Coraline di Neil Gaiman racconta l'incubo di una bambina. Quindi un incubo veramente spaventoso, che comincia quando Coraline, esplorando la grande casa in cui si è appena trasferita insieme ai genitori un po' distratti, scopre l'esistenza di una misteriosa porta che si apre su un muro di mattoni; ma soprattutto quando il muro di mattoni svanisce, e la bambina si trova a varcale la soglia di un mondo rovesciato e distorto, che sembra congeniato da Lewis Carroll in coppia con Joel-Peter Witkin. In questa dimensione troverà un'altra madre, con lunghi denti, bottoni al posto degli occhi, capelli che si muovono come serpi e unghie simili ad artigli, un altro padre, e un'intera altra casa con tanto di altra cameretta.

Dal fenomenale ingegno di Gaiman scaturisce allora una favola decisamente dark, delicatamente horror, che gioca con la morte e la follia e si regge, con una grazia tutta inglese (è di nuovo il caso di dirlo), sul filo del non-sense evocando l'incanto ipnotico, allucinatorio, di un autentico sogno.

Nel mondo distorto e speculare a quello vero, Coraline dovrà combattere contro l'altra madre; questa, dopo aver rapito suoi genitori, tenterà di costringerla a rimanere con lei, per sempre. Dovrà essere "una brava bambina, obbediente e che non risponde mai male", dovrà darle amore e in cambio riceverà qualsiasi cosa desideri. Ma ciò che Coraline desidera è soltanto liberare i propri genitori. Così comincia la sfida contro la megera, con un gatto nero (ovviamente parlante) come unico alleato. Per primi incontrerà i tre bambini morti chiusi dall'altra madre in uno stanzino buio dietro uno specchio, le cui anime sono diventate biglie - un incontro spaventoso quanto l'illustrazione di Dave McKean che l'accompagna - che la povera bambina cercherà di salvare dall'infausto destino (eterno). Quindi dovrà scontrarsi con creature decisamente spiacevoli, tra cui l'altro padre trasformato in una larva molle e bavosa e le due vicine di casa diventate una mostruosità gemellare.

Una favola dark, abbiamo detto, per bambini un po' strani, di quelli che con la fantasia e con la suggestione inventano mondi, mostri e spaventi. Di quelli che si scontrano coi draghi e li sconfiggono, e magari diventano un po' più coraggiosi, un po' più grandi di prima. O per tutti quegli adulti che si sentono, o vogliono sentirsi, ancora così. Che sono pronti a guardare dentro al buio alla ricerca del loro incubo, del loro mondo ribaltato e pauroso. E che sono pronti a goderselo senza tante spiegazioni, senza tante analisi simboliche o altra zavorra. Proprio come se fossero bambini. Come se fossero Coraline.