- Stronzate.

- Credimi, è la verità.

- Non ci credo.

- Invece dovresti!

- Dimostramelo.

- Tra poco lo vedrai con i tuoi occhi.

Belisario accelerò il passo. Il sentiero stava asciugandosi in fretta dopo l'improvviso temporale di mezzogiorno: un fulmine era caduto nel giardino dietro la chiesa e dopo pochi secondi grosse gocce d'acqua erano scese dal cielo. Gli abitanti del borgo, spaventati, si erano rifugiati dentro le case e le stalle facendosi il segno della croce e borbottando preghiere frettolose. Un gallo aveva cantato tre volte poco prima che il cielo si annuvolasse, poi ancora tre volte dopo il fulmine. Ora il sole splendente scaldava la schiena di Belisario ma il borgo rimaneva deserto, le imposte delle case ben sprangate.

- Aspettami !- gridò Agilulfo, girando intorno ad una pozzanghera melmosa del sentiero.

Belisario si fermò sopra una roccia, crogiolandosi al tepore che da essa emanava. Quando Agilulfo lo raggiunse, scese con uno scatto e si infilò nell'apertura di un muretto a secco costruito con pietre irregolari. Lontano si sentì un gallo cantare con insistenza.

- Ci siamo! Vieni!

Agilulfo seguì il suo compagno nel giardino ingombro di alte erbacce e rovi. Qualunque cosa si trovasse in quel posto era ben nascosta. Avanzando tra ortiche, spine, papaveri e qualche stelo di grano selvatico raggiunsero un cancelletto fatto con vecchie assi di legno diventate ormai grigie. Dall'altra parte il terreno scendeva scosceso ed era ingombro di cocci, tegole rosse e sassi arrotondati.

- Qui non ci sono mai stato - disse Agilulfo.

Una dozzina di galline magre e spelacchiate raspavano il suolo, una capra scheletrica brucava l'erba e due maialini rivoltavano le zolle umide in cerca di radici.

- Eccolo li! - Belisario indicò un piccolo recinto addossato a una catapecchia che nessuno avrebbe osato chiamare casa. - Andiamo!

Avanzarono tra gli animali senza che questi li degnassero della minima attenzione. Agilulfo sorrise tra se: - Allora non è vero. - Poi, una volta raggiunto il bordo del recinto esclamò: - Oh!

Un gallo dalla lunga cresta correva di qua e di là fermandosi ogni tanto a esaminare col becco un uovo giallo-arancio coperto di escrementi e sangue fresco. Un grande rospo pustoloso attendeva all'estremità opposta del recinto gonfiando le gote paffute. Ogni volta che il gallo si allontanava dall'uovo il rospo avanzava cautamente di un passo.

- Ehi, gallo! - esclamò Belisario entrando rumorosamente dentro al recinto. - Su bello, su!

L'animale si voltò di scatto, puntò Belisario e corse dritto verso di lui.

- Ma sei scemo? - domandò Agilulfo.

Belisario uscì dal recinto appena in tempo per non essere beccato. - Non lo sono affatto. Adesso guarda.

Il rospo, approfittando del diversivo, scattò con un balzo atterrando proprio sopra l'uovo. Lo tenne saldo tra le zampe anteriori e lo addentò con forza. Ne staccò una scheggia grande quanto l'unghia del mignolo, poi un'altra e un'altra ancora. Del liquido chiaro colò fuori.

- Forza galletto, vieni qui!

Mentre Agilulfo osservava incantato il rospo, Belisario continuava a distrarre il gallo cercando di fargli incastrare la testa tra i rami della recinzione, senza riuscirci.

Un esserino viscido a quattro zampe simile a una lucertola uscì dall'uovo rotto. Aveva una lunga cresta scura che partiva dalla base del collo e arrivava fino alla punta della coda. Sulla testa aveva tre escrescenze bitorzolute. Spalancò la bocca ed emise una specie di vagito.

- Maledizione! - imprecò Belisario quando udì il verso. - Presto, corri! Salvalo! - disse rivolto ad Agilulfo che rimase impalato a guardare la scena. Visto che il suo compagno non si muoveva aggiunse: - Pensaci tu al gallo.

Con uno scatto guizzò tra le gambe del pennuto e saltò addosso al rospo che si accingeva a mangiare l'animaletto appena nato. Belisario lo addentò alla gola strattonandolo.

Agilulfo si svegliò quando vide il becco del gallo a pochi centimetri dal suo muso. Fece appena in tempo a sgattaiolare sotto la recinzione rischiando di rimetterci la coda. Corse come un indemoniato verso il rospo e lo addentò su un fianco. Il rospo mollò la preda e scappò con un potente balzo, passando sotto la recinzione.

- Ben fatto - disse Belisario al compagno mentre controllava che il piccolo basilisco fosse tutto intero. - Come sei riuscito a...

Il gallo incombeva minaccioso proprio sopra di loro.