La Legge del Giusto

 

 

Il cielo ruotò sulla sua testa mentre rovesciava gli occhi in preda a uno spasmo di dolore. Lottò con la pena e con il respiro bloccato in gola, finché riuscì a rilassare i muscoli della spalla martoriata. Rantoli brevi per rifornire i polmoni senza scatenare di nuovo le fitte. Sbatté le ciglia. Ne vedeva uno spicchio, di cielo, imbrunito dal fumo e dal crepuscolo imminente. Velato dal sangue che gli incollava le palpebre. Intorno a lui, schiamazzi e grida improvvise. Il trambusto s’era scatenato senza preavviso e adesso pareva scemare, satollo del piccolo massacro perpetrato. Probabilmente presto sarebbe tornata la quiete. In quel momento di strazio e smarrimento, tutto ciò cui riusciva a pensare era che sarebbe stato triste restare insepolto sull’erba, lacero banchetto per i corvi. Dopotutto, era una giornata così bella per mori…

Aaaaarghh!!! – un’esplosione lancinante gli devastò la spalla. Qualcuno lo aveva afferrato per il bavero della divisa e lo aveva costretto a torcersi. Annaspò, per un attimo fu sul punto di perdere conoscenza. Poi la vista tornò a farsi nitida: un individuo incappucciato curvo su di lui, la luce spietata nei suoi occhi castani. Provò a dire qualcosa (che cosa, poi?) ma aveva la gola intasata di sangue e fuliggine. Gli uscì soltanto un gemito rugginoso.

– I tuoi compari sono tutti morti. – annunciò lo sconosciuto. La sua voce suonò bassa e frusciante, attutita dal bavaglio che gli mascherava il volto. Lo scrollò leggermente, come a volersi assicurare che avesse udito. Fu un movimento delicato, ma tanto bastò a far vacillare di nuovo i suoi sensi. – Mi hai ascoltato?

Avrebbe potuto annuire, tuttavia temeva, così facendo, di tornare a sollecitare lo squarcio sulla spalla sinistra. Una freccia l’aveva trapassato appena sopra l’ascella. Una spanna più in là, e gli avrebbe spaccato il cuore.

– S-sì… – riuscì a bofonchiare.

Non aveva dubbi d’essere l’unico sopravvissuto. Aveva visto Wilh e Jan cadere durante le prime fasi dell’agguato. Di Stephan aveva riconosciuto le urla disperate mentre lottava per fuggire. Poi la freccia lo aveva centrato e il chiasso s’era affievolito assieme alle sue forze. Erano almeno una dozzina e avevano studiato con cura il proprio piano. Una decina di incidenti simili negli ultimi due mesi, nei quattro angoli del Principato. Avrebbero dovuto tenere alto il livello d’allerta ma…

Ma troppo spesso è difficile convincersi d’avere bisogno d’un elmo finché la mazza non viaggia contro la tua testa.

Scontavano ora le conseguenze di troppa superficialità. C’era solo da sperare che altri accumulassero miglior tesoro da quella sventura di quanto avessero fatto loro. Ma in fondo era un’apprensione che lui aveva scarso interesse a covare, visto che tra pochi istanti…

Aaaa… – questa volta non riuscì neppure ad articolare il lamento quando il bandito tornò a smuoverlo. Lo rovesciò su un fianco e gli indicò con un dito sporco di sangue il casello in fiamme. Una colonna di fumo torbido esalava dalle vampe che consumavano il casotto di legno. Il fuoco aveva attaccato anche il tetto di paglia delle stalle e non avrebbe impiegato molto a radere al suolo il piccolo complesso. I cadaveri di Wilh e Jan erano stati trascinati nel cortile, lontano dal rogo, e allineati supini. I due guardastrada erano giunti al casello nel primo pomeriggio per concedere una sosta alle cavalcature e alle proprie schiene, prima di proseguire per Moiserbach. Le loro famiglie ne avrebbero atteso a lungo il ritorno. Tre banditi stavano trasportando nel cortile anche Stephan, il suo collega gabelliere.

– Non era nostra intenzione uccidere. – mormorò lo sconosciuto che ancora lo teneva per la casacca, tanto piano che lui si domandò se non stesse riflettendo a voce alta. Tornò a squadrarlo. – Avreste dovuto deporre le armi, eravamo in troppi. Il principe non ha bisogno di eroi, né tanto meno di martiri.

Stavolta si sforzò davvero di parlare. Nessuno di loro aveva aspirato a immolarsi per la causa, nondimeno non gli sembrava affatto che quei farabutti avessero tentato di neutralizzare la loro legittima difesa con altro che un nugolo di frecce. Una volta caduti Wilh e Jan, lui e Stephan non avevano avuto altra scelta che prepararsi a vendere cara la pelle nell’attesa di scovare una via di fuga. Gli avessero espresso più esplicitamente prima l’intenzione di non ammazzarli, con ogni probabilità avrebbero consegnato le armi senza troppe proteste. – Ba… stardi… – riuscì a formulare. – Mani… gol… di… –

Il bandito scosse la testa. – Non era nostra intenzione uccidere. – ribadì. Accennò con il capo al forziere che alcuni dei suoi avevano cavato fuori dal seminterrato blindato del casello prima di darlo alle fiamme. – Ci interessava soltanto il denaro. Quello e… un segno. – Fissò la maschera insanguinata che si trovava dinanzi e dovette scorgere l’interrogativo nei suoi occhi, poiché s’affrettò ad aggiungere: – Un segno dello spregio che nutriamo per l’autorità tiranna del principe e per la sua legge autocratica. Se quel denaro è il frutto del balzello che estorce al popolo, allora noi ci arroghiamo il diritto di estorcerlo a lui. La nostra legge contro quella del despota.

Il dolore alla spalla era ormai insostenibile. Un grave senso di nausea gli squassava le viscere, un fischio gli trapanava le orecchie. Nonostante questo, radunò le forze residue per ringhiare tra i denti. Lo avrebbe aiutato a guardare dritto negli occhi la morte incombente. – E di chi è… la legge di cui… parli?

Lo sconosciuto raddrizzò la schiena e lo scrutò senza rispondere. Tre figure anch’esse avvolte in mantelli e cappucci si delinearono alle sue spalle. Ancora impugnavano gli archi con cui avevano seminato morte.

– Uccidi… mi dunque, se non… merito… risposta. Che sia velo… ce, te ne… prego… –

– Non ci sarà altro sangue sparso su questa terra, non oggi. – Il bandito di alzò in piedi. – La missione è compiuta, ma il messaggio va ancora recapitato. L’affidiamo a te, ché dalla tua bocca raggiunga le orecchie tese ad attenderlo. Questa è la legge del Giusto, e che al suo verbo tremi il trono del tiranno.

– La legge del… Giusto… – mormorò mentre già la vista s’andava annebbiando.

Percepì appena le mani che lo afferravano e lo caricavano di traverso sul dorso del cavallo. I sensi lo avevano ormai abbandonato allorché la bestia fu guidata sulla strada maestra e spronata a seguirla verso sud, lungo la pista che s’inoltrava fra i pini ammantati dal vespro.

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