Takeshi Kovacs è stato digitalizzato e trasferito in un corpo “nuovo” a Bay City, metropoli in piena decadenza in mano a politici arroganti e spacciatori di droghe sintetiche. Kovacs è un ex soldato del Corpo di Spedizione, unità di elite che crea macchine perfette e letali. Il suo trasferimento da Harlan’s World ha uno scopo, far luce su un omicidio. Le indagini lo trascinano nei meccanismi perversi di una società che ha snaturato il senso della vita e della morte, una società per cui gli individui sono solo pedine in un gioco condotto da chi si può permettere l’immortalità. Così tra bugie e segreti, scontri a fuoco e intrighi politici, torture efferate e donne crudelmente affascinanti, Takeshi sarà risucchiato in un vortice di pericoli apparentemente senza fondo. A meno che non sia disposto ad accettare l’idea che la morte è il minore dei mali…

“Ispirato da tutti i romanzi hard-boiled che ho letto, arricchito da tutti i film francesi e giapponesi che ho visto, dalle opere di William Gibson e, ovviamente, dall’influenza di Blade runner, ecco la mia visione del futuro. Un futuro noir”. Così si presenta Richard K. Morgan.

Bay City è stato l’esordio narrativo di questo scrittore inglese. Insignito del prestigioso premio Philip K. Dick nel 2003 e inserito dal New York Times nella lista dei migliori libri del 2003, Bay City ha attirato anche l’attenzione dei mammasantissima del grande schermo, tanto che Joel Silver, produttore di Matrix, ne ha acquistato i diritti cinematografici per una cifra, pare, da capogiro.

I quarti di nobiltà lasciano molto spesso il tempo che trovano, ma questa volta c’era abbastanza carne al fuoco per dare un’occhiata a questo interessante romanzo. Forse siamo un po’ fuori dal seminato, nel senso stretto della fantasy, ma il volume meritava.

In un futuro remoto l’uomo ha trovato la chiave dell’immortalità: la digitalizzazione dell’insieme di ricordi, esperienze e conoscenze che caratterizza il nostro essere. Le identità vengono scaricate e caricate di corpo in corpo.

La storia narrataci da Morgan è quella tipica del noir. Femme fatale, misteri, omicidi, sadismo, droga e azione sono i pilastri che reggono la trama del romanzo.

L’ambientazione, invece, ricorda Blade Runner, con alcune tematiche proprie del cyberpunk.

Takeshi Kovacs viene prelevato dal proprio pianeta, dove sta scontando un “immagazzinamento” detentivo, e trasferito in una nuova custodia/corpo nella megalopoli di Bay City (Los Angeles?) sulla Terra. Le capacità del nostro eroe/antieroe ne fanno un buon investigatore privato. L’esperienza maturata nel Corpo di Spedizione ha formato la sua mente, tramite un addestramento che sintetizza le discipline mentali orientali, tanto diffuse al giorno d’oggi, e i sistemi più moderni. La disciplina militare ha anche imbrigliato il carattere che Kovacs ha formato nelle gang della Yakuza su Harlan’s World. Insomma, Takeshi è il protagonista che ci aspettiamo.

La caratterizzazione dei personaggi è l’elemento sul quale maggiormente si concentra l’autore. Kovacs, in quanto protagonista, è l’oggetto di maggior studio da parte di Morgan. Il risultato è interessante ed il personaggio sfaccettato, ma tranne alcuni aspetti derivanti dal suo addestramento, non ci innamoreremo follemente di Takeshi.

Nel sottobosco di personalità tratteggiato in Bay City emergono invece due principali categorie, i Mat e le IA. I Mat – termine dispregiativo derivante da Matusalemme – presentano per il lettore il rompicapo più interessante. Oligarchi e uomini di potere talmente ricchi da potersi comprare l’immortalità, questa casta rappresenta l’insieme delle potenzialità e delle contraddizioni che una vita potenzialmente eterna comporta.

Le IA, in particolare quella dell’Hendrix, rappresentano un altro interessante elemento del romanzo. Le Intelligenze Artificiali sviluppano un proprio senso della sopravvivenza che delinea le loro azioni. Nulla di originale, direte voi, ma il concetto diviene interessante quando il lettore arriva inesorabilmente a fare un paragone tra l’essere umano, la cui esistenza è condizionata dalla digitalizzazione, e le macchine. Le similitudini tra uomo e macchina divengono molte e pur non volendo assolutamente essere Bay City un libro che cerca risposte all’antica domanda “cos’è l’anima?”, il lettore si troverà portato a riflettere su questo interrogativo.

A Bay City la morte esiste per chi non può permettersi l'immortalità. Cancellazione e distruzione della “pila” (sorta di hard disk celebrale in cui viene riversato l’insieme di dati che fanno di noi ciò che siamo) possono portare alla non esistenza.

Quanto spaventa la morte in un mondo dove essa sembra bandita? Rimangono solo la sofferenza e il dolore a ricordarci la nostra fragilità? Un altro paio di domande sussurrateci all’orecchio dallo scrittore britannico.

Il romanzo si presta ad essere inserito in diversi generi, ma non fatelo. Il motivo è semplice, come noir Bay City è si e no nella media. Morgan non avrà mai la conoscenza degli angoli bui della psiche umana che è propria di Ellroy, né può vantare la capacità descrittiva della violenza di Bunker. Il finale del libro manca della precisione e dell’ordine che normalmente albergano nei noir migliori. I pezzi vanno un po’ tutti insieme alla rinfusa e ci si accorge che molto spesso il filo conduttore è un po’ troppo fine.

A livello puramente fantascientifico Morgan non aggiunge nulla di nuovo a un genere che vanta ben altri “visionari”.

Nel suo complesso però Bay City è un tentativo ben riuscito di integrare due generi non necessariamente compatibili. Alcuni dei temi toccati e delle idee valgono l’acquisto. Se non cercherete di catalogare il primo romanzo di Richard K. Morgan, allora potrete comprendere il motivo per cui il New York Times lo ha inserito nella lista dei migliori libri del 2003.