Sono anni che i fan di Spider-Man si ritrovano a subire impotentemente il monopolio videoludico di mediocri trasposizioni ispirate a lungometraggi altrettanto deludenti, eppure le cose sembrerebbero in procinto di cambiare.

Vuoi che Sony stia riscoprendo le potenzialità delle esclusive single-player, vuoi che Marvel abbia imposto espressamente che il brand fosse trattato con la dovuta dignità, resta il fatto che lo sviluppo del nuovo Marvel’s Spider-Man sia finito nelle virtuose mani di Insomniac Games (Spyro, Ratchet & Clank) e il risultato non è che positivo.

Trama – Your friendly neighborhood Spider-Man 

Peter Parker è un geniale assistente di laboratorio, è un tenero nipote che aiuta la zia nel volontariato, è un mutante che veste la calzamaglia rossa e blu di Spider-Man per combattere il crimine. All’apice della sua carriera supereroistica, il “tessiragnatele” ha ormai sconfitto tutte le sue nemesi più potenti, l’unico ancora a piede libero è il signore del crimine Kingpin, al secolo Wilson Fisk. 

Proprio la caduta di Fisk – la quale funge da introduzione all’avventura – viene a creare un vuoto di potere che anima le gang minori; si scatenano così lotte in tutta la città, schermaglie atte a cannibalizzare le risorse e i depositi di armi dell’ormai decaduto boss malavitoso, sfide che mirano a insediare nuovi leader privi di scrupoli. A spiccare tra tutti sono i cosiddetti “Inner Demons”, dei malviventi cinesi la cui prima mossa è mettere a soqquadro la collezione d’arte nipponica della Fondazione Fisk per ottenere i piani del misterioso progetto Devil’s Breath, nascosto all’interno di una statua. Starà a Peter e alla sua ex-ragazza, la fotoreporter investigativa Mary Jane, arginare l’influenza della nuova organizzazione e decifrare i segreti del “respiro del diavolo”.

Atmosfera – I want to be a part of it

Marvel’s Spider-Man fugge dalle insidie della propria licenza offrendo un’esperienza narrativa inedita eppure familiare, scollegata da fumetti e film pur mantenendone preservato lo spirito. La metropoli di New York fa da sfondo all’intera esperienza e viene reinterpretata con gusto, arricchita di punti di interesse tipicamente fumettistici che tuttavia non sono in grado di donarle quella presenza necessaria a rendere vivo il mondo di gioco. Per quanto sia divertente ondeggiare da grattacielo a grattacielo con le ragnatele, l’ambientazione non dimostra di avere alcun carisma, probabilmente perché i passanti sono privi di qualsiasi personalità e si limitano a camminare o a sedere, non godendo di tutte le possibili attività offerte dalla città che non dorme mai.

Gli interessi di Insomniac si sono evidentemente concentrati altrove, il loro prodotto risulta più digeribile se consumato velocemente e i programmatori hanno fatto di tutto per fare sì che i giocatori non divergano troppo dal percorso lineare prefissato. L’obbiettivo è quello di dare massimo risalto alla trama e alle sue missioni contestuali, ambo elementi caratterizzati da grande cura e capaci di spezzare il ritmo monotono del mondo con punti di vista freschi e rinvigorenti. 

Comparto tecnico – When the world feels dark

Appagare contemporaneamente hard gamer e giocatori occasionali è una missione ardua, ancora di più se il titolo in questione ambisce a unire combattimento ed esplorazione acrobatica in un unico, coerente sistema di gioco. Il risultato è buono, ma con evidenti difetti d’esecuzione. Capita fin troppo spesso che durante un inseguimento frenetico Spider-Man decida di appiccicarsi con convinzione a un palazzo per non lasciare più la presa, o che la telecamera non sia in grado di seguire l’azione e si debba combattere alla cieca per qualche istante, o che una strada rimanga sbarrata per colpa di una cassa buggata.

Quando le cose vanno nel verso giusto, però, la godibilità è assicurata. La scelta di introdurre l’utilizzo di personaggi umani alternativi a Spider-Man (Peter Parker e un paio di suoi amici) garantisce il brio e la tensione altrimenti assenti dal mero combattimento, mentre le ottime animazioni facciali offrono un’immersione inaspettata che colpisce duramente nelle fasi più drammatiche e concitate dell’avventura. E fidatevi che i ragazzi di Insomniac sono molti stati molto audaci nella gestione del pathos drammatico.

Conclusioni – Aracnophilia

Marvel’s Spider-Man è lontano dal colorato carisma di InFamous: Second Son o dal solido sistema di combattimento della saga Batman Arkham, ma si dimostra piacevole ed appagante. Pare quasi di tornar bambini e di trovarsi davanti ai cartoni animati pomeridiani. 

In occasione del quasi certo sequel sarà importante apportare dei miglioramenti, magari preoccupandosi più della profondità dell’esperienza che della sua ampiezza, ma come primo passo verso il consolidamento di una nuova saga non si può che appoggiare il controller con il cuore pieno di ottimismo.