Floyd Viaggi e i mon cherì chimici,

conseguenze di un uso eccessivo di paste:

ideogrammi fantasma e fantasmi ideati

Floyd passò la mano sul vetro appannato, producendo un guaito. L’ideogramma era ricomparso. Un’assenza di vapore sullo specchio, un fantasma sovrimpresso sul riflesso del suo teschio. Alcune lacrime scivolarono dall’impronta ingabbiando la nebbia compatta, lasciando intravedere la piastrellatura verde del bagno alle sue spalle. Dai tubi del soffitto la ruggine fluiva a rivoli. Dalle piastrelle conati di sangue, dai sifoni le urla dei dannati. La bambina muso giallo era alle sue spalle, rideva tintinnante, teneva la testa mozzata di un cane per le orbite degli occhi, come una palla da bowling.

Gettata nella turca, la stella si frammentò spandendo polvere sulla ceramica color ossa. A contatto con l’acqua putrida, la sostanza iniziò a ribollire. Floyd si guardò allo specchio e per una volta dopo tanti anni si vide. La Chimica gli aveva risucchiato i muscoli, rendendolo uno scheletro, appiccicandogli la pelle arida al teschio. Glielo aveva riempito di spezzoni d’orrore, facendogli vedere la bambina cinese.

La crisi d’astinenza si fece sentire subito dopo, in un rimorso esplosivo. Floyd si gettò sulla turca cercando di leccare tutte le briciole di Chimica che scivolavano nello scarico in rigagnoli azzurri. Sentì la bimba cinese fuggire ridendo nel corridoio buio.

Era l’ultima pasta. Sembravano infinite ma, come i mon cherì, finivano in un lampo, e se ci fossero stati altri chemical come lui nel capannone si sarebbero scannati per l’ultima. La Chimica era contenuta nel vuoto di una bottiglia di candeggina tagliata a metà, macchiata dai vapori chimici delle pasticche. Ora rimanevano solo strisce bluastre sulla plastica. Floyd pensò di sniffarle o leccarle. Tagliatosi la lingua con un coccio di vetro, per fare entrare in sé la maggior quantità possibile di Chimica, fece in tempo a riempire di sangue il fondo della bottiglia prima di capire che era il caso di fare visita al Servizio Clienti.

Floyd Viaggi salta il toro per precauzione.

Il Servizio Clienti alla Triade,

come ciò comporta tribolazioni per Floyd.

La punta era come al solito davanti al Mac sotto la Galleria. Floyd saltò a piedi pari il toro sul pavimento, evitando accuratamente di pestargli gli attributi. Tradizione voleva che chi pestava le palle al toro ceramico sarebbe prima o poi tornato in quel di Milandia, e lui col caspita che ci sarebbe tornato, una volta fuggito da quella fogna in un utopico futuro. L’odore delle patatine fritte si mescolava a quello acre dei residui umani che punteggiavano il pavimento, accoccolati davanti alle vetrine per captare lo sfiato dell’aria condizionata. Il flash della stella che rimbalzava nella turca lo tormentava al pari dell’incubo della mocciosa cinese. Che stronzo. Non era certo gettando una pasta nel cesso che avrebbe smesso di bruciarsi le cervella. Quella gluppa grigia che aveva nel cranio era sulla buona strada per la vivisezione: le allucinazioni di quella notte erano state una novità sgradevole come un neo sospetto. Avvicinandosi al chiosco del Servizio Clienti, Floyd vedeva le stelline: niente di sidereo, ma molto di chimico e neurotossico. E non si riferiva agli hamburger del Mac.

Il chiosco del Servizio Clienti era sprangato. La corona di derelitti, troppo deboli per spostarsi dopo la delusione del viaggio a vuoto, circondava il casotto di cemento armato. Floyd si lanciò contro la saracinesca rugosa, tempestandola di pugni e bestemmiando. Pestò la mano a uno sfigato che si appoggiava alla base di cemento macchiata di umori. Un crack e un mugolio segnalarono che non era ancora morto di overdose. - E’ inutile - biascicò quell’alieno - Il Mac non ha più l’appalto.

Floyd si fermò basito. - Cazzo vuoi dire? - Un chiodo di dolore gli serrò la lingua tagliuzzata. - Non hanno pagato la licenza?

- No. E’ che il nuovo consiglio di amministrazione di MacDonald ritiene che distribuire droga per lo Stato non sia più in linea con la loro politica di prodotti per famiglie.

- E chi dà la roba, adesso?

- I cinesi.

I muri della Galleria si sciolsero intorno a Floyd, mentre un geyser di crampi gli esplodeva dall’inguine ai polmoni. Un fluido detto fifa. Le voci dei barboni chemical si distorsero in muggiti e uggiolii. Floyd riuscì solo a smuovere le piaghe bianche ai lati della bocca e balbettare - Azz, la Triade.