Klimt & Schiele. Eros e Psiche è un film documentario scritto da Arianna Marelli e diretto da Michelle Mally, in cui Lorenzo Richelmy nel ruolo di guida del racconto, un po’ nei panni di un artista tormentato di fine ottocento, conduce lo spettatore nei tumultuosi e geniali anni della Secessione Viennese, espressione tangibile degli sconvolgimenti non solo sociali e culturali, ma anche psicologici (e diciamolo, anche psicanalitici) della Vienna di fine XIX secolo, all’alba della Prima Guerra Mondiale che decretò la fine dell’Impero asburgico. 

In questo quadro storico emergono le figure di due artisti dell’epoca, Egon Schiele e Gustav Klimt, massimi rappresentanti di un cambiamento che si stava insinuando non solo nelle arti figurative, contro lo spesso puritano conservatorismo, ma anche nella cultura e nella quotidianità alla fine della Belle Époque. Due modi differenti di raccontare i tormenti e la solitudine uno (Schiele), le prese di coscienza e l'affermazione di se stessi l'altro (Klimt), specchio di un mondo in progressivo cambiamento in cui le arti sono il necessario strumento per raccontare la società, un'epoca, la storia dell'umanità.

Ed è qui che potrete ammirare e trovare illustrate una grande quantità di opere, con brevi ma efficaci indicazioni, ottimamente contestualizzate.

Il merito di Michelle Mally e Arianna Marelli è di aver tracciato un percorso coerente in cui il contesto storico di Vienna a cavallo tra la fine del XIX° secolo e il XX° è stato il canovaccio su cui far confluire tematiche sociali, le vite e le opere di numerosi personaggi chiave di quel periodo.

L'unica critica è riguardo l'epilogo: si percepisce come un calo di tensione, di forza narrativa, proprio al momento di tirare le conclusioni.

Purtroppo, il docufilm sarà nei nostri cinema solo fino al 24 ottobre 2018. Auspicando che presto venga riproposto anche in tv (e non solo su Sky come avvenuto per Hitler contro Picasso e gli altri) ne caldeggio la divulgazione dove si parla (o si dovrebbe promuovere) la cultura. Nelle scuole, per esempio. Perché è così che va spiegata l'arte ai ragazzi, intessendo percorsi, lasciando input, stimoli, portando l'arte dove è giusto che venga collocata: nel quotidiano. Perché è da lì che nasce, dall'osservazione della realtà. Non è un concetto astratto che ha fatto prendere in mano colori e pennelli a Schiele, ma i suoi bisogni, i suoi disagi ed è interessante che questo documentario venga divulgato a 100 anni esatti dalla sua morte.