KILLER CHILI

UN’AVVENTURA DI HAP E LEONARD

di Joe R. Lansdale

(traduzione Sebastiano Pezzani/ © Joe R. Lansdale)

“A dir la verità, forse potrei pensare di ammazzare qualcuno in cambio di una buona ricetta di chili,” disse Charlie Blank, “o forse no.”

“E se si fosse trattato di carne alla griglia?” chiese Leonard.

“In tal caso, la faccenda cambia.”

“Ah ah!” Esclamai. “Solo perché sei prevenuto. Pensi che la carne alla griglia sia il piatto nazionale del Texas, mentre anche un idiota sa bene che è il chili.”

“Solo se non puoi farti un piatto di carne alla griglia,” disse Charlie.

“Una cosa è sicura,” dissi io, “la ricetta del chili di Goober Smith non onorerà la tavola di nessuno da ora all’eternità. Ad eccezione della persona che lo ha ucciso per averla, ovviamente.”

Era un pomeriggio freddo e piovoso, buio come la notte, e noi stavamo bevendo caffè e mangiando biscottini alla vaniglia, seduti intorno alla tavola nel salotto di Leonard. Leonard pensa che i biscottini alla vaniglia siano una specie di cibo degli dei ma non sono altro che dei semplici biscotti alla vaniglia. Puoi fartene una bella scorpacciata e non ti sembra neppure di aver messo qualcosa sotto i denti fintanto che non sali sulla bilancia. Anche se non ti piacciono particolarmente, tendi a mangiarli lo stesso.

Ad ogni buon conto, eravamo seduti a tavola e Charlie ci stava raccontando di Goober Smith. Era una storia che avevamo già sentito ma non in tutti i suoi dettagli. A Charlie, un ufficiale di polizia, la storia l’aveva riferita qualcuno alla stazione di polizia, qualcuno che era in servizio nel 1978, quando Goober si era fatto saltare il cervello ed era finito a faccia in giù in una scodella di chili.

“Chiunque lo abbia avvicinato da dietro e gli abbia fatto la festa,” disse Charlie, “lo ha seccato di brutto e poi se l’è svignata con la sua ricetta del chili. Quella ricetta si aggiudicava tutti i concorsi locali di cucina nella categoria del chili.”

“Mi chiedo che cosa ne abbia fatto della ricerca quel tizio,” dissi io. “Se l’ha rubata per vincere dei concorsi di cucina…, beh, allora la cosa non è mai trapelata. Non vi pare?”

“Pare che il chili di Goober fosse più speciale di un pollo con la dentiera. Il furto di quella ricetta non poteva giovare a nessuno, a meno che il ladro non la utilizzasse a casa propria, ovviamente.”

“Dev’essere stato una cannonata quel chili,” disse Leonard.

“Jack Mays è convinto che fosse il migliore,” disse Charlie.

“Te l’ha detto lui? Quello sbirro?” chiesi.

“Già. Un tempo girava per tutti i concorsi di cucina del Texas Orientale nella speranza di scroccare un assaggio e magari capire chi avesse ammazzato Goober. Era praticamente ossessionato. Doveva risolvere quell’omicidio a tutti i costi. Tutti gli altri avevano gettato la spugna. Ovviamente, a questo punto Jack è in pensione.”

“E ora sei tu ad occupartene,” dissi io.

“È quasi un hobby,” disse Charlie.

“E come sta procedendo il tuo hobby?”

“Non molto bene. Ho cercato di studiare il caso da ogni possibile angolazione. Perché mai uno si sarebbe dovuto introdurre nella casa di Goober nel pieno della notte per sorprenderlo a tavola, mettergli una pallottola nella nuca con una Luger e rubargli la sua ricetta?”

“Quello che vorrei sapere,” disse Leonard intingendo un biscotto, “è come si fa a sapere se gli è stata sottratta la ricetta. Avrebbe potuto tranquillamente averla memorizzata nella sua testa.”

“Nooo!” disse Charlie. “Non ha mai fatto mistero sul fatto che la teneva sotto chiave nella cassaforte a muro. E se non bastasse, la cassaforte è stata forzata e il denaro non è stato toccato. L’unica cosa che sembra sia sparita è la ricetta. E comunque siano andate le cose, nessuno l’ha mai ritrovata.”

“Sembra sia sparita,” disse Leonard. “Ma non ne siete sicuri, giusto?”

“Credo di sì,” disse Charlie. “E comunque, a quel punto nell’intestino era tutto chili. Giusto?”

“Suicidio… Non è stata questa la conclusione ufficiale del caso?” chiesi io.

Charlie fece cenno di sì. “Lo hanno trovato seduto al tavolo della cucina, nudo. La Luger era sul pavimento, di fianco alla sedia, c’erano pezzi di cervello dappertutto e aveva la faccia sprofondata in una scodella di chili. Peccato che di chili nella scodella non ce ne fosse più. Però ce n’era un pentolino sulla stufa.”

“Che cosa ha fatto pensare a Jack che non si fosse trattato di suicidio?” chiesi.