A Lucca Comics & Games, per l'occasione dell'uscita del nuovo volume de La saga del Dominio, Il fuoco di Acrab, edito Mondadori, abbiamo scambiato due chiacchiere con Licia Troisi, l'autrice fantasy italiana che da anni è presente a Lucca. Ma lasciamo che sia lei a presentarcelo.

Cercando di fare meno spoiler possibili, cosa puoi dirci su questo secondo volume?

Si chiama Il fuoco di Acrab. Quindi, Acrab, che già era un personaggio importante nel primo libro, qui diventa praticamente un co-protagonista. Scopriremo molto sul suo passato e indagheremo anche alcune aree del passato di Myra, che ancora non sono state raccontate nel primo libro. Myra si troverà davanti a delle scelte piuttosto complicate, delle cose che la metteranno veramente in crisi.

Spesso il secondo volume ha un calo, rispetto al primo, per poi riprendere l'attenzione del pubblico nel terzo libro di una trilogia. Come mai, secondo te, questo accade?

Perché è di passaggio. Può essere una cosa positiva o negativa. Nel primo devi, comunque, gettare le basi, l'ultimo è quello dove devi tirare le fila, quindi il secondo, quello centrale, può essere in generale più interlocutore. Però, non hai necessità di chiudere tutto, non hai nemmeno necessità di spiegare le cose, perché bene o male i personaggi sono già rodati dal primo libro, in realtà potrebbe rendere le cose più semplici. Io, infatti, i problemi che ho avuto sono stati più interni al libro in sé, più che al fatto che fosse il secondo della saga. Per esempio, a un certo punto mi sembrava che il picco emotivo fosse alla fine della prima parte, e avevo il dramma di come andare oltre.

Com'è il rapporto con la casa editrice e con l'editing?

Con la casa editrice i rapporti sono ottimi, lavoro con persone con le quali lavoro molto bene, condividiamo la stessa visione, e questo è molto importante. Però per me l'editing rimane sempre un momento drammatico. Indipendentemente dalle persone con cui lo faccio, l'editing in sé io non riesco, nonostante oramai sono quattordici anni che faccio questo lavoro, comunque la sensazione quando mi arrivano le note di editing è sempre "ho preso 4 al tema di italiano". Questa cosa non me la levo mai, certe volte degenera nelle tragedie assurde. Però, poi, mi rendo conto che tutte quante le osservazioni che mi erano state fatte servivano realmente ad andare nella direzione giusta e, anzi, probabilmente in modo inconscio anch'io percepivo quelle cose, ma non riuscivo a metterle a fuoco e  grazie all'editor ci sono riuscita.

Parlando della protagonista de La saga del Dominio, quanto c'è di te in Myra in questo secondo volume, ma anche, quanto di lei scopriremo?

Tutta La saga del Dominio è un'opera di decostruzioni di Myra. Lei all'inizio della saga, bene o male, crede di sapere chi è, ha trovato il proprio posto nel mondo. Lentamente, piano piano, pezzo per pezzo sono andata a distruggere queste convinzioni che lei aveva. E questa operazione viene portata veramente ai suoi estremi all'interno del secondo libro. È quello in cui, probabilmente, Myra viene messa maggiormente in crisi e maggiormente viene chiamata a ricostruire se stessa su delle basi più solide di quelle precedenti. Quanto c'è di me in Myra non lo so. In linea di massima, quest'operazione che lei fa di ricerca di solide basi sulle quali costruirsi è una cosa che mi è capitata in passato e continua a capitarmi. Ma penso che sia un'esperienza con la quale abbiamo dimestichezza un po' tutti, questa alla fine è la vita. Rispetto ad altre protagoniste, in realtà, probabilmente mi assomiglia di meno e tutto sommato è anche un bene, perché riesco a vederla dall'esterno e quindi raccontarla in modo più efficace.

Parlando di generi, hai intenzione di esplorarne di nuovi o tornerai un po' sui tuoi passi, a quello che fece innamorare i tuoi lettori delle storie del Mondo Emerso?

Non lo so, in realtà. Non ho ancora iniziato a pensare seriamente a idee per saghe successive, perché adesso sono molto presa da La saga del Dominio che dalla conclusione di Pandora. Mi sono venute un paio di idee, che effettivamente continuano ad avere degli elementi urban abbastanza forti. Quindi, probabilmente, è l'ambientazione nella quale mi sto indirizzando, anche se oramai vivo in campagna. Però, fa parte della mia formazione: l'infanzia l'ho passata nell'estrema periferia di Roma.

Lucca Comics & Games è per te un punto di ritrovo coi fan fisso. Ma cosa cambieresti, se potessi?

La pioggia. Lo so che lo dicono tutti quelli che vengono a Lucca, però è così. Il tempo atmosferico, poi per il resto non c'è veramente niente. Stamattina sono andata in giro con un sorriso a trentadue denti tutto il tempo, perché avevo la possibilità di girare ed ero contenta semplicemente di entrare nei padiglioni e trovare i fumetti di cui avevo sentito parlare e che volevo comprare; altri che invece non conoscevo, quindi probabilmente comprerò. È un posto straordinario.