Prima di Beowulf. Prima di Artù.

Questo potrebbe essere il perfetto flan di lancio sul cartellone del film I Guerrieri del Ramo Rosso, oppure “Cuchulain il guerriero semidio”.

Naturalmente questo film non esiste e per quel che ne sappiamo noi non esiste nemmeno alcun progetto in preparazione relativo a questo o a una qualsiasi delle opere di Morgan Llywelyn. Tuttavia a ben vedere non è una idea poi così strampalata: oggi come oggi la fantasy sul grande schermo fa cassetta e una trama come quella del Ramo Rosso, che amalgama la verde Irlanda a gesta guerriere epiche, dei e semidei, emozioni intense e passioni ardenti, cupe tragedie ed esaltanti eroismi, farebbe sicuramente la sua figura trasposta a livello visivo.

Il libro, come specificato nel testo introduttivo, si rifà alle leggende del Ramo Rosso, la eroica elite di guerrieri dell’antica Irlanda del Nord, celebrata nel ciclo dell’Ulster, che è la più antica opera di prosa vernacolare della letteratura occidentale.

Tra tutte, spicca la storia del mitico Cuchulain, celebrata da bardi, poeti e narratori di tutte le epoche. Un alone di mistero circonda il giovane Setanta, che più tardi sarebbe stato chiamato Cuchulain. La leggenda narra infatti che potesse correre così veloce da afferrare una lancia prima che colpisse il bersaglio e che egli non avesse origini del tutto terrene, ma parla anche del suo patto con la dea di tutte le battaglie, la temuta tenebrosa Morrigan, del suo amore per una donna guerriera venuta da lontano, e della sua lotta implacabile contro la Regina Maeve. Soprattutto, Cuchulain è trasfigurato in leggenda per il suo supremo ed eroico tentativo di difendere la propria terra.

Attraverso le indimenticabili figure di Cuchulain, il Mastino dell'Ulster, della bella e fatale Deirdre, e del brutale e spietato re Conor Mac Nessa, Morgan Llywelyn ricrea lo sfondo dell'antica Irlanda, dove gli dèi solcavano la terra dei comuni mortali, fra avventure e scontri epici, amori e tradimenti, incanto e magia.

La Llywelyn attinge a piene mani al senso del meraviglioso e i personaggi vestono i panni della mitologia dell’alba dei tempi.

La storia è un arazzo, ove ciascun filo porta avanti un racconto a se stante ma è strettamente intrecciato con tutti gli altri, a formare una tela unitaria di ampio respiro e dalle prospettive fatate. È facile e suggestivo immaginare il bardo che alla luce del fuoco narra sera dopo sera una parte diversa della saga. Diversi miti nati indipendentemente, ma dai confini permeabili alle altre narrazioni.

E così, ecco: Emain Macha e Cruachan, le due fortezze irlandesi in lotta tra loro; da una parte i guerrieri del Ramo Rosso, dall’altra la Regina Maeve e il suo legame magico con la terra e la pietra della rocca degli incantesimi. Cuchulain è come condannato a essere eroe e seguace della dea della guerra, fino in fondo fedele al suo onore e ai suoi giuramenti. Emer, sua moglie, il ritratto perfetto della donna terrena e normale, è così diversa da tutte le altre protagoniste femminili del libro, tutte per un verso o per l’altro sinistramente eccezionali. Da sola non riesce a trattenerlo accanto a sé e a tenerlo ancorato alla vita dei comuni mortali.

Conor Mac Nessa è il re irruento e primordiale, rapido quanto drastico nei suoi comportamenti e nelle sue decisioni. È l’uomo che ha fede nella forza delle armi e che non capisce né riconosce la magia attorno a lui – e quando la sente, la teme con tutto il suo essere. I suoi orizzonti sono materiali e terreni, saldamente ancorati al concreto. Spesso se ne rende conto e riconosce i suoi irreparabili errori: questo è il suo dramma. Maeve invece è la terribile regina che con la sua volontà e determinazione brama l’immortalità: per la terra che ama, travolge ogni ostacolo con un'implacabile determinazione che nasconde una fame di affetto e calore destinata a rimanere inappagata.

Altri miti dell’Irlanda precristiana: Deirdre, guerriera dalla bellezza fatale, destinata per tutta la sua vita a fuggire e a soffrire, portando con sé disperazione e distruzione; Bricriu Lingua Amara, figura tragicomica, una specie di giullare-guerriero tristo e di infima grandezza, ma letale e maligno; le amazzoni Skya e Ayfa: l’una anziana e fortissima, esperta nelle arti belliche e spietata maestra; l’altra giovane, volitiva e selvaggiamente seducente.

Con questi e ulteriori personaggi, il racconto ha tinte accese e colori brillanti, forme nette e figure nitide, capaci di colpire a lungo l’immaginazione del lettore. Un pregio di sicuro effetto per tutti i bibliomani è la lunghezza della trama, che si dipana per oltre seicento pagine e non perde mai tensione e spirito.