Robert Key, già ministro dei trasporti e del patrimonio culturale britannico, vorrebbe che Stonehenge venga rimosso dall'elenco dei siti Patrimonio dell'Umanità. Il politico ha dichiarato che i fondi stanziati nel corso degli anni per il mantenimento del sito e il miglioramento delle infrastrutture annesse non hanno portato ai risultati sperati e ha deciso di passare alle vie di fatto, chiedendo un incontro con il capo esecutivo del comitato dell'UNESCO per la stesura dell'elenco dei siti nel corso delle prossime settimane. Una presa di posizione estrema, legata alle opinioni negative sulla gestione del sito archeologico che ormai arrivano da più fronti.

Tra le critiche di Key c'è la mancata realizzazione di un progetto da 600 milioni di sterline per la costruzione di un nuovo centro visitatori e di un tunnel di collegamento con la vicina superstrada (in modo da ridurre le sollecitazioni dovute al traffico della zona). Il progetto è stato dichiarato troppo costoso ma per Key la verità è che i soldi sono stati deviati verso la realizzazione delle infrastrutture per le Olimpiadi che si svolgeranno a Londra nel 2012.

L'archeologo e attivista politico Tony Robinson condivide questa preoccupazione e in una recente intervista ha dichiarato: "Stiamo correndo il rischio di non prenderci sufficientemente cura di Stonehenge. Molti politici non capiscono le necessità del proprio patrimonio culturale, pensano di poterlo dissanguare per averne un profitto senza voler vedere che bisogna averne cura, mantenerlo." Secondo Robinson il sito di Stonehenge è stato uno degli specchietti per le allodole sfruttati per riuscire a vincere la corsa alle Olimpiadi, ma ora che i giochi sono fatti e Londra inizia a prepararsi per il 2012, le necessità di Stonehenge passano in secondo piano.

L'English Heritage, che gestisce il sito archeologico, si dice speranzoso che la riqualificazione della zona sia compiuta in tempo per l'inizio delle Olimpiadi. Resteremo a vedere, certo è una spiacevole sorpresa che una storia di questo tipo arrivi da un luogo tradizionalmente scrupoloso nei confronti dei beni culturali come il Regno Unito.