Prologo

E così nella Bassa era arrivato anche settembre, per la precisione, la fine di settembre, data della Fiera del Santo Patrono di San Matteo…

Capitolo 1. Un pesce mica tanto normale

Dopo che la storia dei vampiri era bella che finita, Pedar, che a fare il biolco aveva capito che non ci aveva proprio l’attitudine, si era messo a fare il barista all’ACLI di Sabbioni. Ed era anche un barista di quelli sopraffini e con una certa qual gentilezza, dato che se qualcuno gli chiedeva un caffè fuori dall’orario in cui lui aveva stabilito di servirlo, il massimo che ti diceva dietro era un “Non penso proprio!”, senza tirarti nemmeno una sberla.

Quella sera là si era appena tenuta una partita di briscolone: Bruno il venditore di maioliche aveva tirato giù un tre di ori e Gino aveva strozzato con l’asso. Il problema era che l’asso di ori era già uscito una volta, e a Michelino il Mantovanino, che era in coppia col Bruno, gli erano girate un po’ le scatole. Così era partita tutta una discussione, finita anche bene e in amicizia perché in fondo non c’erano stati dei morti, solo qualche occhio nero e qualche sberlone ma il tutto elargito con del gran rispetto per il regolamento del bar, tipico da quando c’era Pedar dietro al bancone, e alla fine tutto si era risolto in maniera molto sportiva.

I paesani erano rimasti a discutere civilmente a quel modo fino alla mezzanotte, tra un calcio e un coppino tirato dietro la testa, così Pedar, che era anche un po’ stufo, aveva preso in mano il secchio in cui metteva i bottiglioni vuoti di lambrusco, lo aveva svuotato dal vetro e aveva attaccato a mulinarlo in aria. – Alora, se non andate mica fuori da soli, vi ci paro io: vi prendo tutti a secchiate in testa!

La gente, colpita assai da tutta quella diplomazia (che voi che leggete adesso la storia non ci crederete magari mica tanto, ma la disposizione di Pedar al dialogo e alla mediazione è famosa in tutto il Paese…) era andata fuori d’uno svelto che faceva paura e all’improvviso erano tornati tutti belli calmi ed erano rimasti fuori a chiacchierare mentre Pedar chiudeva il bar.

– Pedar, ci vai te domani alla fiera di San Matteo? – aveva chiesto il Gino che stava alla Premenda, la corte a cavallo tra Sabbioni e San Matteo, quindi si sentiva sempre un po’ in imbarazzo quando doveva dichiarare in quale dei due paesi abitasse.

– Neanche se mi pagano centomila euro!

– Bén, e perché? – aveva fatto il Gino.

– Perché han chiuso tutte le strade per tre banchetti. Dì che vadano a quel paese! – aveva concluso Pedar, che con San Matteo in realtà era sempre un po’ in polemica, così come con la Guardia Civica, il Consorzio di Bonifica, i Verdi, il Sindaco, la Destra e la Sinistra, la maestra Bice, il Prete, il Comune, la Provincia e anche un po’ il Signore e tutti i Santi.

Tra una chiacchiera e l’altra, appena Pedar aveva chiuso l’uscio del bar, si sente mica un rumore d’acqua corrente in direzione del Bacino della Bonifica?

– Bén, cosa c’è là ai Macchinari? – aveva domandato il Gino.

Subito che tutti si eran voltati verso la Bonifica, era partita una serie di lampi che sembrava un temporalone in piena regola e si erano attaccate tutte le luci dell’edificio.

– Ma c’era un qualcosa che si muoveva! Ma l’hai visto anche tu Pedar? – aveva fatto il Michelino.

Ma il Michelino era un mantovano di città, e quindi ne sapeva poco di campi e di Sabbioni.

Pedar, che era sempre molto impressionabile, s’era voltato e gli aveva tirato due cancheri al Mantovanino.

– Ma sei proprio un testone! Guarda che c’erano tutte le luci accese al Macchinario! – aveva fatto il Bruno. E così Pedar si era visto costretto a incrementare la dose di cancheri, aggiungendone anche due in direzione del Bruno, vuoi mai che si sentisse ignorato e di Pedar si poteva dir tutto fuor che fosse una persona indelicata, e poi si era voltato ma d’un volentieri assai, proprio un attimo prima che le luci tornassero a spegnersi.

– Io ho visto che è ora di andare a dormire! E che secondo me siete tutti mica tanto svelti! –, aveva preso la bicicletta e si era avviato verso casa.

La mattina del giorno dopo c’era un nebbione che faceva paura. Pedar si era alzato presto, aveva preso la bicicletta, il secchio per il pesce e era andato a casa del Gino.

La Corte Premenda stava proprio vicino al Macchinario, e il Gino ci aveva l’orto dietro l’argine. Proprio lì giù, sul Navarolo, Pedar era un po’ che metteva giù il bartavello. Da qualche giorno prendeva di quei pescigatti che sembravano dei maialini da tanto che erano grossi, ed erano anche cattivi impestati.

Quella mattina lì il Gino era dietro mettere giù una nicchia con una Madonnina proprio davanti a casa, che la Maria Carolina, la signora sua moglie, era già un bel po’ che insisteva con la delicatezza di una trivella da scavi, per averci sta Madonnina.

Il Gino, da tanto che si era alzato volentieri per fare quel mestiere lì, mano a mano che lavorava ci piantava qualche sproposito verbale. – Te, voltati verso l’argine e sta mica scoltare – diceva alla Madonnina.

Pedar era passato col suo secchio e gli aveva dato il buongiorno. – Veh Pedar. Guarda che stanotte nel tuo bartavello c’è finito qualcosa di mica tanto normale.

– Eh, tua nonna – aveva fatto Pedar d’intanto che prendeva la fuga per andare su dall’argine.

– Che ti venisse un canchero – gli aveva riposto suo fratello, che nella Bassa è come dire “buon lavoro”, “bentornato” o “che piacere rivederti”, a seconda della situazione.

Bene, era successo che appena Pedar era arrivato giù dal canale, si era ritrovato il bartavello tutto rovinato, e un pescione grosso come un vitello che gli faceva vedere i denti come un cane rabbioso.

– Veh, pesce… aveva attaccato Pedar mentre brancava in mano un bel ramo di pioppo, – io ne ho già pieno il fuso di bestie che hanno voglia di sgagnarmi! Vedrai che io adesso ti tiro via dall’ombra! –.

Proprio nel momento in cui Pedar era dietro tener fermo il pesce con una mano per impartirgli la benedizione col bastone, aveva sentito una voce che lo chiamava.

– Signore… Signore, senta…

Appena si era voltato, aveva visto una signora che non conosceva, giovane e anche molto bella, che era dietro scivolare sul letame vicino al canale.

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I vampiri della Bassa

Chiara Negrini, I vampiri della Bassa , Delos Digital, Odissea Fantasy 7, isbn: 9788865306734, ebook formato kindle (su Amazon.it) o epub (sugli altri store) con social drm (watermark) dove disponibile , Euro 3,99 iva inclusa

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