Cercando nel panorama italiano alcuni autori (sia di narrativa che di disegno) che avessero dimostrato nei loro lavori uno stretto rapporto tra realtà e fantastico, è risultato che questi fossero tutte donne. 

Da qui nasce il titolo del panel della mattina del 31 ottobre nella Sala Ingellis: Le regine dello Storytelling.

Per l'occasione sono state invitate cinque importanti autrici del panorama fantastico italiano, moderate da Pierdomenico Baccalario: Silvana De Mari, Virginia De Winter, Lavinia Petti, Teresa Radice e Cecilia Randall. L'autrice della saga di Hyperversum, però, non è intervenuta all’incontro per problemi di salute.

Fantasy o fantastico?

Di fatto loro non scrivono di fantasy, ma piuttosto di fantastico, spiegandoci che cos’è e perché.

Come diceva Kafka, la letteratura fantastica è il mondo in cui rinchiudiamo i mostri, così ha risposto Silvana De Mari, semplice e lapidaria.

Anche Virginia De Winter si ricollega a quest’affermazione, concordando sul fatto che le fiabe sono crudeli: sono lette ai bambini ma non sono per bambini.

In esse si affrontano temi forti (abusi, uccisioni, maltrattamenti) che se non venissero trasportati in un mondo fantastico, di invenzione, risulterebbe difficili e pesanti da affrontare per i più piccoli.

Aggiunge, inoltre, che è proprio l’ambientazione il punto di partenza per scrivere le proprie opere, in particolare traendo spunto dalla storia e dalla tradizione italiana.

Come spiegò una volta Cecilia Randall, il fantastico non è qualcosa di inventato completamente, come può esserlo un mondo nuovo come la Terra di Mezzo, ma ha un rapporto molto più diretto con la realtà che ci circonda.

Infatti, per Lavinia Petti questo genere deve partire dalla realtà e dalla scoperta ed esplorazione delle sue cosiddette crepe, ovvero gli aspetti più cupi.

Tra le voci delle tante scrittrici ascoltiamo anche quella di una sceneggiatrice di fumetti. Teresa Radice prende le parti oscure delle storie per farne trasparire la luce attraverso quelle crepe di cui parlava poco prima.

Il bene e il male

Ispirandosi dunque a questi aspetti negativi, seppur in modi diversi, è interessante capire come vedono il rapporto tra bene e male.

Per Silvana De mari e Lavinia Petti il bene è una capacità di scegliere e quindi un sorta di liberà, di libero arbitrio.

La De Winter, invece, analizza a fondo la coesistenza di queste due forze all’interno della stessa persona la quale, dunque, è capace di filtrare le varie situazioni in modi diversi.

L’opinione di Teresa Radice si allontana abbastanza dalle precedenti. Infatti, per lei i cattivi hanno quel modo di fare (apparentemente) sbagliato, i cui difetti sono a volte fonte di insegnamento maggiore rispetto ai ‘maestri buoni e perfetti’.