Berserk è un manga noto a tutti coloro che hanno cavalcato l'ondata di entusiasmo fumettistico nel pieno degli anni '90. L'estetica “sporca” delle pesanti chine di Kentaro Miura, le tematiche cupissime e la spropositata – ma mai irragionevole – quantità di violenza hanno certamente attirato una consolidata fascia demografica, avviluppandola in una narrazione sorprendentemente epica e coinvolgente. Sono passati 20 anni, l'autore nel frattempo è invecchiato e, complice la sua meticolosità, impiega sempre più tempo a completare i capitoli, protraendo all'infinito i tempi d'attesa tra un volumetto e il seguente. Parallelamente sono nate due serie animate e tre lungometraggi, ma Berserk and the Band of the Hawk è il primo videogame tematico dai tempi dell'ormai remota PlayStation 2. È in grado di reggere il desiderio ludico dei molti appassionati?

L'età dell'oro – la trama

Guts è un orfano addestrato sin dalla tenera età alle brutture della vita. Barbarie, abuso, omicidio sono i dogmi con cui è forgiato, solamente il suo spadone gli si dimostra amico mietendo i suoi avversari e fornendogli il pane quotidiano. Le Midlands sono infatti dilaniate da furenti schermaglie e un abile quanto sacrificabile combattente è ben accolto nei plotoni riccamente finanziati dai nobili desiderosi di risaltare agli occhi del sovrano.

Durante una delle frequenti pause tra una battaglia e la successiva il giovane si imbatte nel leader di un'affiliazione mercenaria nota come banda dei falchi bianchi, Griffith, finendo con l’essere arruolato contro il proprio desiderio. Per la prima volta Guts si ritrova a vivere in un contesto che finisce col considerare familiare, rinunciando gradualmente alle sue barriere emotive per creare dei legami duraturi di stima e di affetto. Inizia un periodo prospero per il manipolo di uomini, la loro influenza diviene presto incisiva e il loro nome viene acclamato negli annali nel momento in cui il loro intervento risulta vitale per la conclusione di una guerra durata centenaria.

Le cose belle non sono tuttavia destinate a durare. Guts sente la necessità di trovare una sua strada e Grifis, sconvolto dall'abbandono dell'amico, commette una mostruosa gaffe politica che distrugge tutto quello che aveva creato. Il leader dei falchi bianchi viene pertanto catturato e torturato, la sua volontà spezzata. In questo momento di buia disperazione Griffith sottoscrive un patto con dei demoni, immolando il suo plotone in cambio del potere illimitato che gli consentirà di realizzare le sue ambizioni. Il sole si eclissa e mostri in estasi danno il via a un immondo rituale orgiastico di sangue, solo Guts e la sua amante Casca riescono a uscirne vivi ma al costo di profonde ferite fisiche e mentali. Allo spadaccino non resta che una profonda ira funesta e un ingovernabile istinto di vendetta.

Il falco caduto – Sistema di gioco

Berserk and the Band of the Hawk è quello che gergalmente viene definito Muso, un genere videoludico atipico che risulta di fatto monopolizzato dalla Koei Tecmo Games. Partorito dall'azienda stessa agli albori del millennio, lo stile Muso vede una serie di guerrieri contrastare autonomamente eserciti interi di nemici, alternando tecniche scenografiche a supermosse sopra le righe pur di consentire ai giocatori di mietere migliaia di vittime a partita.

Berserk

Berserk

Articolo di Terry Perrelli Lunedì, 7 novembre 2011

Invito alla lettura di uno dei manga più famosi di tutti i tempi.

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Non essendo una categoria affine ai gusti di tutti e tenendo conto della scarsa diffusione della tipologia specifica del titolo in questione, viene naturale orientarsi paragonandolo alle precedenti esperienze offerte dagli storici sviluppatori Koei, gli Omega Force. In questo senso l'avventura di Guts è, mi duole ammetterlo, assolutamente carente. Il poco impegno dedicato al prodotto in licenza è percepibile già dalla elementarità del menù principale, il quale mostra solamente qualche testo e uno sfondo animato poco interessante.

La bontà di un’opera non sta (solo) nell’originalità: Berserk! (1/4)

La bontà di un’opera non sta (solo) nell’originalità: Berserk! (1/4)

Articolo di Mirco Tondi Lunedì, 8 aprile 2013

Un viaggio attraverso le fonti d'ispirazione a cui Kentaro Miura ha attinto per la realizzazione di Berserk: da miti, folclore, religioni di ogni cultura passando attraverso la letteratura, il cinema, l'arte, i fumetti fino a giungere alla storia.

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Le modalità di gioco a disposizione sono altrettanto essenziali, limitandosi a una miriade di livelli legati da una storia ampiamente esposta tramite spezzoni di video e a un’infinita torre di babele giustificata esclusivamente dall'angosciosa brama collezionistica tipica del giocatore incallito. Poca roba, insomma, se comparata alla cura riposta in One Piece: Pirate Warriors 3, Dragon Quest Heroes o Hyrule Warriors, baluardi d'eccellenza Muso.

Ridotte all'osso sono persino le meccaniche più elementari. Nessuna tecnica di squadra e mosse tutt'altro che varie, sembra di essere tornati agli standard di diciassette anni fa, forzati come si è in una spirale di ripetitività claustrofobica. Come se non bastasse, quelle poche cose che si possono fare si fanno anche male, visto che la mattanza viene scarsamente sostenuta dall'hardware PlayStation 4 generando un'infinità di rallentamenti nelle fasi più concitate.

L'immagine persistente dell'occhio sinistro – gli intermezzi

A ben considerare vi è un elemento particolare che diversifica Band of the Hawk dai suoi predecessori: la massa di clip cinematografiche. Koei ha sfruttato fino al nocciolo la licenza su cui ha messo le mani, iniettando nel proprio prodotto una selezione video di film e cartoni legati a Berserk. Sto parlando di molteplici ore di animazioni di diversa natura cucite tra di loro in maniera coerente che, tuttavia, scompaiono bruscamente durante l’ultimo atto dell’esperienza, venendo sostituite da narrazioni più tradizionalmente videoludiche e statiche.

Quello che è successo è ovvio. La trama del videogame segue i binari del fumetto fino ad arrivare alla sconfitta dell'imperatore Ganishka, ben oltre alle disponibilità del girato a oggi diffuso sul piccolo schermo. Nonostante la presenza di questa barriera sia comprensibile, è impossibile non notarla o non costruirsi l'idea che tutto il videogame sia un'oculata operazione commerciale o pubblicitaria, vanificando la forza di uno dei pochi elementi peculiari riscontrati.

L'ombra dell'idea – Conclusione

Berserk and the Band of the Hawk è carente sotto ogni punto di vista e si dimostra inferiore alla media dei Muso di ultima generazione, ma è anche vero che il pubblico a cui vuole ammiccare non è affatto quello dei giocatori occasionali, quanto quello dei fan sfegatati che non vedono l’ora di sventrare troll con spadoni esageratamente ingombranti. I fedelissimi di Guts, complice l'assoluta mancanza di alternative, sapranno sicuramente trascorrere ore di svago con il titolo stringendo i denti pur di sbloccare tutti i costumi e i potenziamenti, molti dei quali richiedono più pazienza che bravura.

Se non sapete cosa sia un “bejelit” evitate il gioco depistandovi su qualcosa di migliore, altrimenti cedete pure all'irrefrenabile fanatismo, ma aspettate di recuperare il gioco a un prezzo invitante, visto che la qualità del prodotto non giustifica affatto un significativo investimento monetario.