A Derry, poco amena cittadina del Maine, accadono cose strane. Misteriose sparizioni di bambini e ragazzi gettano un'ombra sulla vita delle famiglie.

La scomparsa del piccolo George Denbrough getta nello sconforto il fratello maggiore adolescente Bill (Jaeden Lieberher). Bill ha già un'esistenza da perdente, vessato dai bulli della scuola insieme al suo piccolo gruppo di amici il cosiddetto Club dei Perdenti: Eddie Kaspbrak (Jack Dylan Grazer), Richie Tozier (Finn Wolfhard), Stan Uris (Wyatt Oleff). A questi gruppo si aggiungeranno, ciascuno con la proprio percorso Ben Hanscom (Jeremy Ray) Beverly Marsh (Sophia Lillis), e Mike Hanlon (Chosen Jacobs).

Un gruppo apparentemente numeroso. Ma cosa possono dei perdenti contro bulli come la banda di Henry Bowers (Nicholas Hamilton), veri e propri criminali, permeati della cattiveria sadica che sembra avvolgere la città?

E cosa possono contro un nemico come il clown Pennywise (Bill Skarsgård) una sorta di mutaforma telepatico, che sembra assumere mille sembianze ed evocare le paure di ciascuno dei componenti della banda dei perdenti, e le cui manifestazioni sembrano del tutto invisibili agli adulti?

Per sconfiggere IT, così verrà chiamata la creatura, sarà quindi necessario non solo che ciascuno dei componenti della banda impari a sconfiggere le proprie paura, ma anche che comprenda che è necessario imparare ad agire come una squadra.

La Banda dei Perdenti in IT
La Banda dei Perdenti in IT

IT, almeno nella prima parte che arriva al cinema, è un classico viaggio dell'Eroe a fosche tinte horror. Una storia di crescita, di passaggio dall'infanzia all'adolescenza, ambientata in quel periodo della vita incerto in cui si sa cose si era nei primi anni della propria vita e si guarda con un misto di dubbi e speranze al proprio futuro. Una storia dalla forte valenza metaforica.

Ispirato al romanzo ritenuto uno dei capolavori di Stephen King, il film diretto da Andy Muschietti cambia tutto quello che è possibile cambiare per comunicare lo stesso messaggio al pubblico di oggi. Ecco quindi che una storia che negli anni '80 era ambientata negli anni '50 dello scorso secolo, negli anni '10 di questo secolo viene ambientata negli anni '80.

IT
IT

Forse sarà una questione del tutto soggettiva, legata al fatto che lessi il romanzo all'epoca, ma la mia impressione è il film riesca a raccontare IT dando la stesse sensazione di narrare una vicenda ambientata in un'epoca remota rispetto al momento in cui viene narrata, preparandosi a una seconda parte che restituisce il senso del tempo che è passato perché contemporanea alla narrazione. Un effetto che si sarebbe perso visto che ormai le due epoche in cui è ambientato il romanzo originale sarebbero viste come remote rispetto al nostro punto di vista.

In pratica, tradendo la lettera, con lo spostamento temporale il film rimane fedele alla sostanza del romanzo.

Ci sono altri punti e altre analisi che andrebbero fatte sul rapporto tra le due parti della vicenda ma siamo costretti a discuterne quando uscirà il secondo film, perché l'analisi ora sarebbe incompleta. Nel romanzo le due epoche erano più intrecciate mentre al cinema saranno completamente separate. Ritengo che molti ragionamenti saranno da fare più avanti.

Pennywise ti attende...
Pennywise ti attende...

La credibilità dell'operazione non si posa solo su una regia misurata e precisa, ma anche dalla ottima alchimia del cast di piccoli attori. Nessuno demerita ma nel gruppo spiccano il già veterano Finn Wolfhard (premiato per Stranger Things, altro omaggio a King e agli anni '80), Sophia Lillis,  quasi una novella Molly Ringwald, e il misuratissimo Jeremy Ray.

Il capitolo 1 di IT è un film horror in grado di fare sobbalzare più volte dalla sedia, come richiesto dagli appassionati del genere. Godibile dal pubblico che lo vede come un prodotto autonomo, risulta ancora più interessante nel suo intreccio di citazioni alla complessità del mondo kinghiano di cui è la punta dell'iceberg e allo stesso tempo una pietra angolare.