La polvere si è posata sulle strade di Hell’s Kitchen, anche questa battaglia si è conclusa ed il Diavolo Rosso ha salvato, nuovamente, sia la città che la propria anima.

Cosa resta di questa stagione dello show Netflix? Quale eredità lascia agli spettatori e cosa, o chi, hanno messo in campo gli autori? Abbiamo scelto di valutarlo con il senno di poi osservando le luci e le ombre di una seconda prova che ha portato in scena dei comprimari d’eccezione.

Premessa numero uno: dopo tutti gli insulti verso il vituperato Daredevil del 2003, è stato interessante notare come molte delle sequenze più famose ed emblematiche di quel film tanto odiato siano state riportate negli episodi di questa stagione.

So che state pensando “Ma saranno tratte dal fumetto” e invece si tratta proprio di momenti assenti sulle pagine dei comic book creati per la pellicola e odiati dagli haters di professione, dettaglio che ha colpito chi scrive portandolo ad un, raro, sorriso.

Premessa numero due: curiosamente, editorialmente parlando, il Diavolo Rosso ha ereditato come comprimari alcuni personaggi nati sulle pagine dell’Uomo Ragno come antagonisti dell’arrampicamuri, a partire da Kingpin e Vanessa arrivando proprio al Punitore il cui ruolo di antieroe urbano lo ha messo subito in conflitto con Daredevil.

Jon Bernthal è il Punitore in Daredevil
Jon Bernthal è il Punitore in Daredevil

Proprio la stella oscura con il teschio bianco del Punitore brilla fulgida in questa stagione, la origin story del vigilante tiene banco per i primi quattro episodi, ripercuotendosi poi come sotto trama negli altri, iniziando alla grande con ritmi incalzanti ed immagini forti ed arrivano subito sia gli applausi che le critiche: per quanto Charlie Cox ci provi, la semplice presenza scenica di Jon Bernthal lo oscura completamente, la performance muscolare dell’attore, ex star di TWD, contribuisce a creare un Frank Castle talmente convincente da rubare la scena al protagonista in ogni occasione. Perfino nella sequenza conclusiva dell’ultimo episodio, noi spettatori non vediamo l’ora che arrivi il Punitore e gli autori ci accontentano regalandocelo nella posa e nel costume tratti dall’immagine d’esordio sul celebre “The Amazing Spider-Man” 129 del Febbraio 1974.

The Amazing Spider-Man 129 – Cover di Gil Kane.
The Amazing Spider-Man 129 – Cover di Gil Kane.

Il Punitore, è un personaggio convincente, forte, autoritario e lucido nella perdita della propria anima nel nome di una missione che non permette il lusso di risparmiare i propri avversari, è un personaggio uscito dal periodo reazionario dell’epoca Nixon/Ford che ben si adatta alle tensioni dell’America contemporanea incarnandone il bisogno di giustizia tout court e privo di compromessi davanti alla fallimento dello stato sovrano.

Questo Frank Castle è dettagliato nel proprio tormento interiore riuscendo a convincere lo spettatore delle proprie motivazioni giungendo perfino ad oscurare Vincent D’Onofrio, che torna per un episodio assumendo il nome di Kingpin, incapace di controbattere verbalmente lo sguardo perso nel vuoto e l’espressione volitiva di un uomo per cui la guerra non è mai finita.

A questo proposito vogliamo fare un applauso alla brava Deborah Ann Woll che rinuncia al ruolo della bella di turno trasformando Karen Page in una ottima spalla tanto quanto in filo conduttore tra i tanti momenti di questa stagione, mostrando doti attoriali più mature ed uno sviluppo del personaggio intrigante e non banale la cui chiusura della stagione merita un applauso.

Anche Elden Henson fa la sua parte nel ruolo di Foggy Nelson mostrandoci tutta la propria abilità recitativa duettando senza sfigurare con l’esperta Rosario Dawson, la cui Claire Temple, sutura tra le serie Marvel/Netflix inizia a cedere vedendola al centro di trame che il personaggio, troppo sotto strutturato, non può reggere ancora per molto.

Charlie Cox e Deborah Ann Woll in Daredevil
Charlie Cox e Deborah Ann Woll in Daredevil

Tutto positivo quindi in questa stagione? Si e no, perché se da un lato Daredevil guadagna il proprio manganello, che gli consente evoluzioni più in linea con il personaggio, l’eroe risulta ancora molto lontane dalle acrobazie liriche del fumetto ed in costume, il protagonista Charlie Cox perde tutto il proprio carisma lasciando svanire il diavolo rosso sullo sfondo nel confronto con qualsiasi altro personaggio appaia sullo schermo.

Inoltre la storia di Elektra, come tutta la sotto trama con la Mano, viene salvata solo dalla presenza di Stick (Scott Glenn) che crea un minimo di conflitto dando spessore ad una parte centrale della stagione in caduta libera grazie alla pessima prestazione attoriale di Èlodie Yung che tiene banco come artista marziale ma delude profondamente nei panni di Elektra Natchios.

Èlodie Yung è Elektra
Èlodie Yung è Elektra

Dal punto di vista narrativo, senza contare lo stravolgimento del personaggio rispetto alle versione di Frank Miller creata su Daredevil 168 del Gennaio 1981, l’intero impianto legato alle vicende della ninja assassina è debole quanto confuso perdendosi nella spirale delle propria perversione omicida lasciando Matt e la loro love story sullo sfondo invece di renderla tormentata e centrale come sarebbe dovuta essere per mantenere alto il tenore della narrazione facendo invece spiccare i brevi interludi della, travagliata ed embrionale, relazione con Karen Page.

Dall’interpretazione della Yung e dalla volontà degli autori di stravolgere il personaggio, risulta quindi un’antieroina piuttosto debole ed insicura che ha ben poco della bad girl milleriana forte, decisa e ferocemente indipendente, arrivando a somigliare molto di più ad un’altra delle amanti del diavolo rosso: la sociopatica Typhoid Mary.

Ninja della Mano in azione
Ninja della Mano in azione

La serie resta comunque un piccolo gioiello tecnico soprattutto dal punto di vista visuale, dove la fotografia aiuta molto la scelta di mostrare poco i poteri del protagonista mentre la regia, pur non deludendo, stavolta arranca riproponendo varie volte il piano sequenza del combattimento lungo il corridoio, qui anche verticalizzato lungo le scale, senza avere lo stesso pathos del primo tentativo.

Purtroppo il numero maggiore di scene in massa ha confuso il comparto produttivo creando alcuni difetti ottici divertenti come il numero variabile di Ninja presenti sul tetto durante l’ultimo episodio che aumentano o diminuiscono a seconda dell’inquadratura, ma sono problemi di poco conto che non inficiano comunque lo svolgersi degli eventi.

Al contrario lo sforzo ossessivo, da parte della regia, di non cedere alle tecniche e alle immagini classiche dei film di arti marziali, cui però le tavole del fumetto prendono a piene mani, continua a rendere i combattimenti anche troppo occidentali, privandoli di una certa fluidità nei movimenti, finendo per lasciare cadere gli assassini della Mano nello stesso problema atavico dei loro cugini Clan del Piede e Setta delle ombre: la sindrome del ninja goffo e impacciato.

Attenzione SPOILER

Infine c’è un dettaglio, una scelta degli autori, che nessun vero fan del fumetto potrà mai tollerare: l’enorme torto fatto ad uno dei cattivi più bistrattati nella storia del fumetto: Bullseye, l’assassino perfetto capace di spaventare perfino l’Uomo senza Paura.

Nel fumetto originale, così come perfettamente riproposto nel film del 2003, è lui a uccidere Elektra con i propri sai al culmine di una lotta a tre con il Diavolo Rosso, lasciando poi la ragazza morente tra le braccia del proprio amore appena ritrovato, scatenando la reazione psicotica dell’eroe che arriverà quasi ad ucciderlo per vendicare la bella ninja greca.

Di fatto questo è quasi l’esordio del personaggio e la sua più grande prova come assassino e questa morte inflitta dall’insignificante Nobu, personaggio comunque esistente nella serie a fumetti, rappresenta il tradimento finale di ciò che Miller aveva costruito con l’impianto delle proprie storie non solo per Matt Murdock ma anche per i comprimari della serie.

Bullseye uccide Elektra in un disegno di Frank Miller
Bullseye uccide Elektra in un disegno di Frank Miller

Per le prossime stagioni, gli autori hanno già giocato le carte legate a Miller esaurendo le storie scritte dall’autore per il Diavolo di Hell’s Kitchen, quindi cosa ci riserva il futuro? Tra i cicli più attesi del personaggio primeggiano Il Diavolo Custode di Kevin Smith, con la tragica fine di Karen Page, e il ciclo di Ann Nocenti, con le conseguenze su Matt della morte di Elektra, una vera e propria rinascita del personaggio dopo i toni oscuri dei precedenti capitoli.

Intanto si fanno sempre più serie le voci di una possibile serie solitaria per il Punitore, indiscusso mattatore di questa seconda stagione come Wilson Fisk lo era stato nella prima e si avvicina sempre di più il momento di The Defenders l’atteso crossover dei personaggi Marvel/Netflix il cui prossimo esponente ad esordire in una serie personale sarà il massiccio Luke Cage già apparso nel magistrale A.K.A. Jessica Jones.