Ladri di spade, con cui Michael J. Sullivan aveva iniziato la saga The Riyria Revelations, si inseriva nel filone di spada e magia, altrimenti detto sword and sorcery. La presenza di Esrahaddon, liberato dopo una prigionia durata novecento anni e impegnato nel tentativo di ritrovare l’erede di Novron e di salvare i regni di Avryn da un’incombente ma non ben specificata minaccia, aveva però fatto intuire fin dall’inizio che sotto questa superficie scanzonata si nascondessero possibilità inquietanti.

In Sorge un impero i due protagonisti, Hadrian e Royce, iniziano a non riconoscersi più nel ruolo di semplici avventurieri e si interrogano su cosa possa dare un senso alle loro vite. L’epica, per quanto ancora nebulosa, si mescola all’avventura, ma non tutto va per il verso giusto.

Pur fra molti tentennamenti i Riyria continuano a essere protagonisti di vicende incalzanti, in cui un pericolo si sussegue all’altro e il tradimento è dietro l’angolo, eppure la loro storia sembra più un susseguirsi di episodi slegati che un percorso verso una meta precisa. Finiscono nei guai, ne escono con una miscela di abilità e fortuna e poi finiscono nuovamente nei guai, senza che ci sia una sensazione di avanzamento. Vero, compiono un viaggio, ma lo scopo finale del viaggio è nebuloso quanto il pericolo paventato da Esrahaddon, e se dal loro cammino fossero eliminati diversi episodi l’intera vicenda non ne soffrirebbe. Più unitario il percorso di Arista, impegnata in una crescita personale – oltre che in una missione – molto difficile. Alla vicenda si aggiunge un nuovo personaggio, Amilia, una sguattera improvvisamente catapultata in eventi più grandi di lei.

A fronte delle grandi difficoltà incontrate da tutti, però, a volte le soluzioni appaiono troppo facili e danno la sensazione di non dover essere osservate troppo attentamente, pena il crollo della veridicità della trama. Il tono, in genere scanzonato, in alcuni punti diventa didascalico, quasi da saggio di storia. Sullivan ha bisogno di spiegare alcune cose del suo mondo e lo fa in modo troppo rigido, finendo con il cadere nella trappola dell’infodump.

La sensazione è che all’autore avrebbe giovato avere alle spalle un valido editor, cosa che gli è mancata dal momento che in un primo momento questi romanzi sono stati autopubblicati. La storia continua a essere una piacevole lettura, a patto di non soffermarsi con troppa attenzione sui dettagli.