Diciamolo, i fan del supereroe più fantasy della scuderia Marvel, il dio del tuono Thor cominciano a tremare. La notizia, non ancora confermata, ha già iniziato a rimbalzare sui media: sarà Brad Pitt a brandire il favoloso martello Mjolnir.  I primi a divulgare la notizia sono stati i gestori di Latino Review, che raccontano di un contatto informale e che considerano Pitt adatto come nessun altro alla parte.

 

Se la notizia fosse confermata, significherebbe una produzione con autori di serie A, anche se sarà impossibile, naturalmente, avere sul set un esercito di marcantoni asgardiani alti due metri.

 

Per il ruolo del dio del tuono, in alternativa a Pitt, alcuni avevano pensato che Russell Crowe potesse essere adatto. Da scartare le ipotesi che vedono nei panni del dio del tuono wrestler o culturisti più o meno famosi.

 

Per il padre degli dei, Odino, sembra che Anthony Hopkins possa essere l’attore giusto, ma da parte nostra vedremmo bene anche l’arcigno James Cosmo (Braveheart).

 

Per il perfido Loki sono molti I nomi in lista: Jude Law, Paul Bettany, Ralph Fiennes, Joaquin Phoenix and Jonathan Rhys-Meyers. Noi aggiungiamo Rufus Sewell

 

L’alter-ego di Thor, Don Blake, ha bisogno di un volto mite come quello di Topher Grace, ma si accettano altre candidature.

 

Come vedete Diane Kruger nei panni dell’incantatrice, la sposa di Thor?

 

Per quanto mi riguarda avrei visto più volentieri Pitt indossare i panni del nobile e valoroso Balder, per il cui ruolo alcuni vedono bene Jim.

 

Per il simpatico e rubicondo Volstagg il primo candidato sembra essere Robbie Coltrane, l’Hagrid dell’Harry Potter cinematografico, ma sempre rimanendo nel mondo di Hogwarts, Brendan Gleeson (Troy, Braveheart) sarebbe un ottimo sostituto.

 

Gabriel Byrne potrebbe essere il fosco e taciturno Hogun, che combatte solitamente con una mazza, mentre per il ruolo di Fandral, lo spadaccino, in aggiunta al più famoso e nominato Sean Bean, si potrebbero prendere in considerazione due dei protagonisti del tredicesimo guerriero: Vladimir Kulich e Dennis Storhøi