In occasione dell’edizione 2016 di Lucca Comics & Games, tra gli ospiti di eccezione abbiamo incontrato direttamente dal Giappone Yun Kouga (pseudonimo per Risa Yamada), famosa autrice di manga tra cui Earthian e Loveless. Presso la Camera di Commercio, in corte Campana 10, martedì 1° Novembre, la mangaka si è presentata per rispondere alle domande dei presenti, anche quelle più curiose. La accompagnavano la sua manager e il suo editore, della casa editrice giapponese Ichijinsha, nonché Caterina Rocchi in qualità di interprete.

Di seguito l’intervista all’autrice.

Come mai, dopo aver cominciato come autrice di  doujinshi “maschili”, ha cambiato genere e si è rivolta a un pubblico femminile?

In Giappone i manga non vengono pubblicati in volumi come in Italia, bensì in raccolte di capitoli che escono mensilmente. All’inizio i miei vicini di casa mi passavano raccolte di manga “maschili” e sono cresciuta leggendo quelli.

Il dolore è un elemento cardine all’interno dell’opera di Loveless, basti pensare ai personaggi di Ritsuka e Soubi. Ci può spiegare questa scelta?

Il dolore è inevitabile nel vivere e nell’essere umani, per questo lo incorporo spesso nelle mie opere. Tuttavia tratto di personaggi che non rimangono chiusi nel loro dolore, ma cercano di superarlo in maniera matura, e questo li rende più forti, più veri e in grado di rapportarsi con gli altri personaggi.

Quale autore emergente di manga, negli ultimi anni, ha letto e ha pensato che sfonderà nel mercato?
 

Mmm, domanda difficile… ho letto Hetakoi, sempre della Ichisinsha. Poi mi è piaciuto molto un altro manga, di cui non ricordo il nome, che parla di una ragazza che fa stalking al suo senpai. È interessante perché questo ragazzo sta combattendo per salvare la terra e lei, seguendolo, si trova nelle situazioni più assurde. È una serie nata da poco, ancora non arrivata in Italia, e la trovo curiosa perché è un po’ diversa dal solito.

Quali sono state le sue influenza letterarie, giapponesi od occidentali?

Cerco di seguire i comics americani, anche se è difficile trovarli in Giappone. Comunque vado a vedere film come Batman, Superman, quelli della Marvel. Ultimamente mi piace molto la serie di Flash e Kingsman. Ah, e mi piace Harley Quinn.

Che ne pensa di Deadpool invece?

Non lo so, non l’ho ancora visto, ma mi piacerebbe vederlo.

Conosce il fumetto europeo? Secondo lei è influenzato da quello giapponese e viceversa?

Non ho molte occasioni di leggere fumetti europei in Giappone, non li traducono. Però mi interesso dei manga coreani e cinesi. Per quanto riguarda l’influenza dei manga giapponesi in Europa, mi fa piacere.

Tornando a Loveless… nel mondo di Loveless i personaggi appartengono al genere kemono, presentano cioè elementi tipici tratti dal mondo degli animali. In questo caso, si tratta delle orecchie e delle code tipiche dei gatti, elementi che scompaiono solo con la crescita emotiva e sessuale dei personaggi. Qual è il significato simbolico di questa scelta?

Loveless non è ambientato nel nostro mondo, bensì in un luogo simile ma leggermente diverso dalla nostra realtà. L’elemento visuale delle orecchie voleva metterlo in chiaro. Quando crei un manga, hai la libertà di inserire tutti gli elementi fantastici che vuoi. A me piaceva l’idea di incorporare questi elementi “fantasy” alla vita reale. In verità, le orecchie le ho usate non per qualche strano significato simbolico, ma perché sono carine.

Perché i personaggi con gli occhiali sono ricorrenti nelle sue opere? 

Perché mi piacciono gli occhiali, trovo che rendano il personaggio affascinante. Tendo a mettere gli occhiali ai personaggi che mi piacciono.

Nel prossimo manga, allora, quale elemento le piacerebbe mettere?

Ultimamente vado pazza per divise scolastiche e abiti eleganti da uomo… potreste trovare questi.

 
Da giovane era un'autrice di doujinshi, quella che in Italia chiameremmo autrice di fan fiction. Come quest’esperienza ha influenzato la sua carriera futura?

Le persone che incontro quando lavoro come doujinka sono amici, quando disegno doujinshi penso di disegnare non per i fan ma per degli amici. Quindi è diverso disegnare da mangaka, dove sei la sensei e vieni elevata su un piedistallo. Nelle doujinshi ti puoi mescolare con il pubblico.

È anche una gamer?

Mi piacciono i videogiochi. Ho cominciato con Dragon Quest e poi ho sempre continuato. Ultimamente però mi limito a due-tre giochi l’anno, altrimenti diventa impegnativo, ma questi pochi me li godo. Mi piacciono anche i giochi più “sociali”, dove si può interagire con altri giocatori.

Come si è trovata a Lucca Comics & Games?

Arrivando a Lucca, mi è sembrato di entrare in una fiaba. In Giappone non sarebbe possibile fare una cosa del genere. Il Comiket di Tokyo è più un’esperienza personale, vai lì con un obiettivo ben preciso, mentre Lucca Comics è un evento più collettivo. L’atmosfera, le persone, il paesaggio lucchese mi sono rimasti impressi, sono così diversi da quelli a cui sono abituata! Nel Comiket c’è una tensione diversa, qui a Lucca è tutto più gioioso.

Al Comiket ha presentato le sue doujinshi?

Esatto. Il processo di creazione di uno doujinshi è semplice, si può disegnare quello che si vuole. Si trova un manga che ci piace, ci facciamo sopra una doujinshi e la presentiamo al Comiket. Lo spirito della doujinshi è che una persona fa da sé, si sceglie tema e deadline, e presenta il suo lavoro con le sue forze.

Che feedback ha avuto con i fan italiani? È diverso da quello dei fan giapponesi?

È la prima volta che vengo in Italia, ho ricevuto una calda accoglienza dai fan italiani, sono molto contenta.

E noi siamo contenti di averla conosciuta, almeno in piccola parte. Ringraziamo Lucca Comics & Games che ci ha permesso di incontrarla come ospite e la Lucca Manga School, che ci ha aiutato con l’interprete e ha collaborato nelle stesura di questa intervista.