Wendy, tu hai iniziato a creare pupazzi molto presto, ma come hai cominciato a lavorare per il mondo del cinema?

Ho iniziato a costruire bambole e pupazzi per me stessa quando ero ancora bambina, poi ho continuato alla scuola d'arte e non mi sono più fermata. È sempre stata una passione. Dopo la fine della scuola ho avuto fortuna: l'art director di Jim Henson ha visto una delle mie bambole ad una mostra e l'ha comprata come regalo per Jim. Poco tempo dopo ho ricevuto una telefonata a casa; era proprio lui, e mi chiedeva se volevo creare dei pupazzi per il suo nuovo film, The Dark Cristal, a New York. E io ho detto sì.

Tra l'altro, è stato proprio sul set di quel film che ho conosciuto Brian.

In seguito hai lavorato con Henson in altre occasioni, vero?

Sì, sia nel film Labirinth che nel Muppet Show. Esperienze molto diverse ma sempre importanti, per me.

Ora a cosa ti stai dedicando?

Da qualche anno a questa parte mi interesso molto di fotografia più che di illustrazione in senso stretto, ma la realizzazione di bambole è ancora una vecchia passione. In generale non riesco a immaginare di lavorare in nessun altro ambito di lavoro che non sia questo, continuo ad amare tutto del processo creativo.

Recentemente ho realizzato un libro retrospettiva sulla mia carriera, The Art of Wendy Froud, e ora mi sto ritagliando qualche tempo per me, per trovare nuove fonti di ispirazione per il futuro.

(ride) Guarda, anche girare per Lucca si è rivelata una fonte di idee e stimoli, è una città stupenda!

Eri già stata in Italia prima d'ora?

Oh, un secolo fa, con i miei genitori. È cambiata molto, rispetto a quel che ricordo.

(Interviene Brian): Io avevo visto solo Venezia. La ricordo molto bella, ma anche questa città e la campagna intorno sono davvero una scoperta.

Brian, raccontaci della tua carriera. Come hai iniziato a dipingere le creature magiche che sono diventate un po' il tuo tratto caratteristico?

Ho sempre amato dipingere aspetti magici e fantastici del creato, così, quasi naturalmente, mi sono trovato a illustrare storie fantasy di vario genere. Il primo libro che mi ha dato una certa fama è stato Faeries (Fate), che ho fatto insieme ad Alan Lee alla fine degli anni Settanta. Era una cosa molto diversa dai soliti libri tradizionali sulle fate.

In che senso?

Nel senso che noi avevamo fatto una quantità di ricerche e avevamo scoperto che nella tradizione inglese le fate sono molto più complesse e oscure di quanto non appaiano normalmente nei libri per bambini. (ride) Ricordo che l'editore era terrorizzato quando ha visto il lavoro che stavamo facendo…ma alla fine l'ha pubblicato comunque.

Però c'è da dire che non amo molto l'illustrazione intesa come invenzione artificiosa di cose che non esistono.

Cosa vuoi dire?

Mi sono concentrato presto sul disegno di fate e di determinati tipi di creature magiche perché per me sono parte del reale quanto tutto quello che ci circonda. Ecco perché da anni non mi considero più un illustratore. Perché non riesco più a inventare cose su commissione, come sei costretto a fare quando illustri una storia dopo l'altra, soprattutto se nessuna di esse è tua.

Io non ho la sensazione di inventare ma di dipingere cose che fanno parte del mondo, solo al di là dei nostri sensi.

Per me i tuoi disegni comunicano un senso di immediatezza e di "onestà", in un certo senso. Ovvero non hanno quell'impressione di artificiosità che tocca tante immagini a tema fantastico.

(Risponde Wendy): Sai che è una cosa che dicono in tanti? Si vede che è una sensazione comune.

Brian: credo che sia il risultato migliore che posso sperare di ottenere, mi fa molto piacere quando ho la sensazione di esserci riuscito.

Sì, in effetti secondo me alcuni autori eccedono con colori e dettagli. Insistono tanto sulle immagini da renderle troppo artificiose e iperrealistiche, ma così le allontanano dallo spettatore.

Tu e Wendy avete lavorato insieme a The Dark Cristal. In seguito avete avuto altre occasioni di collaborare?

Negli ultimi anni mi sono appassionato abbastanza di fotografia anch'io, così ho fotografato io buona parte dei lavori di Wendy per il suo ultimo libro.

Com'è poter condividere la passione per lo stesso lavoro con la persona che avete accanto nella vita?

Wendy: Per noi è sempre stato un vantaggio, mai un peso. Forse siamo stati fortunati.

Brian: credo sia bellissimo condividere la stessa passione, sapere di stare andando nella stessa direzione. È sempre stato così, ma forse ha ragione Wnedy, e siamo stati fortunati.

Brian, visto che ti sei dedicato ad altri medium, oltre che al disegno, oggi ami più dipingere o lavorare con la fotografia o la computer grafica?

Amo ancora dipingere, ovviamente, ma le foto hanno il vantaggio di essere immediate. Consentono di fermare un momento o una luce interessante. Non c'è abbastanza tempo per dipingere tutto quello che vorrei.

Il computer è un mezzo utile, basta non lasciarsi trascinare.

Ora a cosa stai lavorando?

Conto di seguire l'esempio di Wendy e lasciarmi ispirare da qualcosa di nuovo per il futuro. C'è ancora così tanto da raccontare per immagini… manca il tempo.