Dopo l'apparizione nella seconda stagione di Marvel's Daredevil, debutta con la sua serie personale The Punisher, personaggio noto ai fan di vecchia data come Il Punitore.

Marvel's The Punisher, serie ideata da Steve Lightfoot, prosegue l'arco narrativo del personaggio, interpretato da Jon Bernthal, approfondendo la storia delle sue origini.

Sapevamo che Frank Castle perseguiva la sua battaglia personale contro la criminalità per vendicarsi di coloro che gli hanno ucciso la famiglia. A differenza di altri vigilanti in costume, Castle non ha superpoteri ma usa armi da fuoco, coltelli, arti marziali e tutto il suo addestramento da marine per uccidere i criminali, senza fare prigionieri o sconti di sorta.

Ma Frank è tutt'altro che una fredda macchina per uccidere. Il suo atteggiamento è il risultato non solo del suo addestramento, ma anche della militanza in Afghanistan in un reparto di forze speciali.

Ora i fantasmi di quel periodo tornano a perseguitarlo, intrecciandosi con la sua missione di giustizia.

Sulle stesse vicende indaga l'FBI, con l'agente Dinah Madani (Amber Rose Revah) che ha ricevuto un video che mostra un delitto eseguito al di fuori della legalità. Un video per il quale l'analista David Lieberman alias Micro (Ebon Moss-Bachrach) si è dovuto dare alla macchia e che in molti vorrebbero fare sparire.

Ma Frank non sa di chi si può fidare. Non sa se Dinah, Micro, il suo ex commilitone Billy Russo (Ben Barnes), adesso titolare di una società di mercenari chiamata Anvil, possano o meno aiutarlo a comprendere come tutti questi eventi siano collegati all'omicidio dei suoi cari.

Sa che Karen Page (Deborah Ann Woll) è un'amica fidata, da proteggere a ogni costo, e che il veterano Curtis (Jason R. Moore) è ancora un suo "fratello".

Sa di essere diverso dal giovane Lewis Wilson (Daniel Webber), un veterano con le idee molto confuse che lo ha preso a modello.

Ma c'è un motivo valido per imbracciare un fucile? Basta la considerazione che è necessario uccidere per non essere uccisi? La vita civile è anch'essa un teatro di guerra?

Ben Barnes in Marvel's The Punisher
Ben Barnes in Marvel's The Punisher

Tante domande che scaturiscono dalla visione di questo film di 13 ore, com'è consuetudine delle produzioni Marvel/Netflix. Un film che non è solo una sequenza di sparatorie senza soluzione di continuità, ma una storia che tenta di affrontare temi più complessi.

Dalla questione "legge contro giustizia fai da te", si passa ad analizzare il problema della detenzione di armi, dell'uso distorto della sospensione della legalità, al problema del superamento dello stress post-traumatico.

Amber Rose Revah e Michael Nathanson in Marvel's The Punisher
Amber Rose Revah e Michael Nathanson in Marvel's The Punisher

I personaggi parlano molto tra loro, interagiscono a tutti livelli, anche quelli che poi, alla resa dei conti, si spareranno addosso.

E il sofferto Frank Castle, plasmato dallo showrunner Steve Lightfoot e dalla ottima interpretazione di Jon Bernthal, è un personaggio molto più sfaccettato di quanto non sia apparso non solo nelle produzioni live-action precedenti, ma anche in molti dei fumetti. Bernthal si è rivelato uno dei migliori casting del Marvel Cinematic Universe da quanto la sua interpretazione valorizza il personaggio.

Uccide per non essere ucciso, ma Frank Castle è tutto altro che un amorale anti-eroe. Una bella sorpresa, per una delle migliori produzioni Marvel Netflix finora mai viste.