Visivamente spettacolare, ma stilisticamente impreciso, Eragon sembra la versione ‘light’ de Il Signore degli Anelli con cui condivide lo stesso studio di produzione di effetti visivi (Weta) e le medesime ambientazioni bucoliche e montagnose.

Eragon non è una brutta pellicola. Anzi. E’ soltanto una produzione non accurata e sorprendentemente superficiale in molti momenti.

Quello che manca al film è soprattutto una buona sceneggiatura e un regista appassionato. Il mago degli effetti visivi Stefen Fangmeyer dirige alla perfezione tutte le scene in è coinvolta l’effettistica CGI, ma per il resto lascia i suoi attori allo sbando con il giovane protagonista Edward Speelers che confonde la recitazione con il “fare faccette buffe.” I due sornioni veterani John Malkovich e Jeremy Irons offrono l’ennesima annoiata interpretazione ‘di maniera’ della loro carriera, mentre un impacciato Robert Carlyle è truccato come il Data di Star Trek nel ruolo del mago fantasma Durza.

Insomma, una debacle per il primo adattamento della strepitosa saga creata da Christopher Paolini che commuove lo spettatore per il suo delicato racconto del rapporto tra cavalieri e draghi, metafora dell’unione tra l’essere umano e la Natura, tra la psicologia umana e un passato ancestrale da noi, forse, dimenticato.

Un discorso a parte merita Saphira, la dragonessa che accompagna Eragon nel suo viaggio iniziatico verso una 'nuova speranza'. Le sue animazioni sono pressoché perfette e Fangmeier ha dato vita a un personaggio degno della qualità di altre figure interamente digitali come Gollum, King Kong e il Dobby di Harry Potter.

Detto questo, però, l’edizione italiana del suo doppiaggio è semplicemente ‘vergognosa’ e – soprattutto – sbagliata. Doppiata in originale dalla calda, elegante, sensuale voce di Rachel Weisz, in italiano Saphira ha la voce dell’avvenente Ilaria D'Amico che – vista l’inesperienza nell’arte del doppiaggio – dà vita al primo ‘drago pariolino’ della storia del cinema. Snob e in alcuni momenti non intelligibile (la ragione tecnica è che una voce non professionista in mezzo a quelle di doppiatori veri ‘scompare’ sempre…) la Saphira italiana sembra una ‘draghetta’ in abiti firmati che pronuncia frasi talora incomprensibili, sensibilmente ‘senza crederci’.

Saphira dopo la repentina crescita
Saphira dopo la repentina crescita
Saphira manca di ‘suspension disbelief’ e così – alla fine – nemmeno il pubblico crede che quella sia la voce di un drago millennario. Alla D'Amico, pur essendo una professionista seria, deve essere sfuggito che non ‘tutti possono fare tutto’. Se fino a quando il piccolo drago nato da un uovo commuove lo spettatore con i suoi grandi occhioni, quando diventa grande ed inizia a parlare, è difficile mantenersi seri e – soprattutto – starla ad ascoltare.

Tolta la recitazione mediocre degli attori, l’azione meccanica e l’insulso doppiaggio (ma ha senso fare un’affermazione del genere…) Eragon è un film incantevole, perché visivamente spettacolare e capace in molti momenti di condurre lo spettatore in un altro mondo come solo il grande cinema SFX sa fare.

Non, quindi, un brutto film o una pellicola del tutto sbagliata. Semplicemente una produzione che scivola su una buccia di banana perdendo di vista come il genere fantasy possa e debba essere portato al cinema attraverso storie in grado di coniugare storie e interpretazioni ‘forti’ a una serie di elementi visivi sontuosi e commoventi.

In Dvd Saphira potrà essere ascoltata con la voce di una vera attrice e – nello specifico – di una bravissima interprete come Rachel Weisz. Fino ad allora sarà complicato e perfino penoso ascoltare un drago così perfetto sotto il profilo visivo, ma – al tempo stesso – così involontariamente ridicolo e inascoltabile per la sua vocetta da ‘strega comanda colore…” e non certo da reame incantato.

Peccato. Certe imprecisioni addolorano lo spettatore.