Alan D. Altieri è senza dubbio, a oggi, una delle personalità di spicco della narrativa fantastica in Italia. Non solo per via della sua produzione, che con la Trilogia di Magdeburg gli è valsa un Premio Italia (come miglior romanzo fantasy) e svariate nominations, ma anche perché è il noto traduttore del ciclo fantasy Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin e, ancora, perché la sua attività di editor per la Mondadori lo porta spesso e volentieri in contatto con tutte le realtà del fantastico italiano e non. Dunque, se volete saperne di più circa la sua produzione, i retroscena del fantasy, e le sue prossime novità letterarie, seguite questa intervista che FantasyMagazine ha fatto per voi.

1. Prima di ogni altra cosa, Sergio, bentornato su FantasyMagazine. Grazie per aver accettato di restare in nostra compagnia, così da poter scambiare quattro chiacchiere assieme.

1) Grazie a voi per questa ottima opportunita’ di dialogo.

 

2. Iniziamo l’intervista chiedendoti: chi è Sergio “Alan D.” Altieri?

2) Sostanzialmente qualcuno con un grande passione per l’epica dei grandi maestri della fine ‘800/inizio ‘900 -- da Wells a Salgari, da Lewis a Verne. Da ragazzo facevo indigestione del ciclo della jungla nera e de “

La Macchina del Tempo.”  Avevo anche (e ho tuttora) una altrettanto grande fascinazione per l’immaginario visuale. Divoravo fumetti di Flash

Magdeburdg. L'Eretico
Magdeburdg. L'Eretico
Gordon, L’Uomo Mascherato, Batman fino a supereroi Marvel. Nemmeno a dirlo, facevo il tifo per quelli piu’ “strani” -- Silver Surfer e Wolfman. Ma il colpo gobbo venne proprio dalle collane da edicola della Mondadori: soprattutto Urania e Segretissimo. Ne lessi a centinaia, e c’e’ qualcosa di straordinario oggi, a tanti anni di distanza, nell’essere responsabile editoriale di quelle medesime collane.

 

3. E quindi quando hai iniziato a interessarsi al mondo della scrittura?

3) Direi attorno ai quindici anni. Fu a quell’epoca che inizia a scribacchiare le prime avventure adolescenziali. Fantascienza, soprattutto. Ricordo di avere scritto alcuni racconti sui poteri ESP, poi raggruppati in un romanzo breve -- ovviamente mai pubblicato -- che spaziava fino a una sorta di “last days”. Il che ci porta a quella che poi e’ diventata una delle tematiche dominanti della mia narrativa, “La fine dei giorni”, o quanto meno “la fine di un grande ciclo” dell’uomo. Una fine inevitabilmente traumatica. Il mio primo romanzo lungo, scritto tra il 1970 e il 1976 -- anche questo mai pubblicato a dispetto di un contratto con Sonzogno -- ruotava attorno a una crisi nazionale (l’instaurazione di un regime totalitario) come uno dei molti aspetti di una crisi globale.

4. Citta’ Oscura, Città di Ombre, Alla fine della Notte, Corridore nella Pioggia, Ultima Luce, Kondor, la serie dello “Sniper”, il Trittico di Magdeburg (L’Eretico,La Furia, Il Demone), il recente antologico Armageddon, sono solo alcuni dei tuoi innumerevoli romanzi. Volumi rivelatisi veri e propri casi letterari, vincitori di premi, stampati in più edizioni…

4) Caso editoriale e/o letterario sono termini verso i quali nutro una certa cautela. Preferisco parlare di percorso narrativo. “Citta’ Oscura”, il mio secondo romanzo, rimane a tutt’oggi il testo “that put me on the map” (mi ha collocato sulla mappa) del narrativa di intrigo ad ampio

La Furia, Magdeburg
La Furia, Magdeburg
respiro. In retrospettiva, “Citta’ Oscura” e’ composto da tra romanzi diversi compenetrati uno nell’altro: hard-boiled metropolitano, suspense catastrofico, thriller di cospirazione. E’ comunque interessante osservare che le prospettive di “Citta’ Oscura” trovarono un loro duplice riscontro nel reale durante le due decadi successive: i “Los Angeles Riots” (sommossa di Los Angeles) del 1992, il disastro dell’Uragano Katrina del 2006.

 

5. Sergio, come nasce l’idea per un tuo romanzo? Quali spunti ti colpiscono maggiormente? Cosa senti di dover raccontare?

5) “Citta’ Oscura” E’ l’inizio del percorso narrativo a cui accennavo poc’anzi: in un modo o nell’altro, in ognuno dei miei libri successivi appare un’analisi di come la macchina delle societa’ umane puo’ incepparsi, a volte in modo terminale. “L’Occhio Sotterraneo”, thriller apocalittico del 1983, affronta le tematiche di un collasso energetico planetario e di una pandemia “stile Morte Nera” del secolo XIV. “Kondor” e “Ultima Luce” -- strettamente connessi uno all’altro -- parlano rispettivamente della Quarta Guerra Mondiale (uso di armi nucleari nel Medio Oriente e conseguente distruzione delle risorse petrolifere) e di surriscaldamento globale estremo. “Armageddon”, un titolo un programma, raccoglie storie in cui l’Apocalisse -- di nuovo, intesa come fine di un ciclo -- incombe sia sul singolo che sui sistemi di vasta scala.

 

6. In quale modo affronti la stesura vera e propria dei tuoi libri?

6) Larga parte della mia modalita’ di scrittura attuale proviene dalla mia esperienza di quindici anni come sceneggiatore a Los Angeles. In quello straordinario formato narrativo che e’ la scrittura per il cinema, pesi e misure di struttura della storia, drammatizzazione del dialogo, risoluzione del conflitto devono essere rigorosamente rispettati. Senza tediarvi con una conferenza pseudo-accademica, lavoro nei termini seguenti:

a) definizione del concetto narrativo base;

b) lista dei personaggi e individuazione del conflitto tra loro;

c) strutturazione della storia in tre atti, climax a circa meta’ del terzo atto;

d) stesura del testo vera e propria per “blocchi narrativi”, nel senso di seguire un personaggio e/o una situazione fino alla sua intersezione  con un altro vettore (parimenti narrativo);

e) montaggio con riferimenti incrociati logici dell’intrigo e dei “blocchi”;

f) rilettura e riscrittura volta all’uniformità’ tematica e stilistica.

Mi rendo conto che quanto sopra suoni freddamente premeditato e

scarsamente “creativo”. Posso solamente ribadire che la letteratura a intrigo DEVE rispettare le regole dell’intrigo stesso. Quelle medesime regole possono essere infrante, ma per farlo e’ cruciale conoscerle.

 

7. Veniamo alla Trilogia di Magdeburg, il tuo ultimo sforzo letterario. Come è scattata l’idea per questa serie così impegnativa?

 7) “Magdeburg” viene da molto, MOLTO lontano. Viene infatti dalla medesima epoca in cui leggevo Herbert Wells e m’immedesimavo in Silver Surfer. Sul sussidiario di storia del liceo, la guerra dei 30 anni, veniva liquidata con un trafiletto di cinque righe. Da adolescente mi domandai come fosse possibile che una guerra potesse durare 30 anni. Il tarlo (narrativo) di “Magdeburg” viene fuori da lì. Non avevo il concetto di guerra generazionale, come quella tra Israele e Palestina che va avanti ormai da sessant'anni.

Iniziata nel 1618, la “Guerra dei Trent’Anni” fu composta da quattro guerre: una dopo l'altra e una che nutrì l'altra. Intorno al 1640 L'Europa era sull'orlo dell'estinzione. della disgregazione antropica. Se la guerra non fosse finita, nel 1648, è molto difficile dire quali sarebbero stati gli sviluppi dell'Europa  nei secoli successivi. Fu veramente una svolta storica, militare  e soprattutto politica: i confini disegnati dalla pace di Vestfalia, erano ancora gli stessi della prima guerra mondiale.

8. Quanto tempo e quanto lavoro c'è dietro “Magdeburg”?

Anime Nere, antologia a cura di Alan Altieri
Anime Nere, antologia a cura di Alan Altieri
8) Il progetto rimase a bollire a fuoco dentro di me per... decenni. La mia prima struttura della storia completa risale al 1993. Fu il risultato di ricerche storiche compiute su un arco di tempo molto vasto. Mi hanno guidato due grandiosi libri storici, intitolati entrambi “

La Guerra dei Trent’Anni”, di Catherine Wedgewood e Geoffrey Perker.

Quanto alla fiction, esistono solamente due lavori di narrativa del passato ambientati nella guerra dei 30 anni. Uno e’ L'Avventuroso  Simplicius Simplicissimus che venne scritto verso la fine del '600 da Heinrich Von Grimmelshausen, scritto sulla base di racconti e memorie del nonno dell’autore, che aveva  partecipato  alla guerra. L'altro è la trilogia del Wallenstein di Friedrich Schiller. Inoltre, sia I Promessi Sposi, che I Tre Moschettieri, che Vent'anni Dopo, sono tutti episodi a margine della Guerra dei Trent’Anni. Non e’ affatto mia intenzione mettermi in competizione con Grimmelshausen, meno che meno con Schiller o Manzoni, “La Trilogia di Magdeburg” però occupa un terreno (narrativamente parlando) abbastanza inesplorato.

Desidero sottolineare che “Magdeburg” non e’ da vedersi al di fuori del resto del mio lavoro. “Magdeburg” potrebbe essere addirittura considerato come la genesi di tutto quello che e’ venuto dopo (anche se scritto “prima”), con ramificazioni che arrivano fino a “Ultima Luce”... Oops!

9. Quanto metti di tuo in un libro? Personaggi, situazioni, modi di vedere e interpretare le cose che ti circondano. Insomma, quanto ti rispecchia un tuo romanzo?

 

9) La classica domanda da un milione di dollari. Uno dei piu’ grandi capolavori della fantascienza -- “Le Guide del Tramonto” (Childhood’s End) di Arthur Clarke -- contiene la risposta migliore: “io sono tutti”.

Il narratore e’ non solo il deus-ex-machina della narrazione, e’ anche il

L'eretico, in edizione Tea
L'eretico, in edizione Tea
fulcro dei suoi personaggi, perti del narratore finiscono in ognuno di essi. In “Magdeburg”, il personaggio al quale mi sento piu’ vicino rimane Alessandro Colonna. Lascio al lettore tutte le congetture del caso.

10) Stai lavorando a qualche nuovo progetto?

10) C’e’ vita oltre “Magdeburg”. Completato “Il Demone”, nella primavera del 2007, fino a questo punto -- oltre alla responsabilita’ della collane da edicola Mondadori -- ho scritto non meno di otto racconti apparsi su diverse antologie per un totale di circa trecento pagine di testo originale.

Inoltre, ho eseguito un editing approfondito su tutti i racconti e romanzi brevi pubblicati in “Armageddon”.

Il mio prossimo impegno grosso avra’ inizio tra breve. L’anticipazione: Magdeburg 4: La Via della Spada, quasi interamente ambientato nella “Terra delle Lacrime”, il Giappone imperiale ormai sigillato a qualsiasi influenza straniera. Sorta di “prequel parallelo” alla trilogia, ne “

La Via della Spada” scopriremo in quale modo, attraverso quali tribolazioni, Wulfgar, l’enigmatico eretico in nero, e’ diventato Wulfgar.

11. Sergio, oltre a essere un autore di comprovata fama, sei anche traduttore: a tutti saranno noti gli ormai nove volumi de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin. Ti poniamo ora una domanda classica in queste nostre interviste per FantasyMagazine. Il fantasy in Italia è giunto a una svolta? Leggi autori fantasy italiani? Credi ci siano le basi per un fantasy sempre più nostrano?

Alan D. Altieri
Alan D. Altieri
11) Ritengo che il Fantasy italiano sia non solo in ottima forma ma con anche vigorose prospettive di sviluppo. Il genere in senso lato -- come peraltro anche l’horror -- sta vivendo un grande ritorno. Con il suo straordinario “Mondo Emerso” Licia Troisi ha creato un vero e proprio culto. Ma anche una solidissima narratrice come Mariangela Cerrino e’ rientrata alla grande con la saga “Lisidranda”, riproposta da Armenia. Dal punto di osservazione privilegiato quale Editor di Urania, vedo sempre piu’ testi interessanti in attesa di collocazione. Suggerirei soprattutto la “heroic fantasy”, con spazio e possiblita’.

12. Concludendo, Sergio, ti ringrazio per essere rimasto in nostra compagnia. Rimane un’ultima domanda, che sempre chiude queste interviste. Ti andrebbe di rivolgere un consiglio a chi spera un giorno di vedere una propria opera in libreria? Cosa raccomandi a chi ha il classico romanzo nel cassetto e sogna di essere edito?

12) Il mio invito agli autori e’ tentare-tentare-tentare. Ma con una premessa chiave: scrivete solo quello che VOLETE scrivere, solo quello che vi sentite dentro, senza pensare a cio’ che ritenete “voglia il mercato”. In realta’, nessuno sa che cosa vuole il mercato. Lo stesso vale per chi ha “il romanzo nel cassetto”: osate, chiamate, provate. Il peggio che vi possa capitare e’ un rifiuto, comunque argomentato e ragionato: l’editoria in fondo e’ composta da professionisti.

Grazie a te, Luca, e grazie a tutti coloro in quali hanno avuto la stamina di leggerci!