Resta con me dell'islandese Baltasar Kormákur è il disaster movie romantico che ci mancava, forse dai tempi di Titanic, seppure completamente diverse le dinamiche dell'incidente, i personaggi, il periodo storico, le tematiche, gli attori. Tuttavia, si tratta di storie consumatesi in parte in mezzo al mare e in cui il disastro è generato da quello che potremmo definire, seppure malgrado i personaggi, lo scontro tra uomo e natura, anche se in questo caso non c'era esattamente una sfida in atto come nel caso del  transatlantico britannico. 

Il film di Kormàkur, sceneggiato dai gemelli Aaron e Jordan Kandell e David Branson Smith -  girato nei meravigliosi fondali delle isole Fiji per raccontare un disastroso viaggio da Tahiti a San Diego a bordo di uno yacht di lusso – ha un merito: l'ottima realizzazione tecnica, non solo per quanto riguarda gli effetti speciali e la scenografia tutta, ma proprio la composizione della storia, resa fluida e con un buon ritmo, oltre l'ottimo montaggio (John Gilbert).

Sviluppandosi per 93 minuti la trama è stata ben gestita, sviluppata e raccontata (seppure non del tutto rispondente al racconto della Oldham) attraverso un avvincente uso di flashback incrociati con il "presente"; insieme vanno a definire un racconto che, seppure ricco di cliché e parti melense al limite del coma diabetico come tutti i film romantici in qualche modo pretendono, permette allo spettatore di ritrovare profondi spunti di riflessione sull'eterno ruolo della natura, il desiderio di libertà di chi sceglie il mare come proprio stile di vita, l'incertezza del futuro dei giovani (già nel lontano 1983) soprattutto se con famiglie non proprio incoraggianti alle spalle e il fatto che, anche in questo caso, sia una donna l'eroina di tutta la storia, avendo accanto un uomo degno di essere amato al punto di rischiare il tutto e per tutto per salvarlo.

I protagonisti sono interpretati da due attori interessanti, Shailene Woodley e Sam Claflin.

Lei classe '91 e lui del 1986, riescono a calarsi totalmente nella parte di Tami e Richard che, nel 1983, avevano rispettivamente 23 e 34 anni: la Woodley fa un importante salto di qualità, pur mantenendo qualche punta di acerbezza, tuttavia perdonabile, grazie a un'interpretazione credibile, forte, energica, sentita, che la rende il fulcro della storia. Claflin si riconferma l'attore talentuoso e brillante (senza sberluccichii ambigui anzi, grondando salsedine e sangue) che riesce a calarsi di volta in volta in ruoli complessi, intelligenti, mai banali, quasi illudendoci, stavolta, di essere un lupo di mare.

Infine l'altro grande protagonista è il mare, insieme a madre Natura. Possenti, impetuosi, monopolizzanti, spaventosi quanto confortanti e spesso latori di pace interiore, si prendono il loro spazio, pienamente magnificenti, anche quando custodiscono i segreti di storie drammatiche come questa.

Nell'eterno mare di filmetti romantici stucchevoli, scadenti e con zero empatia per i protagonisti, il consiglio è di concedere una pista a questa storia che fa dell'amore per la libertà il proprio baluardo.