Il fumetto Marvel, complice l'acquisizione dell'azienda da parte della Disney Corporation, è uscito ormai da tempo dagli scantinati bui e umidi a cui era relegata l'immagine stereotipata del nerd patetico e mammone: ogni sfumatura umana – che sia etnica, sessuale o anagrafica – ha ormai un minimo di confidenza con le nozioni super-eroistiche. Il desiderio Disney di accontentare il pubblico fino a ottenere una dominanza su scala globale è infatti evidente dai tempi del film IronMan 3, quando cioè la produzione ha girato scene specifiche che andassero a sedurre il proficuo mercato cinese.

Il caso delle scritte indesiderate

In questo contesto globalizzato e politicamente corretto si è stagliato il fumettista indonesiano Ardian Syaf, artefice del primo numero di X-Men Gold che ha inserito tra le pagine dell'albo dei disegni facenti riferimento a una ben precisa serie di eventi politici in corso nella sua terra natia. Al centro del ciclone sono delle tavole in cui l'X-men Colosso indossa una maglietta marchiata dalla scritta “QS 5:51” e su cui un cartellone reclamizza un laconico “212”.

Qui è opportuno un brevissimo approfondimento sulla questione politica internazionale: l'attuale governatore di Jakarta, Basuki Purnama Tjahaja, è stato accusato di blasfemia per aver criticato l'uso che i suoi oppositori fanno di un particolare passaggio del Corano (Al Maidah 5:51, appunto). Questo stralcio, secondo alcune traduzioni, intimerebbe ai mussulmani di non accettare come proprio leader chiunque sia di fede giudeo-cristiana, dettaglio che certo ostacola i progetti del governatore, dichiaratamente cattolico.

Il suo criticare l'interpretazione del Corano è stato letto dai suoi detrattori come un affronto diretto al testo sacro, dando vita a una serie di manifestazioni iniziate il 2 dicembre 2016 (sintetizzato nella cifra 212, ovvero 2/12). L'intervento fumettistico di Syaf, notoriamente attivo sul frangente civico-politico, è apertamente in supporto a questo movimento di protesta, cosa che ai suoi datori di lavoro non è per nulla piaciuta. Già in passato la DC era intervenuta per oscurare un suo velato sfogo propagandistico, ma questa volta la delicatezza della questione è acuita dalla malizia situazionale dell'inserire le citazioni in contesti che offrono parallelismi fin troppo faziosi. 

Posto sbagliato, momento sbagliato

In un caso Kitty Pryde, personaggio di fede ebraica, racconta a un gruppo ostile le difficoltà dell'essere il nuovo leader degli X-men, mentre nell'altro Colosso viene sconfitto sul campo da baseball da una mossa sleale del mutante cristiano Nightcrawler. Posizionati a questo modo, gli imprinting, oltre a esplicitare una più che legittima preferenza politica, sembrano promuovere aggressivamente una condotta discriminatoria di stampo religioso, creando tra le altre attriti col messaggio di accettazione e comprensione di cui si sono sempre voluti vestire gli X-men.

I rimandi, oscuri pressoché a tutti, sono ovviamente stati colti al volo dai lettori d'Indonesia e l'informazione è rimbalzata sulla Rete fino a giungere all'orecchio della casa editrice che ha celermente fermato la stampa dello spillato e a rilasciato la seguente dichiarazione:

L'illustrazione di X-men Gold #1 in questione è stata inserita senza la consapevolezza dei significati segnalatici. Questi riferimenti impliciti non riflettono le prospettive dell'autore, degli editori o di chiunque lavori alla Marvel e sono in diretta contrapposizione con l'inclusività di Marvel Comics e di quello che rappresentano gli X-Men dai tempi della loro creazione. Questa illustrazione sarà rimossa dalle future stampe, versioni digitali e volumi brossurati e sono in corso azioni disciplinari.

Opinione o propaganda?

Non è ancora chiaro quali siano le azioni disciplinari in questione, ma la co-creatrice della nuova Ms. Marvel, G. Willow Wilson, ha definito l'intera faccenda come un “suicidio artistico” ed è probabile che la carriera di Ardian Syaf finirà con il subire un notevole rallentamento, se non un arresto completo. In tutto questo si ha da sollevare una questione ancora più sottile, cioè quella della libertà di parola. Le prese di posizione politiche non sono certamente aliene al settore fumettistico, ultimamente abbiamo visto tanti elogi di Obama quante critiche a Trump, ma sono poche quelle che recentemente hanno sollevato un tale polverone (anzi, molte erano sostenute con una diffusa approvazione). Il messaggio veicolato dall'illustratore è difficilmente condivisibile dalla nostra società e anche in Indonesia molti mussulmani ne prendono le distanze, ma è meritevole di censura? E come si può definire il limite per cui un'opinione vada “disciplinata” senza schiacciare l’individuale libertà di espressione?