E l'Inverno finalmente arrivò. Inizia con Dragonstone la settima stagione di Il trono di spade (Game of Thrones) la serie tratta dalle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin.

L'anno scorso la stagione iniziava immediatamente dopo eventi ancora narrati nei libri. Quest'anno non ci sono riferimenti. Tutto si evolve in conseguenza della scorsa stagione della serie.

A cominciare dall'incipit dell'episodio, una sorta di teaser che è coda di eventi del finale della scorsa stagione.

La partenza è nel miglior stile della serie, con una chiusura di un cerchio aperto nella terza stagione.

Partendo da Arya (Maisie Williams), l'episodio si sofferma su tutti i principali protagonisti. Da Bran Stark (Isaac Hempstead-Wright) a Jon Snow (Kit Harington) e Sansa (Sophie Turner), indugiando sui timori e le manovre di una Cersei Lannister (Lena Headey)  sempre più accerchiata, con il fratello Jaime (Nikolaj Coster-Waldau) sempre più perplesso.

E gli Estranei si avvicinano, mentre alla Cittadella Samwell Tarly (John Bradley) cerca di dare un senso alla sua missione, scoprendo un importante segreto su un luogo che diventerà cruciale: Dragonstone, ovvero Roccia del Drago, l'ex roccaforte dei Targaryen, verso la quale è diretta Daenerys (Emilia Clarke) con il suo fidato esercito e con Tyrion come Primo Cavaliere (Peter Dinklage).

Come in tutti i momenti introspettivi, importanti sono i dialoghi tra i personaggi. 

La regia di Jeremy Podeswa, nominato agli Emmy per Le serpi delle sabbie (Unbowed, Unbent, Unbroken, 5x06), ha due momenti narrativi molto sofisticati: il primo è l'atto che riguarda il Mastino (Rory McCann), nel quale gli elementi atmosferici sovrastano i personaggi costituendo un presagio implicito di quanto sta arrivando dal Nord, prodromo all'esplicito presagio di cui il personaggio sarà protagonista.

Il secondo è il finale muto, con lo sbarco di Daenerys a Westeros.

Game of Thrones si è definitivamente evoluta. Se all'inizio del suo percorso produttivo si appoggiava a una forte narrazione degli eventi, ora è la narrazione visiva che reclama il suo giusto spazio, facendo acquisire alla serie prodotta da David Benioff e D.B. Weiss, autori dell'episodio, la sua totale e specifica autonomia.