore dei Sette Regni.

Un'avventura classica in salsa musical che vedrà il re pusillanime, tradito dal fidato (ex campione e guardia del corpo reale) Gareth e dalla bella regina Madalena (ex amante di Galavant fuggita proprio con Richard) viaggiate in compagnia del più grande dei cavalieri spostando il proprio ruolo da avversario a co protagonista trasformando, a sua volta, Galavant (Joshua Sasse) da eroe guerriero e mentore involontario, creando un gioco di duplice complicità ed un rapporto odio/amore con l'ex avversario.

Proprio la bella Madalena (Mallory Jansen), rea di aver tradito entrambi protagonisti della storia, si palesa sempre più come antagonista sprofondando nella propria natura malvagia, nonché assetata di potere, sfoggiando costumi e modi degni delle grandi streghe disneyane arrivando ad ingannare anche il pugnace Gareth (Vinnie Jones), ricorrendo alla magia nera per ottenere sempre maggior potere, nonostante l'amore provato nei suoi confronti dal torvo guerriero.

In un continuo ribaltamento delle parti, la serie gioca brillantemente con gli archetipi del "Viaggio dell'Eroe" trasformando, episodio dopo episodio, il ruolo dei personaggi intessendo una trama che, nella propria semplicità, riesce a catturare l'attenzione dello spettatore preso in un vortice degli eventi forse anche troppo complesso per un format da trenta minuti rischiando, a tratti, di risultare troppo sbrigativo o semplicistico.

In Galavant non mancano le battaglie (in cui vengono citati classici come il Signore degli Anelli ma anche Piante contro Zombie con l'arrivo dei non-vivi), sebbene su scala ridotta rispetto alle produzioni ad altro budget, così come non mancano i duelli (sia musicali che all'arma bianca come quelli tra Madalena e la rivale Isabela) nonché gli elementi tipicamente fantasy quali draghi e unicorni, tuttavia è la musica la vera padrona della scena per tutta la durata della serie.

Mallory Jansen
Mallory Jansen

Purtroppo il musical resta un genere di nicchia apprezzato in minima parte dal grande pubblico e se nella prima stagione gli autori avevano preferito puntare sulle musiche originali tematizzandole su personaggi e situazioni (la canzone dei pirati, la canzone dell'eroe, la canzone dei monaci, la canzone della regina e così via) nella seconda hanno voluto rischiare, perdendo parte del pubblico, scegliendo di omaggiare i musical classici con rifacimenti di canzoni e situazioni celebri.

Dalla versione Zombie di Grease (con il coro di non-vivi) alla trasposizione di Cabaret nella tipica taverna medioevale con Kylie Minogue nei panni che furono di Liza Minnelli, passando per Tutti insieme appassionatamente, West Side Story con uno scontro tra Nani e Giganti ed un Wicked nel quale Madalena si trasforma, finalmente, in una vera strega cattiva degna di Malefica.

In attesa di una, possibile, terza stagione, voglio permettermi di consigliare Galavant perché è uno show immancabile per tutti gli appassionati di fantasy, per tutti gli appassionati di musical, per tutti coloro che amano ridere e per tutti quelli che apprezzano i prodotti veramente innovativi.