Il rapporto tra Delphine (Louise Bourgoin) e Yvan (Gilles Lellouche) è abbastanza in crisi, i due ne sono consapevoli. La signora Hazan, infermiera devotissima al proprio lavoro, propone al marito di provare a vedere altre persone. Yvan è scettico e la rassicura che non avverrà, ma esattamente 24 ore dopo si ritrova a letto con un'altra. E ovviamente, Delphine non ci sta, e lo vorrebbe cacciare di casa. Ma la crisi lavorativa di Yvan lo mette in ginocchio, e l'unico modo per conservare un briciolo di dignità è rivalersi su quel 20% con cui ha contribuito a comprare la casa dove oggi vivono Delphine e i loro figli, Violette (Adèle Castillon) e Lucas (Kolia Abiteboul). Il che significa tornare a vivere tutti e quattro insieme, a proprio rischio e pericolo…

C'è veramente poco di fantastico o di magico nella fine di una storia d'amore, soprattutto se avviene per via di un tradimento che fa crollare un mucchio di certezze, e di certo la fiducia. Quando poi è un nucleo familiare con dei bambini a subire questo scossone il tutto sembra ancora più precario, e nella maggior parte dei casi, più triste. Quando poi la crisi economica mette alle strette una coppia, costringendola a vivere sotto lo stesso tetto a fine relazione, tutto si complica ulteriormente.

Dominique Farrugia, attore, produttore e regista francese in Italia non così noto, ci propone due suoi vecchi protagonisti (di un film del 1996, Delphine 1 – Yvan 0) raccontando, attraverso il figlio minore, la fine della loro storia.  Una lettura a tratti ironica e scanzonata ma intrisa di sentimenti autentici di come una famiglia possa rimanere tale anche quando l'amore tra i due genitori finisce, ma quello per i figli e la lealtà tra due individui che molto hanno condiviso per un certo punto della loro vita possano essere il collante per un rapporto ancora solido, costruttivo, dopo un primo momento di rabbia e incomprensione totale.

Questi, almeno, sono gli intenti. 

In pratica, Separati ma non troppo è un film complessivamente ben congeniato, ma non del tutto efficace.

Nonostante un buon cast, perché gli Hazan-Parisot  funzionano, sono una squadra, se non più una famiglia: se Bourgoin e Lellouche sono affiatati, il tocco di qualità lo danno i due giovanissimi attori, Castillon e Abiteboul, che si spera abbiano nuove opportunità. La nota di spasso, però, è data dalla nonna materna, con una divertentissima quanto ambigua Nicole Calfan.

Nonostante un buon ritmo dei dialoghi, con una comicità francese che, si spera, anche in italiano possa trovare la giusta declinazione. Nonostante una buona confezione realizzata tra casa Parisot (all'80%) – Hazan (20%) e i vari set in cui si svolge la storia, e tutto il bagaglio tecnico che fa il proprio dovere, senza eccezionalità di sorta.

Ciò che non funziona è il ritmo che spesso si perde, rallenta, indugia troppo su situazioni o momenti non resi in modo fluido o accattivante. E soprattutto non c'è una novità, un punto di vista altro, e qualche cliché di troppo, pertanto le situazioni e le risoluzioni sono a volte banali, a volte prevedibili. 

Non è un brutto film, ma si sperava di vedere di meglio, visto quanto purtroppo ci sarebbe a disposizione per prendere spunto. Non si pretendeva da Farrugia di trovare delle soluzioni, dei suggerimenti, ma forse si sarebbe potuto evitare qualche stereotipo.