L’Ombra della Profezia è il nono volume delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, l’ennesima tessera del monumentale mosaico concepito magistralmente da George R.R. Martin.

Al cospetto di un ciclo tanto corposo, anche il lettore più affezionato potrebbe mostrare segni di cedimento, se non altro dovuti alla fatica innegabile di ritornare nel vivo di vicende, situazioni, ambienti e vicissitudini di una miriade di personaggi complessi. La qualità generale dell’opera e la fluidità delle descrizioni - mai inutilmente pesanti - contribuiscono a dissipare velocemente qualsiasi disagio iniziale, aprendo per l’ennesima volta le porte al mondo dei Sette Regni.

La sensazione è quella maturata fin dai precedenti episodi, ossia di un’epica cavalleresca passata attraverso il filtro del realismo spietato, un brusco risveglio che disorienta e appassiona. Immaginate antichi manoscritti medievali, impreziositi da stupende miniature dorate, realizzati al chiuso di perduti monasteri immersi nel silenzio ieratico. Avventure e amori di eroi in scintillanti armature, sullo sfondo di fortezze turrite cinte da drammatici assedi oppure gloriosamente adornate per sfavillanti tornei. Eroiche battaglie sotto i vessilli reali, al suono di corni e scandite da assalti audaci. Bene, ora stracciate le pagine crepitanti, lacerate i fogli coperti di fine scrittura gotica, fate scempio dei mirabili disegni e dei loro preziosi colori e gli elementi della saga mostreranno il loro volto di cinica disillusione. Appare così il disincanto di una terra segnata dai lutti, dalle guerre spesso insensate, dalla ferocia e dalla cupidigia.

 

Sangue, tradimenti, odio, crimini aberranti e complotti consumati nelle Corti, lungo le strade dei regni, nelle città commerciali soffocate dal vizio e minacciate da movimenti religiosi sinistri e combattivi, questa è solo una parte dell’affresco di Martin, ma tanto basta per sentirsi a casa. L’uomo è sempre uguale a se stesso sia che brandisca spadoni a due mani o che impugni armi da fuoco in metropoli decadenti.

Non ci sono magici talismani da ritrovare, maghi potenti votati alla conquista del mondo, persino i draghi sono crudeli strumenti di conquista, eppure, dalla capitale Approdo del Re alla remota e inquietante Barriera, ciò che si respira è fantasy vigoroso e sincero.

Le vicende dei tormentati personaggi riprendono a intersecarsi e il loro sviluppo segue cammini dolorosi e travagliati.

 

Ser Jamie Lannister, lo Sterminatore di Re, sopraffatto dal peso di colpe innominabili, solo con le proprie ferite, prigioniero di un’anima corrotta e sofferente, un cavaliere spezzato e ancora tristemente combattivo.

Cersei, la Reggente del Trono di Spade, figura tragicamente crudele al centro di sordide macchinazioni, inganni e spietate menzogne volte a garantirle il potere, quello stesso sogno che imperversa nella sua grande e odiata famiglia.

Brienne, la brutta e leale fanciulla guerriero, lanciata sulle orme della perduta figlia di Ned Stark e della consapevolezza di sé.

Questi sono solo alcuni dei protagonisti che si muovono in un mondo lacerato dalle guerre di successione: campagne devastate, castelli distrutti, morte ovunque, a formare una cappa caliginosa di disperazione e rassegnata agonia.

Il libro pare assestare la storia prima di decisive spallate: dopo le tempeste dei precedenti episodi, i colpi di scena e le battaglie terrificanti splendidamente descritte, ora parlano gli intrighi, e lo fanno nei palazzi segnati dalla guerra, nelle menti di figure confuse e avide.

Si preparano nuovi orrori e lutti, questo appare chiaro: la pace portata dal nuovo Re fantoccio, figlio debole di Cersei, è solo una vuota parola, una finzione che non regge nell’oceano di miseria e aberrazione che assedia la capitale, che spinge ondate di complotto fin nelle remote province. I vecchi torti, dall’esecuzione di Ned Stark, signore del Nord, al tradimento di suo figlio durante le Nozze di Sangue, tutto ciò resta vivo, irrisolto, presente come spettri di acido rancore che ammorbano ogni singolo pensiero, ogni minima azione dei superstiti delle recenti battaglie.

 

La Regina, ebbra di potere, sicura della propria astuzia e del diritto di governare un Regno morente, sfrutta bellezza e ricatti per sfuggire alla minaccia della Profezia annunciata nel titolo, una sinistra predizione che vede nel fratello deforme, Tyrion, il suo impietoso carnefice. Ma l’uomo, conosciuto come il Folletto, è sparito nel nulla e Cersei deve occuparsi anche della moglie del figlioletto, sua pericolosa rivale.

 

Chi si frappone tra lei e il funesto Trono di Spade merita unicamente la morte. Ma l’insegnamento presente nel libro è semplice quanto impietoso: la ragnatela intessuta dalla donna è così fitta da imprigionare anche lei, da gettarla nel nero abisso delle trappole concepite dalla sua stessa mente contorta. Il dominio della Regina, breve e caotico, pare giungere al termine e ogni nefandezza commessa dalla bella e crudele Cersei erompe alla luce del sole, condannandola senza speranza. Nemmeno Jaime, questa forte e splendida figura di guerriero disilluso, interverrà per salvarla da accusatori e carnefici.

 

E’ questo il vero coupe de theatre dell’ultimo capitolo delle Cronache, l’espediente che terrà il lettore in una bolla di suspense fino allo scioglimento di tutti i nodi. L’Ombra della Profezia ha caricato una molla potente, facendola tendere tra cigolii sinistri, e ora non possiamo che attendere lo scatto delle spire metalliche, lo slancio inarrestabile verso la maturazione delle varie vicende.

Chi conquisterà il Trono di Spade? Come agiranno i molti personaggi non coinvolti da quest’ultima fatica di Martin? Già, perché sono molti i protagonisti temporaneamente dietro le quinte, primi fra tutti Tyrion il Folletto e l’ultima Regina dei Draghi, legittima erede della dinastia Targaryen.

L’appetito vien mangiando, nel caso delle Cronache è diventato fame insaziabile, desiderio profondo di divorare storie, aneddoti, dialoghi vigorosi e scene drammatiche.

Siamo di fronte a un romanzo interlocutorio, su questo non ci sono dubbi, però ha il merito di rafforzare le atmosfere delineate in precedenza, di sottolineare caratteri e intenti di comprimari e protagonisti.

Chiudendo il libro un solo pensiero attraversa la mente sovraccarica di nomi, eventi, sospetti e verità accennate: quando potremo tuffarci nel prossimo episodio?

L’attesa sarà spasmodica, ma non vi saranno delusioni.