E lo scrivete, il documento. Alla fine vi danno mano anche il Paride e il Silli: una buona definizione dei giochi di ruolo e qualche riga su perché fanno bene e non male. Lo mandate ai principali quotidiani. Nessuno ve lo pubblica, ma dopo dieci giorni, uno a cui aveva mandato un sollecitino la madre di Leia che conosceva gente dentro, ne pubblica un estratto.

Ma che cazzo, così si capisce ancora meno… Dovevano metterlo tutto! Il Paride.

Lo abbiamo fatto troppo lungo, sospira il Silli.

Raga’, ma che vi aspettavate… È tanto se hanno fatto questo riquadro, alla fine quel che conta c’è, no?

Gli amici: “Non sono stati i giochi di ruolo a uccidere Melzi”

Bah. A parte che non eravamo suoi amici, e così ce lo mettono pure più vicino…, fa il Paride.

…Ma soprattutto, continua Leia, con quelle virgolette, quel Gli amici, alla fine passa quasi più l’idea che sono stati i giochi di ruolo.

Sentite, in tutto questo io c’ho da rifare il personaggio, dice Andre. Come vedete ho sopportato la morte con dignità.

Neanche ti sei impiccato, fa il Silli, ormai ‘sti giochi non li prende sul serio più nessuno.

Dai, seri. Che sennò non si comincia mai. Cosa vuoi fare?

Ce l’ho già pronto. Biclasse guardacaccia-druido, razza Boschi Rossi. Ho fatto i calcoli, con i punti esperienza che toccano a chi riparte mi dovrebbe venire del terzo…

Che merda, fa il Bollo. Dovresti darne molti di più…

Vero, fa il Paride.

Mentre parte l’ennesima polemica, o meglio concertazione sindacati-master sulle regole, ecco che a Leia squilla lo Startac.

Pronto… Sì sono io… Aha? Sì, sul giornale… Ah, mia mamma, certo… Come? Aha?

Tappa lo sportellino con la mano, sussurra:

È dalla RAI…

E così eccovi a pensare a come organizzarvi per andare a ViviMattina. Nessuno degli altri vuole venire. Il Paride: attirerete solo altra attenzione; Tiziano: vi faranno dire quello che vogliono loro; il Bollo: t’immagini, e cosa gli racconto…; il Silli: dite che adoriamo Satana!; Andre: io ci sono se mi fate venire vestito da barbaro. Florian, che in quel periodo è tornato a giocare, non dice niente perché sa già da sé di non essere nel Cerchio Interno. Restate voi.

Che poi, dice il Silli, siete quelli che chiacchierano meglio. Va bene così. Oh, non sputtanate Tiziano.

Ma t’immagini!

Scherzavo. Fate a modino. Magari potrebbe essere utile preparare delle definizioni dei GdR.

Vero…

Poi, la menerei con una roba alla Castaneda tipo “conta il viaggio, non la destinazione”.

Tu Leia, non fai anche delle specie di giochi di ruolo con le aziende, lì col vostro dipartimento?, dice il Bollo.

Sì, ma non c’entra molto…

Dirlo può essere un modo per farli prendere più sul serio, forse.

Stiamo zitti su quella storia, dice il Silli. Dovresti pagarci pure i diritti.

Cazzo dici?

Almeno al master. State a far soldi col gioco, o sbaglio?

Guarda che non è il nostro sistema.

Ma ti sei ispirata. Ora dimmi che se non venivi qua a giocare ti inventavi quella roba.

Guarda che la prima volta che ho tirato un d20 avevo nove anni, te lo può dire anche lui.

Fatela finita. Altre idee?

Quanto avete? Chiede il Paride.

Dice tre minuti e mezzo…

Perché non leggete i critici del Rolemaster? Ride Andre. Così sì che passiamo da psicopatici…

Dai, seri…

Alla giocata successiva, il Silli sbatte sul tavolo uno spiralato.

Che roba è? Nuove regole?

Aprilo.

“Tracciare una storia del medium è impresa complessa nella quale un solo passaggio appare facile: essa comincia in quel momento del 1974 in cui Dave Arneson e Gary Gygax, in un garage di Lake Geneva, Wisconsin, inventano il Dungeons & Dragons. Esso tuttavia non sgorga dal nulla. Le regole arrivano…”

Ma cosa..?

Vai avanti, sorride il Silli. Leggi.

Ok. “…da Braunstein, un wargame amatoriale scritto da un amico di Arneson, Dave Wesely, nell’idea di una sovrapposizione uno a uno tra giocatore e personaggio, e dal gioco di Arneson da esso derivato, Blackmoor, e per tutto il resto da Chainmail, un wargame ideato da Gygax, che a sua volta non sarebbe esistito senza Gettysburg (1958) e il suo predecessore diretto Tactics di Charles Roberts (1952), e siamo già dentro a una genealogia. Prima di essi, ed è un presagio della fusione tra wargame e speculative fiction che avrebbe portato al gioco di ruolo, è lo scrittore H.G.Wells a dare vita a Little Wars, proto-wargame del 1913 nato come risposta “pacifista e catartica” a quel Kriegsspiele inventato cento anni prima (e finito addirittura tra gli esercizi obbligatori degli ufficiali di Bismarck) da un Von Reiswitz che non poteva permettersi il War Chess, versione potenziata degli scacchi ideata dall’entomologo e Pagenhofmeister dell’accademia militare di Braunschweig J.C.L. Hellwig, con 1600 caselle di colori diversi a seconda del tipo di terreno. Un gioco così complesso che introduce un terzo giocatore neutrale, ed ecco il dungeon master, poi ripreso da Wesely, e poco dopo da Arneson e Gygax. Non era il primo boost agli scacchi: già il Königsspiele aggiunge pezzi e caselle, e siamo nel 1664, né si è al capolinea con gli scacchi. Anch’essi hanno un predecessore, nel Chaturanga sanscrito, e tutti hanno un decano finale nel Senet egizio, trenta caselle per far interpretare ai giocatori anime in viaggio nell’aldilà.”

Gli altri sono bloccati ad ascoltarti. È Andre il primo a chiedere se è quel che sembra. Il Silli sorride ancora:

Sì, è la storia dei giochi di ruolo… L’ho scritta un po’ di tempo fa. Volevo farne un libro, ma mi mancavano troppi elementi, e poi non è una cosa che si può veramente fare: la storia di questo medium è quella delle centinaia di milioni di campagne svoltesi in stanze come questa, che nessuno ha registrato. Però per la trasmissione magari vi è utile.

E dopo Dungeons & Dragons?

Dopo, ci sono un bel po’ di giochi. Se leggi, vedrai. Ho messo quelli davvero significativi, che hanno portato il medium un po’ più in là. Alla fine ciò che conta è l’idea chiave, il fatto che ci siano dei giocatori, un master, dei personaggi da interpretare, un mondo e un sistema aperto di regole…