Morrigan (non Morgan, ricordatevelo per favore!) ha quattordici anni, e a volte si sentono tutti. Suo fratello maggiore Edgar Moore e la madre Sophie sono due famosi scrittori, che cambiano spesso residenza per le ricerche dei loro libri.

Pertanto Morrigan vive la vita nomade di chi ogni anno cambia scuola e punti di riferimento. Quello che non si dice mai è in realtà non succede mai che ai ragazzi si chieda qualcosa. Non ci sono "consigli di famiglia". La realtà è che i ragazzi che vivono questo stile lo subiscono. Se durante l'infanzia tutto sembra normale, arriva un età nella quale questo vita stanca.

E Morrigan è stanca. Stanca che nessuno le chieda mai se è questo lo stile di vita che vorrebbe e, soprattutto, di non essere considerata per la sua individualità, ma solo di riflesso perché è figlia e sorella di due famosi scrittori di libri sulle antiche leggende.

La leggenda che i due stavolta stanno inseguendo sembra essere più pericolosa del solito. Morrigan lo scoprirà presto quando l'anziana vedova Abbott le farà un dono, introducendola a una visione del nostro mondo totalmente inaspettata che la porterà all'incontro/scontro con il pericoloso e potente Re dei Corvi.

Un incontro che sarà l'inizio di un percorso nel quale Morrigan scoprirà, come in tutti i viaggi iniziatici, il suo ruolo nel mondo e acquisirà consapevolezza di se stessa.

Federico Rossi Edrighi, autore di testi e disegni, racconta il viaggio di Morrigan con battute argute, testi fulminanti e una efficace sintesi grafica.

Il suo tratto rielabora e mescola stilemi grafici del fumetto europeo e di quello giapponese in modo personale e gradevole. Le espressioni e le posture dei personaggi sono di immediata comprensione. La struttura della tavola, regolare ma non rigida, si allarga e avvolge il lettore nei momenti più drammatici.

Narrativamente potremo riconoscere la ripresa di situazioni narrative comuni a opere come La città incantata e Labyrinth, ma ognuno potrà riconoscere situazioni di storie che fanno parte della propria esperienza, come sempre accade quando ci si confronta con gli archetipi narrativi.

Se parliamo di sensazioni, di quelle indefinite emozioni evocate dalla lettura, posso dire che con La Principessa Spaventapasseri ho percepito sia le atmosfere della narrazione narrazione occidentale che di quella orientale, unite in un miscuglio unico e convincente.