Il secondo capitolo della Red Rising Saga, Golden Son – Il segreto di Darrow (Golden Son) comincia catapultandovi, letteralmente, nel pieno dell’azione e trasmettendovi già dalla prima frase del primo capitolo lo stato d’animo di oltre 450 pagine:

Il mio silenzio rimbomba.

Venticinque caratteri, innumerevoli significati. Vale per Darrow ma abbiamo imparato, dopo il primo terribile anno all’Istituto, che è un sentimento corale. Ora scopriremo un’ulteriore declinazione di questa coralità perché i nostri, dopo l’Accademia, saranno alle prese con il prosieguo di quella che, inizialmente, ci era sembrata la missione del giovane Darrow, il Rosso diventato Oro, destinato a stravolgere gli equilibri sociali dopo la gerarchizzazione dei popoli secondo i colori, con gli Oro a capo di un mondo che deve rimanere in equilibrio e non scompensare il loro stile di vita, seppure profondamente corrotto e avvelenato.

Abbiamo scoperto le caratteristiche degli Argento, dei Rame e dei Verdi, il fascino dei Blu, a cosa "servono" i Rosa e che incarichi siano affidati ai Viola e ai Grigi; prima di tutti, però, abbiamo conosciuto e simpatizzato con i Rossi, l'ultima ruota di una macchina perfetta per pochi, ma questo poco ci stupisce: distopico che sia, anche questo libro ci racconta una nuova metafora di come va spesso la vita, e ne traccia un possibile scenario futuro.

Non avrete molto tempo per prendere fiato, per cui vi consiglio di rassegnarvi fin da subito: sarete travolti da una narrazione effetto vortice, da cui vi costringerete a staccarvi solo per spirito di sopravvivenza.

Non mi soffermerò sulla trama, perché c’è un rischio così alto di spoiler che raramente si trova in un libro, anche se in realtà non è corretto parlare in questi termini: Brown ha la capacità di ribaltare i fronti, le alleanze, le strategie, tenendovi col fiato sospeso fino alla penultima pagina.

Se siete entrati nel mood dei ragionamenti dei suoi protagonisti così perfettamente delineati (e non si smentisce neanche in Golden Son) può anche darsi che succeda quello che più o meno vi aspettate. Il problema, o il lato positivo, è che non riuscirete a capire esattamente quando; questo mi sembra comunque un bene e le sorprese non mancheranno, tantomeno la tensione e in certi casi l’ansia.

Brown è bravo a raccontare e a descrivere, a tracciare non solo il profilo di tutti i personaggi che contano (e in effetti sono tanti), a dipingere con vari espedienti l'evoluzione dei loro pensieri, la crescita o l'involuzione dei rispettivi sentimenti. Più che in Red Rising, in cui si sondava il terreno, si osservava lo svolgersi della storia, si lasciava che l'autore intessesse le varie trame, in Golden Son si ha la sensazione di essere trascinati in avanti, ma nello scorrere delle pagine quelle trame si infittiscono e a volte si ingarbugliano così tanto che avrete la sensazione di dover riprendere fiato ma, ve lo garantisco, ne varrà la pena. Come Darrow dall'esecuzione di Eo, ci sentiamo protesi verso il futuro guardandoci relativamente indietro, ma sicuramente tentando di guardarci alle spalle. Non vi deluderà l'introduzione di nuove figure: contribuiscono a definire con maggiore intensità lo scopo per cui Darrow potrebbe diventare il simbolo (o l'artefice?) di un cambiamento. Ma chi è con Darrow? Chi è veramente contro di lui? Che ruolo gioca ognuno, e cosa spinge ciascuno a fare una scelta piuttosto che un'altra? Chi è di ampie vedute e chi, invece, pensa di potersi crogiolare nelle proprie piccole certezze, incurante del fatto che ogni azione genera una reazione e delle conseguenze? Come disse un mago molto saggio, Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte, e questo sarà il banco di prova su cui si snoderanno le sorti di questi personaggi, forse anche dello stesso Brown. 

Darrow, più che il Mietitore, in questo capitolo ci sembra diventare il Giocoliere, o se volete un Arbitro, intento a mantenere certi equilibri. E invece, chi è il Burattinaio? Chi il Solista? E il Suicida? A voi scoprirlo.

Edoardo Rialti anche stavolta riesce a rendere giustizia alla versione italiana. Che i due si conoscano non è detto, ma di certo il giovane fiorentino, forse anche a causa dei propri natali, è riuscito a calarsi completamente nell'immaginario dello scrittore statunitense, centrando le giuste sfumature dei registri, la ricercatezza dei termini, probabilmente lo stile. La percentuale di refusi è così pari allo zero (grazie, di cuore) che contribuirà a non farvi alzare gli occhi dalle pagine.

Concludendo. Golden Son partecipa nel rendere la Red Rising saga, a cui presto si aggiungerà un quarto capitolo, un capolavoro, un romanzo che competa e vinca a mani basse su tutti gli altri distopici fino a questo momento pubblicati?

Sì, da un lato, ma per ora no, per questo merita "solo" 4 stelline. Nel dirlo, mi sento come Danzatore e Mickey, con tutto quel carico di aspettative nei confronti dell'impresa di Darrow, nel mio caso del "mio" Brown. Ci sono ancora due libri per capire come andrà. Sarà vera gloria? A Pierce Brown e alle sue scelte (più che alle sue indiscutibili capacità) l'ardua sentenza.