Il viaggio di Ut e Iranon/Atem verso le Case è più breve di quanto sia i lettori che i personaggi stessi si sarebbero potuti aspettare. Le Case sono praticamente sempre state di fronte a loro,ancorché irraggiungibili perché inondate d’acqua, e l’ingresso era nascosto in bella vista.

Eppure ci vuole l’intervento di IV perché loro le trovino e le riconoscano per quello che sono:Iranon/Atem, infatti, appare piuttosto ottuso, incapace di fare collegamenti, quasi che subisse una sorta di blocco esterno. Come se qualcosa cercasse di impedirgli di ricordare chi è. Tutto diverrà chiaro una volta penetrati nelle Case.

Come dicevamo all’inizio, questo è il numero delle spiegazioni.

Scordatevi fin da subito lunghi spiegoni che vanno a dirimere tutte le domande, tutti gli enigmi e i misteri lasciati in sospeso. Se avete letto questo fumetto dall’inizio avrete ormai capito soprattutto due cose: che è scritto e disegnato da professionisti di altissimo livello e che costoro non hanno assolutamente nessuna voglia di semplificare la vita a noi lettori!

Le spiegazioni, dunque, arrivano, ma sono spiegazioni che vanno colte qui e là lungo tutto l’albo. Un accenno qui, un riferimento là. Una battuta di un personaggio o un segno grafico sono tutti indizi che vanno presi e interpretati. Come i pezzi di un puzzle, poco per volta ogni accenno si va a piazzare nel posto giusto a comporre un affresco molto più grande.

Finalmente scopriamo cosa siano e a cosa servano le Case. Scopriamo chi le ha create e perché. Scopriamo perché siano state allagate. Scopriamo anche come funziona il mondo di UT e gli strani equilibri che vi sono alla base: come mai alcuni personaggi ritornano dalla tomba, perché nessuno nasce, ma è uguale a sé stesso per tutta la sua esistenza, perché i Lupini non si estinguono, pur venendo continuamente mangiati.

Dentro le Case
Dentro le Case

Scopriamo anche cosa successe realmente a Hog, al di là di tutte le leggende che si susseguivano sul suo conto.

Cominciamo, inoltre, ad avere qualche indizio su cosa sia successo al mondo degli uomini, se è vero che le Case hanno origine là dove hanno origine le malattie.

Infine sia noi che Iranon/Atem scostiamo il velo dell’amnesia e scopriamo/ricordiamo chi fosse originariamente.

Non avviene molto, a livello di meri fatti, in questo albo:la narrazione prosegue reggendosi principalmente sulle rivelazioni, che si susseguono una dopo l’altra. Il meccanismo architettato da Paola Barbato è chiaro: la discesa nelle Case è una discesa verso la conoscenza, ma anche dentro sé stessi. Assistiamo, quindi, a una sorta di doppio parallelismo: più Ut e Iranon/Atem penetrano a fondo nelle Case e più i segreti vengono svelati, segreti sulle Case, sul mondo, sulle creature che lo popolano, ma la discesa non è solo fisica, ma anche interiore, perché sia noi lettori che i personaggi scopriamo sempre più cose su di loro.

Iranon/Atem, come già detto, riscopre sé stesso e i suoi ricordi, il compito per cui era nato e il motivo per cui era stato messo a dormire nella Mastaba. E anche Ut comincia ad apprendere cose su sé stesso, che ovviamente vengono lasciate in sospeso, preludendo a possibili grandi rivelazioni per l’ultimo numero.

Questa riscoperta di sé stessi, come a sottintendere una nuova nascita, si ricollega esplicitamente al titolo del volumetto. Histeria, come ci ricorda lo stesso Corrado Roi nell’introduzione all’albo, deriva dal termine greco hysterion, che significa utero. In questo numero andiamo proprio alla scoperta di ciò che è l’utero del mondo di UT, ciò da cui tutto nasce: le copie e gli originali. Abbiamo già visto nei numeri scorsi che sono le Case a produrre, a dare vita agli originali (come Iranon/Atem e IV), dunque avventurarsi dentro di esse è come risalire alla fonte dell’esistenza stessa. E se andare sempre più a fondo nelle Case significa scoprire sempre più cose, anche su se stessi, e venir trasformati da una nuova consapevolezza, uscirne come esseri nuovi rappresenta davvero una nuova nascita per ciascuno dei personaggi.

Se diversi misteri sono stati svelati, quindi, qualcuno del tutto nuovo è stato aggiunto per continuare a mantenere interessante la lettura.

Graficamente, Roi prosegue sul sentiero iniziato nel numero scorso: i disegni continuano ad essere “sporchi”, con questi aloni, queste “nuvole” di china che velano gran parte delle immagini. L’impressione è la stessa che per “Gli Uomini se ne Vanno, gli Arrabbiati Restano”: alcune pagine fan pensare che ci si potrebbe sporcare a toccarle, tanta è la china che le ricopre e il modo in cui è stata usata. Rispetto al quarto volume, però, assistiamo una ulteriore variazione dello stile. In certe vignette, infatti, queste ombre di china si affiancano a uno stile più pulito ed essenziale che fa risaltare ancora di più il bianco. È un po’ come se questi due stili fossero complementari e si completassero a vicenda, ma Roi avesse aspettato la fine della miniserie per metterli assieme, così da dare alle immagini ancora più forza.

I contenuti aggiuntivi della versione da fumetteria di Histeria risultano particolarmente interessanti. Oltre ad alcuni nuovi sguardi sulle vignette della città di UT e sulle controparti reali che le hanno ispirate, infatti, trova spazio in fondo al volume anche un piccolo compendio sulle scelte estetiche riguardo al vestiario dei vari personaggi.

Vengono presi in considerazione praticamente tutti i personaggi principali, da Iranon/Atem a Yersinia, e anche alcuni di quelli di contorno, come i filosofi o i Lupini. Per ognuno vengono spiegate le scelte di fargli indossare questo o quell’abito e cosa significhi anche a livello simbolico. Se già non bastassero le domande sollevate dalla storia dell’albo, quindi, ecco che a farci venire dubbi sono anche le rivelazioni sul frac di Ut. Insomma, nulla sembra lasciato al caso e tutto scritto e disposto in modo tale da accrescere il senso di mistero di questa serie.

La copertina dell’edizione variant, in questa occasione, è stata affidata a Vanna Vinci. Su di essa, il volto/maschera di Ut spicca in maniera preponderante, ne è assoluto protagonista. Quasi tutta l’illustrazione è occupata da questo faccione e solo sullo sfondo, quasi di contorno, scorgiamo volti distorti, urlanti e disperati che ricordano a tratti il famoso “Urlo” di Munch. Sono facce che si compenetrano, una dentro la bocca dell’altra, che emergono da un buio informe che tutto inghiotte, come ne fossero parte integrante. L’unica cosa che nettamente si separa è la maschera di Ut, che appare, però, qui trasfigurata in una sorta di teschio, dagli spigoli netti e marcati, i buchi per gli occhi affossati, pozzi neri in cui si scorgono solo i bulbi oculari. Il volto stesso non è neanche completo, è tagliato, quasi che fosse troppo grande per essere contenuto in uno spazio così piccolo, quasi che cercasse di fuggire dalla pagina su cui è rappresentato.

La consueta intervista all’autrice ci conduce nei dietro le quinte della sua realizzazione, di come avesse preso in considerazione anche altre opzioni, con illustrazioni più canoniche e, per certi versi, già viste, come Ut a mezzobusto con Leopoldo e simili. Alla fine, però, ha preso piede l’idea iniziale, quella di concentrare tutta la copertina, in maniera preponderante, sul protagonista, anzi, di più, sul volto del protagonista. Sulla sua maschera, così iconica e forte come immagine, che sembra avere di per sé una storia da raccontare, ma che al contempo è qualcosa che cela, che nasconde la verità.

Per concludere, con questo quinto albo UT sembra darci (quasi) tutte le risposte che attendevamo. Tutto è, ormai, più o meno chiaro, ma questo non significa assolutamente che la serie abbia finito di farci porre domande. “Histeria” svela una serie di misteri, ma solo per portarci più a fondo nel mondo di UT e condurci verso la conclusione, che promette di riservare ancora ulteriori rivelazioni.