Sulle rive di Crydee, un tranquillo avamposto di frontiera del Regno delle Isole, su Midkemia, un orfanello di nome Pug si sforza di apprendere i segreti del grande Mago Kulgan. Il giovane - che grazie al suo coraggio si è conquistato un posto a corte e le simpatie di una giovane principessa - dimostra un notevole talento magico, però si trova misteriosamente a disagio con gli incantesimi più comuni e consueti. Poi, un giorno, in modo del tutto inatteso, le armate di un popolo proveniente da un altro mondo si affacciano alle porte del Regno, minacciandone il futuro... Neanche l’inesperto Pug potrà sottrarsi al conflitto e, insieme con l’amico guerriero Tomas, affronterà una lunga serie di avventure.

Questa è una parte della brevissima introduzione che si legge nel risvolto di copertina del voluminoso tomo in oggetto. Tuttavia, quest’opera di Raymond E. Feist è talmente articolata da non poter essere introdotta con poche parole senza umiliarne la ricchezza di contenuti.

L’orfano Pug è soltanto la prima delle molte figure cui ci si affeziona. Subito dopo di lui vengono il suo compagno di giochi Tomas, Kulgan il mago e consigliere del Conte, il Conte stesso, i suoi nobili figli Carline, Arutha e Lyam, il padre spirituale Tully, il capo cacciatore Martin Longbow e così via, di pagina in pagina, in una lunga carrellata, molto vivida e coinvolgente.

Il signore della magia è il primo libro di formazione (leggi, che si focalizza inizialmente su protagonisti ancora bambini per poi seguirne la crescita) di cui ho realmente goduto le prime fasi. Per me è sempre stato come se lo sguardo adulto dell’autore togliesse quel pizzico di caotica magia al mondo visto dagli occhi dei giovanissimi. Ebbene, Raymond Feist è invece riuscito nella rara impresa di coinvolgermi, trasportandomi in modo genuino nello spirito furfantesco dei due amici Pug e Tomas, facendomi sorridere e a volte persino ridere delle loro reazioni e interazioni con gli altri personaggi.

Solo per questo aspetto il libro meriterebbe di essere letto, perché i due protagonisti sono caratterizzati in modo magistrale. Gli altri personaggi? Ce n’è per tutti i gusti e di che leccarsi i baffi. La caratterizzazione è uno dei punti di forza del romanzo.

Ma questo è davvero soltanto l’inizio, perché la storia ha molte sfaccettature. Prima fra tutte, la più godibile, è la diretta conseguenza di una felicissima intuizione dell’autore, che fa entrare in conflitto due mondi completamente differenti, uno di stampo occidentale e uno di stampo orientale. Ebbene, l’effetto ottenuto è credibile e appassionante.

Questa, e molte altre cose, danno alla vicenda un gusto di inaspettato che è difficile da trovare in qualsivoglia romanzo fantasy degli ultimi tempi, imponendo una riflessione.

Il signore della magia fu scritto nel 1982 e ripubblicato nella versione integrale nove anni dopo, nel 1991, grazie al successo ottenuto dall’autore. Stiamo parlando, pensando all’edizione a noi più vicina, di un’opera che ha la bellezza di tredici anni (in realtà ne ha ben ventidue).

In tredici anni sono stati pubblicati molti romanzi e decine e decine di autori: come riesce questo tomo a essere più originale della maggior parte dei testi fantasy finora letti? La risposta, secondo me, è una sola: è un’opera ponderata, tra le cui righe si vede il grandissimo lavoro di ideazione cui si è dedicato Raymond Feist. Le scelte dell’autore non sono soltanto frutto dell’estro, che troppo spesso calca sentieri angusti e diretti all’immediatezza che rasenta la banalità. E così le svolte decise della trama portano il lettore a vivere situazioni sì classiche, raramente mirabolanti, ma comunque testimoni di uno studio esemplare e quindi mai mediocri.

Ciò che brilla in questo romanzo, insomma, è ciò che sembra mancare troppo spesso ad altre opere contemporanee che invece avrebbero dovuto essere più mature, forti di una maggior evoluzione del genere (che invece sembra aver ingenerato “sottocorrenti narrative” involute): la serietà dell’intenzione, il non lesinare sforzi per appagare i lettori, il comprendere che scrivere un romanzo fantasy non è fantasticare e dilettarsi a occhi aperti, bensì è faticare cento per mettere su carta dieci... ma quel dieci, dev’essere un dieci a tutto tondo!

Una rosa senza spine, dunque? Non esiste in natura, lo sapete. La prima puntura è la lunghezza del testo, che potrebbe spaventare e sfiancare più d’uno. Credetemi, però, in questo caso è davvero giustificata. Vi sono poi alcuni momenti in cui il testo rallenta forse un po’ troppo, soprattutto subito dopo la prima parte, ma questi cali d’intensità vengono compensati da altrettanti episodi davvero evocativi, difficili da dimenticare.

Il signore della magia è un classico del genere fantasy a pieno titolo; mi sento di consigliarlo a tutti. Scoprite anche voi chi è il vero signore della magia... perché, sì, anche questa risposta è tutt’altro che scontata.