Dopo Il canto del sangue, in cui aveva narrato la formazione e le prime sfide affrontate da Vaelin Al Sorna, Anthony Ryan torna a raccontare le vicende del Regno Unificato in Il signore della torre. Se il primo romanzo iniziava come una storia di formazione incentrata su un unico personaggio e in cui gradualmente si inserivano problemi grandi quanto l’intero regno, stavolta lo sguardo di Ryan è molto più ampio.

Si comincia con i protagonisti, non più solo Vaelin ma anche Reva, una giovane guerriera determinata a tutto pur di eseguire il compito che le è stato assegnato, l’amico di Vaelin Frentis, ora prigioniero e costretto a ubbidire a una padrona spietata, e la principessa Lyrna, le cui motivazioni adesso appaiono molto più comprensibili e meno dettate dal capriccio o dall’immaturità del personaggio.

Le loro avventure, ancora una volta, sono inserite nella cornice dei resoconti storici di Venier, resoconti che con il procedere delle pagine finiranno con l’intrecciarsi alle trame degli altri personaggi. Ryan si dimostra abile nel tratteggiare un quadro politico, religioso e militare complesso, in cui i vari elementi pur partendo da situazioni molto diverse arrivano a incastrarsi alla perfezione. Quelle che all’inizio possono apparire solo come vicende personali, pericolose e affascinanti ma legate ai singoli personaggi, si allargano fino a divenire fondamentali per il destino dell’intero regno. E, di pari passo con ciascuna decisione, con ciascuna svolta nella propria vita, Vaelin, Reva, Frentis e Lyrna devono confrontarsi con i propri dubbi personali, con le proprie convinzioni su ciò che è giusto o sbagliato, su ciò che gli è stato insegnato, e capire ciò che vorrebbero fare e ciò che possono, o che è opportuno, fare. I loro percorsi, molto diversi ma tutti egualmente tormentati, li rendono personaggi vivi, complessi e affascinanti nelle loro imperfezioni e nei loro tentativi di superare limiti che spesso non dipendono da loro.

Le quattro trame, cinque con Venier anche se la sua voce è meno presente e ha un tono più distaccato, sono ben bilanciate. La loro alternanza, mai forzata, concorre al crescendo di una storia capace di tenere il lettore sulle spine fin dall’inizio per poi arrivare a fargli divorare pagine su pagine senza sforzo alcuno fino al momento culminante, risolto con abilità. Se da un lato la conclusione scioglie determinati problemi, dall’altro ne pone di nuovi, perfettamente coerenti con la trama ma non per questo meno sorprendenti o preoccupanti. I guai per il Regno Unificato sono tutt’altro che finiti, e non è detto che in futuro si riesca a ottenere i risultati sperati. La trilogia si conclude con La regina di fuoco, e se Ryan si dimostrerà capace di mantenere il livello di questo romanzo sarà davvero una bella lettura.