La  giovane Mae non potrebbe essere più felice. È stata appena assunta da Il Cerchio, un'azienda che include in sé tutte le caratteristiche di Facebook, Google ed Apple. Un luogo di lavoro ambitissimo, dove la Customer Care è diventata Customer Experience. Un luogo inclusivo. Un campus nel quale si vive un'esperienza immersiva insieme agli altri Circler, pendendo dalle labbra dei due CEO dell'azienda, Bailey e Stenton, continuatori dell'opera del fondatore Ty, ritiratosi per meditare su nuove brillanti idee.

Un luogo dove le idee, mediante la tecnologia, possono diventare realtà.

Quello che Mae non comprende all'inizio è che il relativo benessere ha un prezzo. Se da un lato Il Cerchio le paga le spese mediche per il padre malato, d'altro le chiede, senza che sembri una costrizione, di installare telecamere in ogni stanza della casa, perché tale assistenza sia più efficace.

E perché non essere anche lei "trasparente" installando una telecamera che mostri all'intero social network tutto quello che sta facendo?

L'ascesa di Mae è inarrestabile, le sue idee vengono accolte con entusiasmo. Ma qualcuno è perplesso. La sua vecchia amica Annie per esempio, che del Cerchio è una dirigente, e l'ha aiutata a entrare. Il misterioso Kalden, che cerca di avvisarla a più riprese. L'ex ragazzo Mercer, che vorrebbe sparire, sottrarsi alla visibilità "social".

Il Cerchio di Dave Eggers è una distopia che non vuole lasciare speranza. Lentamente, con "colpi di scena" purtroppo prevedibili, assistiamo alla chiusura del Cerchio, alla lenta ma inesorabile calata sul nostro mondo di una totale visibilità, di una totale esposizione di ogni dato, di ogni momento dell'esistenza. Catalogato, analizzato e monetizzato.

Eggers narrò nel 2013 un monito contro la pervasività dei social. Il romanzo è già invecchiato per certi versi, per via della velocità con la quale questa modalità di fruizione della rete si è evoluta.

Se nel romanzo immagina microtelecamere satellitari onnipresenti, mettendo quindi lo sviluppo dell'hardware allo stesso livello di quello del software, l'avvio più recente di servizi come Snapchat e i video di Facebook, realizzano la profezia dell'onnipresenza delle telecamere mediante il già presente telefono cellulare.

Così allo stesso modo non servono neanche più microchip sottopelle da complottisti perché si possa essere tracciabili. È sempre lo smartphone ad assolvere questa funzione, quando accettiamo di essere geolocalizzati.

Certo il salto iperbolico del romanzo, quello che dovrebbe costituire la narrazione, è quello per cui il Cerchio influenza le leggi degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo per approvare l'obbligatorietà di questo pervasivo monitoraggio. Nel nostro mondo, per fortuna, non è ancora obbligatorio.

Ma non è nel non prevedere lo sviluppo degli smartphone il problema del romanzo. Il problema della vicenda è che mancano veri conflitti. 

Mae non è una protagonista che vuole cambiare le cose, bensì, come i vari Circler che conosceremo, un soggetto passivo che si lascia ingoiare e fagocitare. Inoltre possiamo accettare che il punto di vista del romanzo sia su Mae, ma non che questo porti ad altri personaggi appena abbozzati, monocordi e monotematici in ogni loro espressione. Personaggi in cui non entriamo nonostante il tentativo di farceli conoscere con i dialoghi.

Questi invece a mio giudizio gli obiettivi colti dal romanzo:

  • evidenziare l'ansia da prestazione degli addetti ai customer care, la loro ossessione, indotta, nel cercare il massimo del punteggio di valutazione, prima ancora che la reale soddisfazione del cliente;
  • raccontare l'ansia da onnipresenza, che porta oramai molte persone a tempestare di messaggi gli amici che non rispondono entro pochi secondi a una qualsiasi comunicazione. Pensate alla sindrome da "spunta blu" di Whattsapp;
  • rendere l'idea dell'ansia da "like", che molte volte porta non tanto a valutare come positivi gli apprezzamenti degli amici, quanto a restare turbati al pensiero che esista qualcuno che non esprime il proprio gradimento in questa forma semplificata.

In queste caratteristiche Mae è un'autentica social-dipendente. In questo senso Il Cerchio, pur non essendo un romanzo brillante e ben riuscito, centra l'obiettivo di raccontare la sua storia.

Una nota finale per la traduzione, che andrebbe rivista, per essere ripulita da imbarazzanti false friend come "cibo organico", che invece sarebbe stato meglio tradurre come "cibo biologico", nonché da mancate traduzioni di termini che non sono informatici e tecnici e che hanno corrispondenti italiani, per esempio payroll, che è libro paga.